La nuova Strategia della tensione

di Anna Migliaccio, Comitato regionale PdCI Lombardia

adinolfi roberto gambizzatoE’ di oggi la notizia che Lavitola ha deciso di collaborare con i magistrati, e sta raccontando una serie di cose interessanti su come andò la caduta del governo Prodi. Dal suo punto di vista, certo, diciamo molto behind. E’ chiaro che ciò che dice dovrà essere riscontrato, ma se dice il vero si tratta di fatti gravissimi. Un caso di corruzione e compravendita di parlamentari che ha alterato completamente il corso democratico, rovesciando l’alleanza di centro sinistra alla quale noi stessi abbiamo partecipato con enorme travaglio politico, e portando alle maledette elezioni del 2008, quelle in cui fummo annientati ed espulsi dal Parlamento.

Non c’è solo questo: la compravendita, nella versione dell’agente Lavitola, era destinata anche ad alterare certi equilibri di forza alla commissione difesa, e ai vertici della Guardia di Finanza.

Cose che certamente hanno qualche nesso con gli scandali Finmeccanica.

Nel contempo stiamo assistendo all’inaugurarsi di una nuova epoca di strategia della tensione.

Per fortuna non abbiamo ancora le stragi, e le scongiuriamo, ma pare una sorta di doppione costruito a tavolino del clima culturale dell’epoca. Ciò che conta sono gli effetti. Sull’attentato a Roberto Adinolfi, manager di Ansaldo, non ci sono ancora esternazioni ufficiali degli inquirenti, ma c’è una valanga mediatica inarrestabile, un fiume in piena che preme sulle indagini nel tentativo di collegare il reato a nuovi sedicenti gruppi di lotta armata comunista.

Pazienza se non si capisce il motivo per il quale questi sedicenti gruppi avrebbero colpito proprio quel bersaglio.

In particolare, il Giornale di casa Berlusconi sta cercando ad ogni costo lo scoop. Oggi parla di una presunta rivendicazione su Indymedia, dei GAP (sedicenti gruppi armati proletari) che è palesemente una patacca. Tutti i media fremono, in attesa della rivendicazione brigatista. Doveva arrivare oggi. Peccato che Tony Chichiarelli, il raffinato falsario del comunicato del lago della Duchessa, sia deceduto da tempo per cause violente.

Ci sono anche fonti di Intelligence che ritengono più attendibili altri filoni d’indagine, piuttosto che non quello “marxista – leninista” su cui la stampa nazionale si è gettata, come un mastino affamato e feroce su una succulenta polpetta avvelenata.

Quel che è certo è l’effetto politico di tutto ciò: per la destra, nel giorno della batosta elettorale alle amministrative, la carta del terrore rosso da utilizzare prima degli eventuali ballottaggi. Buono, anche in caso di future smentite. Gli effetti di questo clima potrebbero essere dei paletti messi già oggi sulla possibilità che alle prossime politiche si presenti una foto di Vasto molto più allargata, che è vincente, lo vediamo, perfino nei feudi lombardi del berlusco – leghismo. Un marchio di contiguità con l’antagonismo violento può essere apposto ad un’eventuale coalizione di sinistra, che dovrebbe strutturarsi al più presto. Tutto ciò, mentre le urne regalano il fallimento del progetto neo democristiano di Casini, e l’operazione marchese del Grillo, benché apparentemente riuscita, ha un piccolo difetto, giusto un dettaglio: che il nuovo partito di Grillo prende voti solo al nord, e alla sua crescita corrisponde il calo della Lega e del PDL.

Per ora gli elementi certi sul caso Adinolfi sono la moto rubata e il bossolo della pistola, la Tokarev, che porterebbe, a dispetto degli auspici di molti, alla criminalità mafiosa dell’est europeo e agli affari dell’azienda all’estero nel campo delle bonifiche nucleari. La pistola sembra una firma ma insieme potrebbe anche essere essa stessa un caso da manuale di triangolazione, un indizio lasciato a bella posta per depistare.

Potrebbe esserci qualche legame tra l’attentato ad Adinolfi e le diverse inchieste in corso su Finmeccanica? E’ solo una domanda, che anche noi ignavi cittadini possiamo porci.

E’ chiaro che umilmente ci guardiamo bene dalle congetture in assenza di prove, ma registriamo anche questo dato, la valanga mediatica della nuova strategia della tensione, come un elemento oggettivo e certo sulla scena del delitto.