di Daniela Preziosi | da il Manifesto
Intervista a Stefano Fassina, responsabile nazionale lavoro del Partito Democratico
Fassina, ancora una volta mezzo gruppo dirigente chiede le sue dimissioni. L’ex dc Follini dice che, essendo lei stato smentito dal segretario, «neppure il più incallito dei capi dorotei rimarrebbe serafico al suo posto».
Follini, e chi chiede le mie dimissioni, legga per intero e non solo i titoli dell’intervista che ho rilasciato alla Reuters, che peraltro è stata riportata correttamente. Non ho detto che si deve andare al voto ad ottobre. Ho chiesto di verificare rapidamente se esiste la possibilità di riformare la legge elettorale. Se questa non c’è, se il governo non ha la forza di fare altre riforme, dovremmo considerare la possibilità di anticipare la legge finanziaria per il 2013 e votare in autunno.
Ma il non detto nel suo partito è che alla possibilità di una nuova legge elettorale di fatto non crede nessuno.
La nostra posizione ufficiale è di provare a farla. Finché sarà tecnicamente possibile, ci proveremo.
Comunque Bersani l’ha smentita. Non si dimette?
Io ho espresso una forte preoccupazione per un rischio. E non si smentisce una preoccupazione. E infatti Bersani ha detto: il Pd conferma che l’obiettivo sono le elezioni nel 2013.
Resta il fatto che lei sembra preferire andare al voto piuttosto che continuare a sostenere il governo Monti.
Esprimo una preoccupazione politica seria: sono preoccupato, e non per il risultato del mio partito ma per le istituzioni democratiche del mio paese. I dati del voto delle amministrative ci hanno consegnato un governo con una rappresentatività molto compromessa. E un Pdl in grandissima difficoltà, per cui difficilmente darà il consenso necessario a fare le riforme. Se il parlamento, per l’implosione del Pdl perché di questo stiamo parlando, viene bloccato e non riesce a dare risposte, proviamo a fare la legge elettorale. E se questo non è possibile anticipiamo l’atto per dare garanzie ai mercati, ovvero la legge finanziaria, e poi ridiamo parola ai cittadini. Verifichiamo questa eventualità in modo trasparente, in rapporto stretto con Bruxelles e senza atti unilaterali. In ogni caso senza il consenso e con scelte impopolari non si può governare.
In realtà questo governo non è stato votato ma ha una maggioranza parlamentare sin dalla sua nascita.
Ma questa maggioranza c’è ancora? Ripeto: il Pdl è collassato, i gruppi parlamentari sono allo sbando. Intanto l’involuzione economica e democratica corre veloce. In marzo o aprile 2013 dopo altra recessione e nuova disoccupazione, la situazione politica ed economica sarà decisamente peggiorata. Per affrontare quel momento, dovremmo arrivarci con un governo forte e un parlamento serio e legittimato.
Crede che ci sia il rischio di una rottura sociale?
Non si possono sottovalutare le strade che può prendere la sofferenza nel paese.
La sofferenza del paese è forte ormai anche a causa delle leggi del governo Monti, e che voi del Pd avete votato. Prima fra tutte la cosiddetta riforma del mercato del lavoro che sta finendo il suo iter parlamentare. Avete dato l’ok alla manomissione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
Sull’articolo 18 abbiamo tenuto il punto in coerenza con i principi di civiltà del lavoro distintiva dell’Europa.
Il suo collega e compagno Orfini dice addirittura che la ministra Fornero è un avversario politico.
Con la riforma Fornero si farà qualche passettino in avanti, ma certo sul tavolo di questo governo restano tanti punti dolenti e drammatici. I precari, la cancellazione delle indennità (gli ammortizzatori sociali, ndr), le pensioni, sulle quali bisogna intervenire immediatamente. La norma sugli esodati è iniqua, lascia donne e uomini con un buco prima di prendere la pensione, e va corretta interamente.
Il prossimo governo dovrà mettere le toppe ai ‘buchi’ provocati delle leggi dell’esecutivo Monti?
In alcuni casi sì.
Non l’imbarazza che anche il capogruppo alla camera Cicchitto e mezzo Pdl la pensi come lei sullo staccare la spina a Monti?
Non mi imbarazza, mi infastidisce. E mi infastidisce perché è l’ostentazione dell’irresponsabilità da parte di chi ha portato l’Italia sull’orlo del baratro ed ora invece scarica la colpa di quello che succede su Monti. La responsabilità è loro.