La spintarella del Quirinale

di Giacomo Montis | da oltremedia.weebly.com

napolitano bandieraOcchio al palazzo. Le continue uscite del Quirinale sulla legge elettorale e sulla linea del governo hanno caratterizzato l’ultimo anno presidenziale di Giorgio Napolitano. Obiettivo del Presidente della Repubblica sarebbe anticipare la data delle elezioni e modificare la legge elettorale al fine di creare un quadro politico che gli consenta di nominare il prossimo Presidente del Consiglio.

Ogni giorno il Presidente della Repubblica dà una spintarella. L’ultima in ordine di arrivo è quella che dice, papale papale, “occorre cambiare la legge elettorale altrimenti si vota ad aprile” e che si coniuga con quella dei giorni precedenti che affermava “serve la piena continuità con il governo Monti”.

I maldipancia rispetto al ruolo crescente del Presidente della Repubblica aumentano all’interno della “strana maggioranza” di governo. La cosiddetta funzione “super partes” è stata accantonata e, dalla nascita del governo tecnico, Giorgio Napolitano fa di tutto per sostenerlo a spada tratta spingendo sempre più in avanti le sue prerogative costituzionali.

L’ultimo avviso ai naviganti, però, lascia qualche dubbio nei palazzi della politica, e molti pensano che sia una cartuccia a salve. E’ tutta una questione di tempi. E’ noto che l’obiettivo primario del Quirinale è quello di nominare il prossimo Presidente del consiglio per cercare di influenzare il futuro Parlamento la cui composizione potrebbe serbare non poche sorprese. E tuttavia se il Presidente della Repubblica vuole svolgere questo compito non può permettersi di arrivare alla scadenza naturale della legislatura, ad aprile, per votare a fine maggio o primi di giugno. In quel caso il primo compito del nuovo Parlamento sarebbe, subito dopo l’insediamento, quello di eleggere il nuovo capo della Stato che, a sua volta, darebbe l’incarico al nuovo governo. Prospettiva che non sembra interessi lo stesso Napolitano perché si tratterebbe di eleggere un Presidente con un Parlamento i cui numeri sono assolutamente imprevedibili e che potrebbe non essere del tutto “Monti-allineato” come lui.

Per questo l‘ennesimo invito a fare presto sulla legge elettorale e l’annuncio che il governo tirerà dritto sino ad aprile sembrano, questa volta, dei meri auspici il cui unico obiettivo è provare a spingere per la modifica del porcellum.

Sulla legge elettorale continua la nebbia fitta mentre per quanto riguarda la data delle elezioni un anticipo di due mesi non sarebbe una tragedia, verrebbe presentato come anticipo “tecnico” – e quindi i “mercati” se ne starebbero buoni – darebbe la possibilità a Napolitano di giocare le sue carte e consentirebbe a Bersani di non farsi cuocere ulteriormente sulla graticola del governo tecnico (salvo imprevisti alle primarie).

Un quadro condiviso dalla maggior parte delle forze politiche che, a questo punto, prima vanno al voto e meglio è. Le regionali di Lombardia, Lazio e Molise si terranno a fine gennaio (il 27 oppure il 3 febbraio) e saranno l’occasione per le ultime messe a punto di un quadro politico volatile e mobile come non mai. Chi deve fare delle scelte non ha più tempo da perdere. Chi deve collocarsi in uno schieramento o in altro deve sbrigarsi perché il clima elettorale impone ritmi serrati, chiarezza e serietà. Il mese di marzo potrebbe essere quello giusto per il voto, sempre che qualcuno non chieda di abolirlo definitivamente in nome della “stabilità e della continuità nel rapporto con i mercati”.