Mangiafuoco Grillo e gli Asini della sinistra

di Anna Migliaccio, Comitato Regionale PdCI Lombardia

beppe-grilloRiceviamo e pubblichiamo come contributo alla discussione

Reddito di cittadinanza: “Mille euro al mese garantiti per tutti. Poi, se vuoi lavorare, lavori…” E’ l’ultimo comizio applauditissimo di Mangiafuoco Grillo.

Che meraviglia! Sarebbe il Paese del Bengodi!

Se penso che molti dei miei colleghi del Pubblico Impiego, operai, stradini, addetti agli sportelli dei servizi per i disagiati, percepiscono, grosso modo proprio quella somma, insieme agli insulti, i danneggiamenti, le minacce, le botte…,se penso che le Piccole Medie Imprese cioè le ditte unipersonali di artigiani, mettono insieme, lavorando, a malapena quel reddito e per di più con il marchio di “evasori” stampato addosso, così, a prescindere. La politica economica di Grillo può apparire demagogica, irrealizzabile, priva di coperture. Non è detto che lo sia. Di certo una sua logica ce l’ha, ed è una logica fascista, imperialista, neocoloniale, per niente nuova, considerato quanto è stata praticata dagli imperi spagnoli nel Nuovo Mondo e da sua Maestà britannica in tutto il mondo, e dagli americani anche da noi.


Qualcuno, infatti, dovrà pur lavorare e produrre, in questo mondo, per consentire ad un’”aristocrazia consumatrice” di percepire questo reddito di cittadinanza, universale e garantito. Per esempio quelle migliaia di morti degli edifici crollati in India dove si producono con salari prossimi allo zero le griffes dei nostri aspiranti consumatori fannulloni del Bengodi?

Oppure quei tanti lavoratori di cooperative che oggi si spartiscono le molteplici funzioni di una casa di riposo, di un’azienda ospedaliera, dai barellieri al personale di pulizia, dai manutentori agli inservienti, OSA e ATA, agli addetti alle cucine, dove i dipendenti sotto pagati non arrivano a quel reddito e sono, in grandissima maggioranza, stranieri.

Presto nemmeno il Primario e il Direttore sanitario saranno più dipendenti degli Ospedali italiani.

In agricoltura e in edilizia le cose vanno ancora peggio, come è noto.

Solo pochi giorni fa un giovane mi raccontava di una sua strabiliante esperienza di lavoro in edilizia: quattro giorni lavorativi, procurati da un’agenzia interinale, e in quattro giorni tre diversi contratti di lavoro firmati.

E io gli narravo dei braccianti e del caporalato, del latifondo e della questione meridionale, di Giuseppe Di Vittorio e del Tavoliere delle Puglie, e della Sicilia e della mafia, e di Portella delle Ginestre, per convincerlo che questi sono i suoi aguzzini di oggi, caporali, Kapò. E mi ascoltava non privo di interesse, perché la scuola non glia aveva narrato di tutte queste cose, ma come si fa, in queste condizioni, a non cedere alle sirene del Bengodi, ditemelo voi?!

Sulla questione degli stranieri la posizione di Grillo è apparsa chiara, e del tutto coerente con la sua politica economica. Altrettanto precisa, dal punto di vista ideologico, è la sua proposta fiscale in quel medesimo comizio: via tutte le imposte e solo IVA, solo tasse sui consumi.

E che dire della questione della moneta? Solletica le molteplici istanze che provengono dalla grande borghesia, nostalgiche di un sistema dove l’inflazione galoppante favorisce la bilancia commerciale delle esportazioni.

Per esportare, qualcuno dovrà pur produrre. Chi?

Grillo dovrebbe rispondere a questa domanda. Noi abbiamo già risposto nelle quattro righe precedenti. In Italia non si produce più.

Ancora, dovrebbe dirci se il “reddito di cittadinanza” prevede anche l’applicazione del meccanismo di tutela offerto da una scala mobile o della rivalutazione Istat, sennò i mille euro, o neolire li mettiamo in una carriola e ci compriamo un chilo di pane o un solo paio di scarpe.

Come le amlire dell’occupazione militare americana.

Tutte queste cose presuppongono una subitanea riforma costituzionale: l’Italia non è più una Repubblica fondata sul lavoro, né il lavoratore ha diritto ad un salario che garantisca a lui e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa partecipa nelle forme e nei modi previsti dalla Costituzione alla gestione delle aziende. A che servono Partiti e sindacati nel paese del Bengodi? Infatti, sono morti. Il mondo disegnato da Grillo presuppone lo sfruttamento di un terzo mondo e un esercito di schiavi, finché questi, che ci alleviamo in seno, o ai quali mandiamo commesse di pezze americane ci taglieranno la gola, e con qualche buona ragione. Il popolo del reddito garantito sarà politicamente cheto, assimilabile a quello prodotto da decenni di clientele democristiane nel meridione d’Italia, dove le pensioni d’invalidità tacitano ogni domanda di sviluppo e di lavoro dignitoso e garantiscono l’equilibrio dell’imperialismo coloniale interno e globale. Bene ha fatto il viceministro dell’economia Fassina a ricordare, nella puntata di Servizio Pubblico andata in onda ieri sera, il voto di scambio perpetrato con le scarpe per decenni di clientele. Prima la scarpa sinistra, la destra a risultato raggiunto. Ora, Fassina merita ogni anatema da parte nostra, è chiaro, per la partecipazione ad un Governo di larghe intese che Grillo ha facilitato e parte del PD ha sotterraneamente partorito e continua a nutrire. Ma che dire del partito di Vendola? Di quel poco di sinistra ancora rappresentata in Parlamento? Pare che abbiano appoggiato la proposta abbassando il reddito di cittadinanza a seicento euro mensili. Troppo poco. Grillo e Casaleggio si sono lamentati. Per formare questa nuova classe sociale da utilizzare alla bisogna contro le potenziali rivendicazioni dei lavoratori, questa aristocrazia da basso Impero dobbiamo spendere molto di più.

E che dire dei tanti militanti nostri o di Rifondazione che su queste proposte sono incapaci di analisi critica e adeguata reazione? Che dire dei movimentisti senza bandiera alla coda di questi movimenti?

Chi salta sul carro di Mangiafuoco si risveglia con le orecchie d’asino. Quando Lucignolo raglia per lui non c’è più niente da fare.