«E’ mai possibile dover attendere decenni per completare la rete Tav?». Corrado Passera, il super-banchiere promosso ministro dello Sviluppo dal governo tecnico di Mario Monti, ha fretta di veder realizzata la Torino-Lione, ma non solo: in un’intervista a “Panorama” si lamenta anche dei tempi “eterni” per costruire gli inceneritori e per «rinnovare le reti idriche». Ma l’acqua non doveva restare pubblica, come da referendum? Non per il nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà: la strada maestra, dice, «resta il ricorso al mercato». E se il voto popolare di giugno ha tramortito i partiti con il “no” al nucleare, ad “annullarlo” politicamente provvede il neo-ministro dell’ambiente, Corrado Clini, secondo cui l’atomo è una fonte pulita e sicura, che l’Italia non dovrebbe precludersi. Alla faccia di Fukushima, e della democrazia.
Questo il biglietto da visita del governo Monti, sostenuto da Pd e Pdl: sul fronte ecologico un salto indietro di decenni, al medioevo pre-ambientalista che imponeva di asfaltare il pianeta, spendere miliardi in grandi opere, bruciare i rifiuti producendo tumori e, naturalmente, esporre la popolazione al rischio letale dell’ecatombe radioattiva. Neppure uno spiraglio, anche solo culturale, sul grido d’allarme che, ormai da anni, fior di Premi Nobel continuano a rilanciare sui pericoli del “modello di sviluppo” e sul collasso imminente della “crescita illimitata”, quella che dopo due secoli è ora palesemente alle corde, stritolata dalle tre crisi da essa provocata: la crisi economica (sovrapproduzione da globalizzazione e parassitismo speculativo finanziario), la crisi energetica (superato il picco del petrolio) e la crisi climatica. Se a “impazzire” per primo sarà il clima, sostiene Maurizio Pallante, per la Terra sarà la catastrofe; resteremo “in corsa”, costretti però a rivoluzionare l’economia, solo se il collasso energetico precederà quello climatico.
«I professori-ministri del nuovo governo Monti offrono un colpo d’occhio inedito, come fossimo tornati alla destra storica, al governo dei piemontesi», scrive Norma Rangeri sul “Manifesto”: «Come se con le dimissioni di Berlusconi fossimo rimbalzati ai liberali conservatori, superando di slancio il dopoguerra democristiano e il bipolarismo berlusconiano». In fondo, non si celebrano i 150 anni dell’Unità d’Italia, così solennemente ritualizzati da Giorgio Napolitano, il king-maker di Monti? Oltre alle annunciate misure dichiaratamente anti-crisi, che rispecchiano alla lettera il diktat della Bce nonostante sia lo stesso Monti ad assicurare, al Senato, di non essere il cavallo di Troia dei “poteri forti” inviato a commissariare definitivamente l’Italia per conto terzi, il primo giorno del nuovo esecutivo è segnato dalle sconcertanti affermazioni che illuminano l’identikit di alcuni ministri, a partire dal nuovo titolare dell’ambiente.
In veste di dirigente tecnico del ministero “verde”, ricorda “Il Cambiamento”, Corrado Clini si segnalò già nell’89 nella vicenda dei rifiuti pericolosi italiani sversati in Libano dalle aziende lombarde e riportati in Italia dalla nave Jolly Rosso. In quell’occasione, scrive il newsmagazine ecologista, Clini «fu il primo a rassicurare gli italiani sull’innocuità dell’operazione, sostenendo che bruciare due copertoni avrebbe causato maggior inquinamento». Per anni, lo stesso Clini si è occupato della vicenda dell’Acna di Cengio, la “fabbrica della morte” che sversò tonnellate di rifiuti tossici nel fiume Bormida. «Clini – continua “Il Cambiamento” – è stato anche indagato, fra il ‘96 e il ’97, per via dell’inquinamento prodotto da un inceneritore della società svizzera Thermoselect». Difeso dall’avvocato Taormina, vide poi la sua posizione “archiviata” dopo il trasferimento del processo da Verbania a Roma.
Proprio la posizione sull’incenerimento dei rifiuti è uno dei punti che convince meno nella figura del neo-ministro dell’ambiente, che sul sito dell’Agi Energia prendeva di mira le campagne sulla pericolosità degli inceneritori: «Queste polemiche sulla mancanza di sicurezza ambientale degli impianti di termovalorizzazione non hanno alcun fondamento. È un pregiudizio, non è una contestazione di merito». Nel governo Monti, il ministro Clini è in buona compagnia: «I termovalorizzatori vanno fatti», taglia corto su “Panorama” il collega Corrado Passera, potentissimo neo-ministro dello Sviluppo: «Basta con il falso ecologismo, smettiamola con i pregiudizi ideologici, con il luddismo antitecnologico, con la paura per tutto ciò che sa di scientifico. Ogni provincia dovrebbe avere impianti di smaltimento suoi propri. In Lombardia ce ne sono 15 e quello di Brescia è da tanti anni un modello internazionale. È una vergogna intollerabile che la Campania non ne abbia ancora di funzionanti e che l’emergenza sia istituzionalizzata da 14 anni!».
Il super-banchiere Passera auspica tolleranza zero anche nei confronti delle resistenze contro le grandi opere, dalla rete autostradale alla Torino-Lione: «Ma è possibile impiegare decenni per fare un’autostrada o per completare la Tav o per rinnovare le reti idriche?». Ecco, le reti idriche: quelle che gli italiani hanno stabilito, col referendum di giugno, che devono restare pubbliche. «Il referendum sulla privatizzazione del servizio idrico ha portato via con sé anche la liberalizzazione degli altri servizi pubblici locali, l’unica riforma pro-mercato della legislatura», si lamenta il nuovo sottosegretario alla presidenza, Antonio Catricalà: guai a pensare che il referendum rappresenti «una legittimazione del potere politico locale a occupare definitivamente, con le aziende municipalizzate, tutte le aree economiche». Largo dunque ai privati, scalpita Catricalà: «In caso di inefficienze e sprechi la via obbligata resta il ricorso al mercato e vigono ancora le norme del Trattato europeo sulle gare per la scelta del miglior affidatario».
Per chi ancora non avesse capito dove andrà a parare il professor Monti, ecco cosa pensa il suo ministro dell’ambiente sulla “madre di tutte le battaglie” democratiche, quella contro il nucleare: nel suo rapporto “Verso la strategia nucleare dell’Italia”, datato settembre 2010, Clini sostiene che «tra le energie pulite il nucleare, insieme all’efficienza energetica ed alle rinnovabili, ha un ruolo decisivo, perché è disponibile, è efficace, è la tecnologia avanzata di riferimento per le economie che si stanno muovendo con maggiore velocità verso la nuova green economy». L’atomo, del resto, «contribuisce in modo significativo alla sicurezza energetica dell’Europa». E quindi: «La ripresa del nucleare in Italia può dare una scossa a tutta l’Europa». Poi, come sappiamo, è arrivato il “no” del referendum. Ma ora, a Palazzo Chigi, si è insediato il “governo dei piemontesi”. «Se tali sono le premesse e tali le pedine – conclude “Il Cambiamento” – non stentiamo a credere che seguiranno altre giornate di rivolta della società civile».