di Fosco Giannini, segreteria nazionale PdCI
Partiamo in modo insolito, per arrivare al punto. Domenica 18 marzo accompagno mia figlia (dieci anni e, purtroppo, tifosa competente e sfegatata dell’Inter) a Milano, per Inter-Atalanta. Prendiamo, da Ancona, il pulmann per lo stadio di San Siro. Mi aspetto quattro/cinque ore di discussioni sul calcio, su Milito, Ranieri, sulla Juve, sul Milan. Presuntuoso, mi preparo all’isolamento, mi attrezzo con libri e giornali. Invece, niente di tutto questo. Sin dalla partenza, a fianco dell’autista, si forma un gruppo di cinque/sei interisti. La discussione è sull’articolo 18, sull’attacco alle pensioni, sull’ICI sulla prima casa. Dopo mezz’ora il gruppo diventa di una ventina di persone, chi sedute, chi in piedi. Una piccola manifestazione politica. Durissimo, liquidatorio, il giudizio sul governo Monti. “Una vergogna”, viene giudicato il fatto di non aver messo la patrimoniale, di aver esentato i padroni. “ Paghiamo sempre noi”, dice l’autista. “ Ci vorrebbe uno sciopero di un mese”, afferma un tifoso salito a Pesaro, sciarpa neroazzurra attorno al collo, mani da operaio, da muratore…
Anche il segretario nazionale del PdCI, il compagno Diliberto, è un interista: interisti-comunisti? Non così: sul pulmann per Milano vi sono una quarantina di persone, in massima parte – si vede, si sente – lavoratori, stipendiati, salariati…tutti dotati di sicura e rude consapevolezza sociale. Non so politica, ma sociale sicuramente.
Il giorno dopo, tornato da Milano, ho una visita in ospedale. Nei corridoi incontro un vecchio amico: eravamo assieme nel PCI, adesso milita nel PD , è un medico e ora, anzi, è il primario di un reparto di Medicina. Parliamo un po’ di politica. E mi dice: “In questo PD non mi ci ritrovo più. La Margherita si è mangiata la sinistra interna. Il sostegno subordinato a Monti è il nostro suicidio. Il PD era già un involucro ambiguo. Ora, la subordinazione a Monti sta facendo saltare tutto. Ormai spero solo che la parte socialdemocratica del mio Partito si liberi dalla zavorra di destra. Se continua così il PD, io, non lo voto più. Non mi iscrivo più. Occorre una sinistra forte”.
Sinistra forte. Nel pomeriggio di lunedi 19 marzo, per lavoro politico, parlo – a lungo – con un dirigente nazionale di SEL. “ Occorre costruire un polo di sinistra forte”, gli dico. “Sono d’accordo con te”, mi risponde. “Da costruire sia nell’azione diplomatica, e cioè nelle relazioni da rafforzare tra i gruppi dirigente di SEL, Federazione della Sinistra, FIOM, CGIL, movimenti di lotta, che nell’azione sociale comune. “Purtroppo- aggiunge- Vendola non ne è ancora convinto”.
Martedi 20 marzo ho un problema al computer. Lo porto dal mio tecnico di fiducia, un ragazzo sui trent’anni che di politica non ha mai parlato. Prima di salutarlo mi dice: “ Guarda qua, guarda ‘sta fattura: ci pago il 21% di tasse. Monti, le tasse, le fa pagare solo ai piccoli e ai piccolissimi, commercianti e artigiani. Ci starei, se il 21% lo pagassero anche le grandi imprese, il grande capitale. Ma loro no, loro delocalizzano, impuniti, gettando sul lastrico centinaia di migliaia di operai, in tutta Italia”. Si chiama Fabrizio, non aveva mai parlato di politica…
La coscienza sociale e politica sembra crescere a livello di massa; l’esigenza dell’unità a sinistra sembra godere, oggi, di una ben più vasta consapevolezza, rispetto solo ad un anno fa. Cambia la fase: i segni di un moto carsico positivo iniziano ad emergere. Tra i più significativi vi è quello fornito dai sondaggi: a sinistra del PD pare essersi formato un 25% di elettorato in cerca di una sponda politica. Di sinistra, appunto. Contraria alla macelleria sociale, favorevole a politiche sociali robuste, contraria alle guerre e al riarmo.
Cosa è accaduto? E’ accaduto che la lotta interimperialistica per la conquista dei mercati e la lotta dei poli imperialisti contro i paesi del BRICS si sono, in questa fase generale della crisi del capitale, acutizzate a livello internazionale. Che il capitale transnazionale dell’Ue –innanzitutto quello tedesco – è dentro sino al collo in questa lotta e “ha bisogno”, per potersi rafforzare e competere al meglio nel conflitto economico interimperialistico per la conquista dei mercati mondiali, di una nuova e poderosa accumulazione e che questa nuova accumulazione si determini attraverso duri, anche feroci, processi di spoliazione sociale sul piano continentale. E’ la sottosalarizzazione di massa su scala europea; è la distruzione del welfare da Londra a Roma, passando per Atene; è il fiscal compact; è l’azione golpista che ad Atene, a Roma, a Bucarest, la BCE, il FMI e la Commissione europea portano avanti per costruire governi quisling genuflessi ai loro voleri.
Chi incarna, in Italia, oggi, questo disegno ultraliberista dell’Ue? Lo incarna il governo Monti, che, per la prima volta nella storia della Repubblica, è lasciato libero di lavorare per la costruzione di un quadro generale totalmente “ thatcheriano”. In Italia vi è stato un lungo ordine democristano, un ordine che per mille ragioni ( una vena popolare e solidale della stessa DC sturziana; un forte PCI di lotta e di massa; una grande CGIL) non è mai sfociato nel liberismo. Poi vi è stato il ventennio berlusconiano che, pur avendolo voluto, non è riuscito a costruire un ordine conseguentemente liberista. Il governo Monti, al contrario, ha la caratteristica di lavorare coerentemente – indisturbato – per un ordine completamente nuovo; di evocare potentemente, e iniziare a costruire, un intero sistema sociale, politico e istituzionale iperliberista, organico e strutturato.
La durezza con cui ha imposto, nell’incontro con le parti sociali, la cancellazione, di fatto, dell’articolo 18, lo dimostra. La subordinazione totale ai voleri della Marcegaglia, della Confindustria, lo ratifica.
Parlavamo, più sopra, di un’area sociale del 25% che si sta costituendo a sinistra del PD. Siamo in un fase di radicalizzazione dello scontro ed è del tutto evidente che, anche a destra, le forze vanno coagulandosi. E’ in questo contesto che i sondaggi parlano anche di un 62% di consensi al governo Monti e di un 24% ad una eventuale Lista Monti. Anche qui, qual è l’essenza delle cose? L’essenza è che la BCE, il FMI, la Commissione europea, gli USA e la NATO stanno cercando, in Italia, il loro partito. Che non può più essere il PDL di Berlusconi (ad un pagliaccio non si assegna un compito storico) né può essere il PD, ancora “troppo di sinistra”. Occorre una forza nuova, cattolica, liberista, filoatlantica, di massa. E’ il partito in pectore di Monti e Passera, che i poteri forti, nazionali e internazionali, stanno costruendo, pezzo per pezzo, con il PD passivo, supino e complice.
E’ in questo contesto grave, segnato dal pericolo, sul piano sociale, del costituirsi di un nuovo ordine conseguentemente liberista e, sul piano politico, del costituirsi di una nuovo partito conservatore e antioperaio di massa, che si possono e si debbono mettere a fuoco i compiti dei comunisti e della sinistra.
Non vi è nessun dubbio su ciò che oggi, subito, occorre fare.
La violenza politica con la quale la Fornero e Monti hanno rovesciato il tavolo della trattativa con le forze sindacali sul mercato del lavoro e sull’articolo 18, con tutto ciò che significa sul piano dell’acutizzazione dell’attacco contro l’intero mondo del lavoro; la lotta conseguente e di lunga durata della FIOM e la tenuta positiva della Camusso e della CGIL; la destra del PD che per bocca di Fioroni ( e tanti altri) esprime un consenso entusiasta all’operato del governo e una sinistra PD che per bocca di Fassina ( e altri) avanza al governo critiche non dissimulate: tutto questo ci dice che è l’ora della Federazione della Sinistra. Che è l’ora esatta in cui i comunisti debbono lanciare la lotta, col doppio intento di offrire una sponda politica e sociale alla FIOM e alla CGIL e di costruire – attorno al nucleo attivo e unitario dei comunisti, dell’intera FDS – uno spazio di sinistra ben più vasto e forte, che vada da SEL all’IDV, dai movimenti in difesa dell’acqua pubblica ai No TAV; dal movimento contrario ai Poligoni militari sardi al movimento contro la base USA di Vicenza, sino alla sinistra PD, che in grande sofferenza cerca un nuovo terreno di manovra politica e sociale.
Crediamo non ci sia tempo da perdere. La fase richiede una progettualità e un’azione a largo raggio immediata. Occorre sin da subito – rispetto alla tracotanza del governo Monti, al pericolo democratico della cancellazione di un perno sociale come l’articolo 18 – lavorare ad un forum delle forze d’opposizione. Occorre che i dirigenti della FDS, di SEL, dell’IDV e dei movimenti di lotta si incontrino e discutano un piano di lavoro comune, lotte comuni da organizzare, a partire dalla difesa dell’articolo 18, in ogni città e in ogni paese d’Italia. E’ urgente che il lavoro unitario parta dai territori stessi, che in ogni città, paese, i compagni e le compagne promuovano, sin da subito, incontri unitari con la SEL locale, con l’IDV locale, con la Camera del Lavoro territoriale al fine di organizzare iniziative e lotte nelle piazze e di fronte alle fabbriche. Occorre che dalle cento lotte e iniziative da organizzarsi celermente, nei prossimi giorni, sui territori, prenda vigore, consistenza – sino a divenire prassi – l’idea di una manifestazione nazionale della sinistra vasta contro le politiche antisociali del governo Monti. E da tutto ciò (dalle lotte, dall’azione comune) nasca il progetto di un polo elettorale di sinistra, col quale si vada incontro alle elezioni politiche nazionali del 2013, che non sappiamo quale PD vedranno…
Oggi, più che mai, occorre costruire e offrire sponda politica all’opposizione e al dissenso sociale che si va costituendo a sinistra del PD. Occorre, per questo, sferrare una grande e determinata offensiva unitaria a sinistra. E coloro che non ci stessero ( Vendola, ascolta!) dovranno dirlo chiaramente ai lavoratori, ai disoccupati, ai senza lavoro, alle donne, ai giovani, ai pensionati, alla sempre più vasta schiera di poveri cristi che non riescono più ad unire il pranzo con la cena.