«Col PD serve un tavolo vero. Già nel 2008 non ero in lista»

di Luca Sappino | da Pubblico del 23 dicembre 2012

Intervista al Segretario nazionale del PdCI, Oliviero Diliberto

diliberto simbolo2Oliviero Diliberto: de Magistris dice che l’accordo con il Pd, sui temi, non si raggiunge e che il tavolo durerebbe «meno di un caffé».
Io non credo.

Secondo lei ci sono margini per un’intesa?
Ma certo che ci sono margini! Il problema è capire se, quando ci si incontra, c’è la volontà necessaria per trovare dei punti di contatto.

E c’é?
Vedremo. Ma se non dovesse esserci, dico che faremmo meglio a evitare visite di cortesia.

È dunque un tentativo serio? Le aperture di queste ore non servono a farsi dire «no»?
Io ho piena fiducia che l’incontro richiesto non voglia essere di cortesia ma di merito. E che, Ingroia, che rappresenta la sintesi di tutti noi, saprà porre le questioni per noi irrinunciabili.

Appunto. Proprio su quelle i margini sembrano molto stretti.
Io confido che i margini ci siano e che non siano così stretti. Poi certo, non assicuro. Quello che penso è che noi si debba raccogliere l’appello che molti intellettuali di sinistra ci fanno: fare un centrosinistra largo che tenga dentro i democratici e i progressisti. Ovviamente con quelli che ci voglion stare.

Cioè non Ferrero, che col Pd «delle fiducie al governo tecnico», dice di non voler averenulla a che fare?
Ferrero sta opponendo resistenze pregiudiziali, che mi sembra scorretto porre sui democratici. Non sono mica Berlusconi!

Vabbé ma anche senza pregiudiziali, l’accordo nel merito sembra difficile. Che ne dicedell’articolo 18?
Faccio umilmente notare che Nichi Vendola, che è firmatario dei referendum sul lavoro tanto quanto noi, è nell’alleanza. E poi faccio notare anche che, se anche noi entrassimo lì, potremmo insieme a Nichi spostare in avanti la coalizione.

Non a sinistra?
Ma certo, dal mio punto di vista, a sinistra! Ma dico «in avanti» nel senso del progresso, perché i nostri temi sono quelli della civiltà e della dignità del lavoro.

Temi assenti nelle riforme del governo Monti votate dal Pd.
Guarda: con occhi rivolti al passato, rinfacciandosi le colpe di ognuno, l’accordo sicuramente non si può fare. Io dico: guardiamo avanti. Cosa si farà nella prossima legislatura?

Appunto.
Dobbiamo mettere il lavoro al centro, come dice Ingroia. E dobbiamo recuperare sul piano della legalità e della pulizia: due cose indispensabili per sottrarre voti all’antipolitica e all ’astensione. E poi dobbiamo ristabilire il valore della scuola e dell’università pubblica. Bene. Io, su questi temi, non vedo pregiudiziali.

In fondo siete stati al governo con Mastella, potrete pure sopportare Enrico Letta.
Appunto. E al governo con Mastella c’è stata anche Rifondazione, e Paolo Ferrero era ministro.

E proprio pensando a quell’esperienza in molti, primo Ingroia, vi chiedono un passo indietro. Rinuncerete alla candidatura?
Io l’ho già fatto: l’ho fatto volontariamente già nel 2008, quindi figurati nel 2013. Se c’è una cosa che mi si deve riconoscere e di aver sempre dimostrato di pensare al collettivo.

Di Pietro?
Ciascuno valuta per sé. E comunque anche Ingroia ha smentito: con il passo indietro non si riferiva ai segretari.

E a cosa si riferiva?
Ci ricordava che, se noi rifacciamo la somma di alcuni partiti, non si va da nessuna parte, e che dobbiamo coinvolgere e valorizzare elementi di novità. Cominciando dalle comunità di Libera, delle donne, di Emergency e della Fiom.

Lista unitarie e simbolo civico?
Per quanto ci riguarda l’abbiamo deliberato oggi: il Pdci col suo simbolo non si presenta. Spero lo ufficializzino presto anche gli altri, Rifondazione compresa, che però deve prima decidere se ci sta anche alleati del Pd.

Lista unitaria anche alle regionali in Lazio e Lombardia?
Questo è il nostro invito. Una sola lista, alleata delle forze democratiche anche alle regionali. Ma cosa faremo tutti insieme non lo so: non ne abbiamo ancora parlato.