Il disastro della regione e il cambiamento che i calabresi si attendono

pcdidi Michelangelo Tripodi, segretario regionale del PCdI

Il PD in Calabria è investito da un’enorme e irrisolvibile questione morale, che è come un fiocco di neve che rotolando diventa valanga. E di fronte a questo disastro Mario Oliverio, invece di trarre le conseguenze, come sarebbe naturale, visto che solo pochi giorni fa alla Commissione Antimafia aveva detto che si assumeva per intero la responsabilità politica, sa solo dire che nei prossimi giorni farà una nuova Giunta Regionale. 

E’ uno spettacolo indecente quello di cui si stanno rendendo protagonisti gli esponenti calabresi del PD, nel tentativo di negare l’evidenza e di fare come lo struzzo in attesa che passi la bufera. 

E proprio quelli che, proprio qualche giorno fa nella ricorrenza del 31° anniversario della morte di Enrico Berlinguer, si sono riempiti la bocca nel celebrarlo, dovrebbero andare ad imparare e a praticare l’indimenticabile lezione-testamento di Enrico Berlinguer sulla QUESTIONE MORALE. 

D’altra parte, ancora i calabresi stanno aspettando di sapere che cosa intendeva dire il Presidente della regione Mario Oliverio, quando nel rivendicare la bontà delle nomine degli assessori della sua minigiunta diceva che se ne assumeva per intero la responsabilità politica, perché finora non c’è traccia di alcuna assunzione di responsabilità politica da parte di Oliverio, che pensa di poter continuare a giocare con le parole sulla pelle dei calabresi.

Dopo tutto quello che è avvenuto si pensava che da parte di Oliverio ci fosse una qualche autocritica per il drammatico errore compiuto e per il danno enorme provocato alla Calabria con la nomina di una Giunta, di cui porta intera la responsabilità politica e che è crollata rovinosamente, come era prevedibile e dalla quale fin dall’inizio aveva preso le distanze l’ex ministro Maria Carmela Lanzetta con il suo clamoroso rifiuto di entrare a farne parte.

Oliverio pensa di continuare come se nulla fosse. E, infatti, proprio nei giorni scorsi ha rilasciato a mezzo stampa alcune affermazioni davvero stupefacenti e incredibili.

Dice Oliverio che quella che intende varare “sarà una giunta di profilo alto e di netta discontinuità col passato”. Ciò significa che quella, dimezzata, che aveva nominato a gennaio non era né di alto profilo né di netta discontinuità con il passato. Un’affermazione assai grave se viene proprio da chi ha avuto il mandato di governare e di cambiare la regione mentre, invece, non ha nè governato nè cambiato. 

Anche un bambino avrebbe capito che con quella Giunta Oliverio, in un modo o nell’altro, sarebbe andato molto presto a sbattere. Così com’è avvenuto. Ma lui come un pugile suonato continua il suo combattimento a testa bassa e, così come ha fatto prima, continua a infischiarsene di quello che pensa e dice nella sua totalità la società calabrese in tutti i suoi settori.

Dice ancora Oliverio “nella mia giunta ci saranno forze che non hanno avuto nel passato responsabilità politiche e di governo”.

Bene. Ottimo auspicio. C’è un “piccolo” particolare, che al Presidente della Regione sfugge. In una Giunta composta, come egli afferma, da forze che non hanno avuto nel passato responsabilità politiche e di governo, per lui non c’è posto perché, altrimenti, sarebbe solo un gioco truccato.

Ricordiamo che Mario Oliverio ha accumulato sei legislature regionali e parlamentari ed è stato per oltre dieci anni Presidente della Provincia di Cosenza.

Pertanto, in una siffatta Giunta come quella annunciata da Mario Oliverio, non dovrebbe entrare proprio l’attuale Presidente della regione. Ammenochè, come dice il proverbio, “il re non fa corna”.

Per essere coerenti e conseguenti con le affermazioni di Oliverio bisognerebbe pensare ad una Giunta nuova ed anche ad un nuovo Presidente della Giunta.

Otto mesi fa ci eravamo illusi, pensando prima di tutto alla Calabria, che con Oliverio si potesse percorrere il cammino del cambiamento. Purtroppo, l’esperienza di questi mesi, non solo la composizione della Giunta, ma le concrete politiche e di governo praticate in tutti i campi della vita regionale dalla sanità ai rifiuti, dal lavoro ai trasporti, dall’urbanistica all’ambiente, dall’agricoltura alla scuola, dalla gestione delle risorse idriche alla programmazione e gestione dei fondi strutturali europei, ecc. ci dicono che la strada imboccata va nella direzione opposta del cambiamento ed è caratterizzata da comportamenti arroganti e tracotanti e da logiche ispirate a continuismo, trasformismo e immobilismo.

Il Presidente Oliverio potrà continuare ancora, tentando di sopravvivere a se stesso, ma il giudizio dei calabresi lo ha già condannato senza appello. Quando se ne renderà conto e ne trarrà le conseguenze, sarà sempre troppo tardi. 

Per la Calabria e per i calabresi prima questo avverrà e meglio sarà per tutti.