Lettera alla redazione di Marx XXI

falcemartello warhol 2Pubblichiamo come interessante e costruttivo contributo al dibattito tra comunisti

Aginform

Abbiamo sottolineato da tempo nei rapporti intercorsi la necessità di uscire dalle nicchie in cui i comunisti si sono rinchiusi per affrontare in campo aperto una discussione sul loro ruolo e sulle prospettive.

Marx XXI svolge un buon lavoro di informazione e collegamento, in particolare sulle questioni internazionali e sul movimento comunista, senza peraltro avere la pretesa di definire schieramenti a priori, ma ponendo le questioni in modo documentato. Questo modo di fare ci sembra corretto e può e deve costituire la base per uno sviluppo ulteriore.

Noi di Aginform siamo del parere che, se non vogliamo restare nella nicchia, si debba discutere nell’area comunista qualcosa di più e di diverso senza che questo comporti la riproposizione grottesca di ipotesi partitiche improvvisate e spesso strumentali. Quali sono le questioni sul tappeto?

Innanzitutto come comunisti dobbiamo impegnarci a fare i conti con il nostro passato, che è la base del continuare ad essere comunisti. Il paradosso che si è determinato in Italia è che si è formato un partito che si definiva comunista, seppure rifondato, proprio quando la crisi del movimento comunista era diventata dirompente, e si è visto come è andata a finire. In sostanza si sono fatti i conti senza l’oste. Diciamo che, pur nella dignità che ciascuno di noi ha mantenuto fino ad oggi, i nodi non sono stati sciolti e questo spiega anche l’andazzo politico in Italia. Tutto si svolge senza che nel dibattito e nello scontro pesi una posizione comunista, anche laddove si sviluppano comportamenti e azioni antagoniste.

Per questo crediamo sia arrivato il momento di prendere l’iniziativa di un lavoro collettivo e articolato che ci faccia capire in che direzione dobbiamo andare nella ricerca teorica e nella interpretazione storica del movimento comunista, in modo da poter influenzare anche la crescita di una nuova generazione di comunisti. Questo esclude però che si ritorni all’ipotesi posticcia di un comunismo ‘riformato’ o di riproposizioni di ortodossie, di cui è lastricato il percorso delle nostre sconfitte.

Col pessimismo dell’intelligenza e senza velleitarismi protagonistici il nostro compito è di dare al pensiero comunista una base scientifica contro ogni tentativo di riproporlo in termini idealistici e non basato su una solida concezione materialistica. Questo non può, crediamo, essere oggi che opera di un intellettuale collettivo che assolva il compito di dare basi teoriche anche all’azione politica.

In questo senso dunque andrebbe orientato il lavoro dentro l’area comunista in cui strutture di lavoro organizzate dovrebbero collaborare e svolgere una funzione di orientamento. Partire da questo per affrontare il futuro e non essere i rappresentanti di una archeologia politica. In parole semplici bisognerebbe dare vita ad un centro di ricerca e di azione politica che dia impulso alla ripresa.

Le nicchie non assolvono a questa funzione, anche se ci rendiamo conto dei limiti soggettivi in cui ciascuno di noi è costretto ad operare. Non è un caso che tutto ciò che si muove in termini di opposizione abbia il marchio dell’ideologia trotsko-movimentista e mai appaia un’impostazione riconducibile alla tradizione comunista.

In che cosa consiste questa tradizione? Qui non ci si riferisce a Marx e Lenin solamente. Ciò che si chiama in causa è la capacità rivoluzionaria dei comunisti italiani, da Gramsci a Togliatti, che hanno saputo declinare il comunismo calandolo in un processo reale partendo dalle contraddizioni che si andavano sviluppando nel nostro paese. Dal congresso di Lione alla svolta di Salerno. Dal concetto di blocco storico e di forze motrici della rivoluzione alla scelta della politica di unità nazionale del ’43. Questi possono sembrare riferimenti invecchiati, e lo sono se vengono considerati fuori del contesto storico che li ha determinati. Quello che non è superato però è la lezione che ci viene da come i comunisti hanno saputo agire.

Come è possibile dunque affrontare oggi un compito storico di questo tipo? Senza dare risposta a questo interrogativo rimarremmo nello stagno dei cattivi maestri e dei falsi profeti. Noi non dobbiamo accettare il terreno che ci offrono da un lato i radikalen sorosiani e dall’altro i sovranisti di ‘sinistra’.

La ricerca e il dibattito di cui abbiamo bisogno oggi deve essere orientata a farci superare lo stato di reperti di un mondo che fu e renderci capaci, partendo dalla realtà, di una proiezione strategica che tenga uniti ricerca teorica e azione politica.

Dopo tutto quello che è successo a partire dal marzo 2018 e dopo le contorsioni sorosiane e sovraniste filosalviniane con cui l’opposizione di ‘sinistra’ si è manifestata, c’è bisogno che si riaffermi un metodo comunista di procedere, tanto sulle questioni storico-teoriche quanto su quelle tese ad individuare gli obiettivi politici di una forza comunista che voglia crescere. Non vogliamo agitare falci e martello di latta a cui è dedito qualche avventuriero per nascondere le difficoltà. D’altronde una forza comunista degna di questo nome, per svilupparsi e svolgere un ruolo storico deve sapersi muovere con strumenti adeguati. Se è vero che ohne Theorie keine Revolution è anche il caso di dire che senza preparazione non si va da nessuna parte.

Ci auguriamo che finalmente il dibattito si apra. Se non ora quando? Infatti due questioni strategiche incombono sul nostro futuro: la dinamica della situazione internazionale e l’evoluzione della situazione italiana, che non ci sembra di normale amministrazione.

Partiamo dalla situazione internazionale. Il crollo dell’URSS e dei paesi socialisti d’Europa ha certamente posto fine alla grandiosa esperienza comunista nata dal ’17 russo. Ma quello che stiamo vivendo oggi non è che un passaggio di quella storia. L’imperialismo occidentale a guida americana non è riuscito a portare indietro la ruota della storia, anzi, l’esperienza della Cina e degli altri paesi che resistono all’egemonia statunitense mina alla radice la sua egemonia ed è portatrice di altre trasformazioni sociali. Compito di una forza comunista è capire la centralità di questi processi, di cui l’Europa e l’Italia sono parte. Purtroppo l’imperialismo di sinistra e i radikalen sorosiani cercano di mistificare la situazione e nascondono nei fatti ciò che sta avvenendo in Africa, in Medio Oriente e in altre parti del mondo.

L’internazionalismo dei comunisti non è uno slogan, è coscienza di partecipare ad un processo mondiale di liberazione di cui vanno individuati i passaggi concreti e le forze in campo. Da qui parte comunque la riorganizzazione strategica dei comunisti.

L’altro punto fondamentale di valutazione è come collocarsi politicamente nella situazione italiana. Finora gruppi e singoli compagni con posizioni comuniste hanno vissuto nel calderone ideologico in cui le contraddizioni si sono espresse in Italia dopo la crisi e la dissoluzione del partito comunista. Il radicalismo sessantottesco e le teorie movimentiste hanno avuto la meglio in mancanza di alternative valide. Il compito dei comunisti è quello di uscire da questo calderone e sperimentare con metodo comunista nuovi percorsi. Bisogna al più presto uscire da una cultura comunista che vive di apporti individuali per fare in modo che diventi invece una vera corrente di pensiero che eserciti la sua egemonia nel dibattito e nei percorsi politici. Senza questa ambizione, che è impegno e passione politica, si rimane nella nicchia e nel piccolo cabotaggio.

Questa non vuole essere una critica, ma una sollecitazione dovuta alla nausea che provoca il permanere di un protagonismo di culture minoritarie che non ci hanno fatto fare in questi decenni nessun passo in avanti e anzi, come dimostra la diffusione di un sovranismo di ‘sinistra’, influenza anche ambienti che dovrebbero esprimere posizioni comuniste.

Francamente non sappiamo quanti di voi siano interessati a una interlocuzione su queste cose, per le quali da anni ci battiamo, ma percorrendo la stessa strada alla fine ci si incontra.

Aginform

8 settembre 2019