di Daniela Preziosi | da il Manifesto del 24 aprile 2013
Direzione Pd per decidere il sì a Napolitano. Orfini si astiene: «Per me il no al governo con il Pdl resta». Fassina alla fine vota a favore. Il partito alza bandiera bianca e si consegna al presidente
Quando alla direzione Pd Matteo Orfini pronuncia la parola «paletti» si alza un vocìo spazientito. Lui insiste: meglio «condizioni»? Comunque: «Sarebbe un errore se il Pd non si assumesse le sua responsabiltà, se vuole essere un partito. Il documento è una cessione di responsabilità». I paletti di Orfini sono tre e servono al Pd «per reggere politicamente»: governo di innovazione, capacità di interloquire con la società e possibilità di sfidare a 360 gradi il parlamento. Tradotto: fuori i 5 stelle e la sinistra sfrantumata fra sfiducia e astensionismo si allontanerà ulteriormente dal Pd arreso a Napolitano e al Pdl. Per questo bisogna fare ancora un tentativo per coinvolgere i 5 stelle. Ma il Pd dei nuovi-vecchi dirigenti post-bersaniani questo discorso non lo vuole sentire mai più: premi il comando cancella, via tutto il vocabolario bersanese, lo «scouting», il «giaguaro», la «ditta».