Moderatismo, tra intemperanza ferocia e mediocrità

di Anna Migliaccio

berlusconiOltre duemila anni fa il filosofo Epicuro classificava i piaceri in tre grandi gruppi: quelli naturali, e anche necessari, naturali ma superflui, e contro natura oltre che dannosi. Raccomandava di usare con moderazione dei secondi e rigettare del tutto i terzi. L’uomo parco e dotato di autocontrollo descritto da Epicuro potrebbe rappresentare l’ideale del “moderato”? Questa virtù è utile anche in politica? Aristotele, nell’Etica Nicomachea ha sostenuto di sì: D’altronde la virtù ha per oggetto passioni ed azioni, nelle quali l’eccesso costituisce un errore e il difetto è biasimato, mentre il mezzo è lodato ed ha successo. In medio stat virtus, dice Aristotele, e nelle sue opinioni politiche si trova forse la più positiva delle accezioni che possiamo dare al termine “moderato” : l’arte della mediazione.

E’ assai recente l’uscita mediatica del Cavaliere, che si auto candida a rappresentare “la guida dei moderati”. E’ improbabile che possa ricoprire un simile ruolo nell’immaginario collettivo, visto che il suo governo era all’insegna del dito medio, della pernacchia e del bunga – bunga , degli eccessi e dei festini porno, mentre, per altro verso, l’enorme corruzione e distrazione di somme di cui si sono resi protagonisti diversi alleati e personaggi dell’entourage, lo rende più idoneo a rappresentare l’esaltazione dannunziana dell’eccesso, piuttosto che l’ideale ascetico e razionalista della moderazione.

Berlusconi e Bossi sono davvero poco credibili nella veste di “moderati”. Lo rivelano le ultime amministrative, nonostante la Lega , dopo i recenti scandali, con gattopardesca agilità abbia cercato di rimettersi a lustro, cambiando tutto senza cambiare nulla. 

Sarà per questo che Pierfurby e il potenziale alleato Bersani si propongono come alternativa e prodotto genuino in questa corsa a rappresentare l’ideale “moderato” centrista, quello della virtù che sta nel mezzo. Se quest’ultima risultasse un poco appannata di grigiore, messa al confronto con il modello orgiastico e dionisiaco degli avversari, gli si conferisce maggiore fascino parlando di “alleanza tra moderati e riformisti”. 

Moderati e riformisti: perché questi due termini dovrebbero funzionare come armonizzazione degli opposti? I moderati e i riformisti sono davvero opposti? 

Il concetto di riformismo significa in verità dare un’aggiustatina all’esistente proprio perché non lo si vuole cambiare davvero. E’ l’opposto di uno slancio rivoluzionario. E’, diremmo, un migliorismo moderato. Tuttavia, i moderati potrebbero ritrovarsi così parchi da perseguire con moderazione anche la ricerca del progresso, o questa è l’impressione che potrebbero fare ai potenziali elettori. Sarà per questo che occorre l’alleanza coi riformisti? 

Dobbiamo altresì osservare che nella fase in cui ci troviamo la grande borghesia avara di loden e prodiga di composte mises firmate (per le signore) ha usato una ferocia senza limiti, e di certo senza moderazioni nello smantellamento di un cinquantennio di precedenti progressi.

Non crediamo che solleveranno la bocca dal fiero pasto, nemmeno sollecitati dalle narrazioni di qualche poeta della sinistra (moderata). 

Ciò che osserviamo di tutta quest’enfasi moderatista, somiglia piuttosto a quanto ne diceva il Manzoni: vi son di quelli che vanno predicando che la virtù sta nel mezzo, e il mezzo lo fissano giusto in quel punto dove loro sono arrivati e ci stanno comodi.

Accezione del termine moderato, dipinta addosso alla figura letteraria del pavido Don Abbondio, che risulta particolarmente interessante in quanto viene da un autore cattolico: il moderatismo come mediocrità. Al Manzoni i “moderati” non piacevano affatto: la vita cristiana richiede eroismo, e non moderazione. E’ pane dei Frà Cristoforo e fin anche dei criminali di spessore, come l’Innominato. Insomma per gli uomini, e non per gli ominicchi e i quaqquaraquà.

Questo significa che i cattolici in politica dovrebbero guardarsi dall’ideale della moderazione, che è laico, greco latino, e incompatibile con gli ideali dell’imitazione di Cristo. 

I tiepidi saranno vomitati dalla mia bocca (Giovanni, Apocalisse). Chissà che penseranno gli elettori di questa stantia minestra democristiana!