Firenze, 13 luglio. Inizio (auspicabile) di un percorso collettivo

bandiera rossaRiceviamo con richiesta di pubblicazione questo documento sul percorso avviato a Firenze il 13 luglio

Insistiamo sul concetto che il 13 luglio è solo l’inizio di un percorso collettivo che auspichiamo, senza trionfalismi e presunzioni di sorta, possa portare a una novità politica che rompa vecchi schemi partendo da necessità obiettive. Non sappiamo se riusciremo a centrare l’obiettivo, ma ci sforzeremo col ‘pessimismo dell’intelligenza’ di non deludere le aspettative, almeno per quanto ci riguarda.

Il punto di partenza, per noi, è la situazione che si è determinata con la rottura dell’equilibrio politico governativo dominato dalle forze liberal-europeiste e la nascita del governo gialloverde. Si è trattato principalmente della rottura di un equilibrio su cui si è innestato poi il contratto di governo della Lega e dei 5 Stelle il quale portava elementi di novità sui rapporti con Bruxelles e sull’inversione di tendenza della linea ultraliberista sul bilancio dello Stato e le politiche sociali. Inoltre si è andato delineando un tentativo di modificare la rigida impostazione occidentalista dell’Italia nelle relazioni internazionali con la Cina, la Russia, il Venezuela e nel Mediterraneo stesso.

Questo modo di agire del governo gialloverde ha innescato una controffensiva di tutte le forze liberalimperialiste interne e europee nel tentativo di bloccare i nuovi processi. La battaglia, durissima, è ancora in corso e presenta alterne vicende, come dimostra il caso Russia-Salvini, e anche contraddizioni, peraltro inevitabili, nella coalizione di governo tra forze diverse. A guidare l’offensiva sono le forze ultraliberiste organizzare attorno al PD e con il sostegno aperto e convergente dell’UE che si mascherano dietro un volto di antifascismo e antirazzismo di maniera.

Noi, come altri convenuti a Firenze il 13 luglio, siamo reduci già da lunghe battaglie contro coloro che, con maschere diverse, tendevano a spingerci su una linea globalista e di rivincita delle forze guidate dal PD e dagli apparati collegati rispetto alla sconfitta del marzo 2018. In questi mesi abbiamo rafforzato le nostre posizioni e ora ci accingiamo a scendere in campo. In questo contesto intendiamo però approfondire la discussione sui contenuti di un progetto unitario per evitare improvvisazioni e suggestioni pseudo ‘sovraniste’ che non colgono i punti veri di quella che dovrebbe essere la nostra iniziativa.

Innanzitutto vogliamo declinare con molta chiarezza la questione della sovranità dell’Italia nel contesto europeo e internazionale. Il nostro rifiuto dell’UE come patria comune di tutti i popoli europei nasce non da un rifiuto di collaborazione tra i popoli ma dalla concezione imperialista su cui l’UE è basata, sul piano economico, finanziario e militare. L’Italia per questo deve uscire dalla gabbia in cui i popoli europei sono stati costretti dai trattati dell’UE e riconquistare la propria sovranità in un quadro di nuove relazioni continentali. Non solo, ma l’Italia deve anche riconquistare la possibilità di sviluppare a tutto campo le sue relazioni internazionali al di fuori di ogni logica dovuta alle politiche degli embarghi e delle limitazioni dei commerci dovute a strategie imperialiste contro popoli che vogliono mantenere la loro indipendenza come ad esempio la Siria, l’Iran, la Corea del Nord e il Venezuela o che hanno un futuro importantissimo nelle relazioni col nostro paese come la Russia e la Cina.

La riconquista dell’indipendenza è in linea non solo col principio costituzionale del rifiuto della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, ma anche con l’organizzazione dell’economia e del benessere dei cittadini fuori dall’attuale globalizzazione che comporta una concorrenza sempre più feroce e un allargamento della povertà e dello sfruttamento dei lavoratori e delle popolazioni.

Dobbiamo dar atto al governo gialloverde, e in particolare all’azione del movimento 5 Stelle, di aver aperto uno squarcio su questa drammatica situazione adottando delle decisioni coraggiose come il reddito di cittadinanza, la pensione di cittadinanza, la modifica della legge Fornero introducendo quota 100, il decreto dignità sul precariato e la proposta di salario minimo. Sono alcuni segnali importanti. Confindustria, sindacati di regime e liberisti del PD si sono battuti ferocemente contro questi provvedimenti ribadendo il concetto produttivistico, cioè la politica legata allo sviluppo dell’economia di mercato globalista e ai suoi effetti.

Partendo da questa consapevolezza crediamo sia giunto il momento di dislocare in avanti un programma sociale di cui vogliamo farci portatori e che parte da due riferimenti essenziali della carta costituzionale del 1948 che non sono stati mai realizzati in Italia: l’economia al servizio dello sviluppo sociale e la tutela dei diritti sociali dei cittadini.

La parola Lavoro e Dignità deve essere perciò il cardine della nostra proposta e il punto di crescita di una società a misura degli uomini. Per difendere questi principi occorre dare ai lavoratori e alle lavoratrici il pieno diritto alla libertà di organizzazione sindacale, oggi limitata dalle regole che favoriscono i sindacati di regime e la loro corruzione.

A partire dai punti suesposti non vogliamo inventarci slogans retorici e ripetitivi di cui è lastricata la strada dei tentativi di opposizione allo stato di cose presenti. Siamo invece convinti che la nuova fase renda necessario che tutti coloro che hanno capito le sue caratteristiche diano vita a un’azione politica di massa che li renda protagonisti di una battaglia per sbarrare la strada al liberalimperialismo e ai suoi lacchè e fare in modo che il nostro paese entri in una nuova fase del suo sviluppo. Fuori da ogni retorica e strumentalizzazione ipocrita, questo è il senso che noi diamo al recupero della costituzione del 1948 e questo è anche il punto di unità che vogliamo raggiungere con gran parte del popolo italiano.

Luca Climati, Roberto Gabriele, Alessandro Leoni, Paolo Pioppi, Elio Trocini