In molti si lamentano dello scenario politico attuale, vorrebbero una non meglio specificata rinascita della “sinistra” anche se ormai non sanno nemmeno più le caratteristiche che dovrebbe avere. Chiedono una sinistra che si occupi dei “diritti”, senza comprendere che i diritti sono subordinati al sistema economico e sociale prevalente.
Sfogliando pagine web a caso o anche solo recandosi nelle mobilitazioni di quella che continua ad autodefinirsi “sinistra”, si percepisce a pelle la rabbia e l’impotenza di chi, ormai da anni, non fa che prendere sonore scoppole a ogni tornata elettorale. Un numero di sigle impressionante che si combina con l’elitarismo di ognuno dei singoli gruppi, che ovviamente si ritiene l’unico vero depositario della verità. Oppure ancor peggio ci sono partiti che, forti della loro presenza in Parlamento, (ogni riferimento a Sel non è casuale) pensano di essere un riferimento politico, ignorando che il progressivo processo di inserimento nelle istituzioni ha, in realtà, scavato un solco insormontabile con la società reale che non potrà di certo essere colmato portando avanti una campagna di mera rivendicazione di diritti individuali e sociali sganciata completamente dalla critica al sistema che porta a conculcare quegli stessi diritti.