Chi va contromano

elezioni 2018 18di Norberto Natali
da facebook.com

Riceviamo dal compagno Norberto Natali una nota che pubblichiamo come contributo alla discussione sul risultato delle elezioni del 4 marzo

5 marzo 2018

Un tale imbocca l’autostrada con la sua auto e poco dopo, alla radio, sente un allarme: “attenzione, un pazzo sta percorrendo l’autostrada contromano”. L’uomo si guarda un attimo intorno e poi esclama perplesso: “come uno? Questi sono decine!”

Certi intellettuali e dirigenti della sinistra, “movimenti” compresi, vedono tanta gente che va contromano. In molti si abbandonano a posizioni snob, elitarie, autoreferenziali, antimarxiste e diffondono l’opinione che gli operai, le masse popolari siano largamente orientate verso posizioni razziste, reazionarie, asservite al sistema di potere come farebbe una massa di pecoroni sbandati ed ignoranti.

Non sono loro ad essere incapaci di interagire con le masse lavoratrici (come seppe fare, invece, a lungo, il PCI), a “sintonizzarsi” con esse, riuscendo a mobilitarle, organizzarle indirizzandole verso approdi progressivi e rivoluzionari. Sono le masse, invece, che non li capiscono e -si comincia a sentire in modo sempre più scoperto- non li “meritano”. 

Ricordano un po’ quel comico che diceva: “non sono io ad essere razzista ma loro ad essere napoletani”.

In genere, aspetto sempre un paio di giorni prima di pronunciarmi sul significato delle elezioni ma questa volta voglio “attaccare” subito i prevedibili commenti ed orientamenti che si manifesteranno a sinistra. Vediamo un po’ schematicamente.

LA “MAREA NERA”

Salvo ulteriori verifiche e riflessioni, in seguito ad un approfondito esame differenziato del voto per classi sociali, non c’è stata -non c’è- alcuna marea nera nel significato inteso e propagandato da parte della sinistra e del PD. In Austria, Ungheria, in alcuni paesi scandinavi o baltici, per fare degli esempi, ci sono eccome situazioni e pericoli ben diversi da quelli che viviamo noi.

Le liste fasciste in senso stretto, hanno preso più o meno lo stesso numero di voti (sia pure diversamente distribuiti tra loro) che presero cinque anni fa (considerando La Destra di Storace che ora non è presente). Nel complesso si tratta di meno di un centesimo dell’intero corpo elettorale. La somma dei voti di queste liste con quelli di Fratelli d’Italia (sebbene sia leggermente forzato identificare questa formazione completamente col partito di Almirante) è significativamente inferiore ai voti che ha sempre riscosso il MSI ed è oltre un milione di voti sotto al massimo storico di quel partito.

L’ITALIA RAZZISTA

Insomma, l’ondata nera e razzista -che dovrebbe giustificare il disinteresse delle ingrate ed ignoranti masse popolari verso la sinistra e i movimenti- si riduce ad un rafforzamento della Lega molto più contenuto e modesto, in realtà, di quanto sembri in un primo momento e voglia far credere Salvini. Effettivamente, il partito della “razza bianca” (come disse il suo candidato lombardo) ha quadruplicato voti e percentuali. 

In primo luogo, a scapito di Forza Italia, la quale ha perso oltre un terzo della percentuale che raccoglieva alle precedenti politiche (andando dal 21,6% raccolto allora dal Popolo delle Libertà al 14% di oggi), perdendo oltre 2.750.000 voti (la più forte variazione in questa tornata rispetto alla precedente, appresso viene la perdita del PD con 2,5 milioni di voti in meno).

Se consideriamo la somma dei voti presi questa volta da Forza Italia e Lega, essa è di appena 1,5 milioni superiore a quella di cinque anni fa. Tuttavia questo dato è ancora più ridotto, perché nel 2013 c’erano, alcune piccole liste nella loro coalizione (per esempio dei pensionati, del grande sud, ecc.) che raccoglievano, nell’insieme, qualche centinaio di migliaia di voti. 

Inoltre, nel turno di cinque anni fa, c’era un altro polo in competizione che ha raccolto ben 3,5 milioni di voti: quello di Mario Monti. Al suo interno, c’era l’UDC (oltre 600mila voti) attualmente confluita (insieme a Fitto ed altri) nell’attuale centrodestra guidato da Salvini. Lascio immaginare, a chi legge, infine, quanti degli altri elettori della coalizione Monti (nella quale c’era anche Fini) possano essere confluiti verso l’odierno centrodestra.

Insomma, la Lega può essere cresciuta effettivamente di qualche centinaio di migliaia di voti e -per il resto- ha compensato le enormi perdite di Forza Italia e di altri suoi alleati (o affini) vecchi e nuovi.

C’è poi da considerare che per la prima volta “sfonda” al sud ottenendo una media di voti (oltre ad alcuni picchi molto significativi) superiore a quella di Liberi e Uguali e, forse, di Fratelli d’Italia. 

Infine, bisognerebbe valutare attentamente gli indicatori del voto proletario, perché la prima impressione è che in molte province del centronord esso, in parte, si sia indirizzato verso Salvini. 

Rispetto a questi ultimi due dati, ci vorrebbe una riflessione attenta e matura, per comprendere se una diversa politica di classe potrà “strappare” ai leghisti molti di questi voti, riportandoli alle dimensioni più abituali. Non fa certo piacere che la Lega abbia il 17,4% dei voti, tuttavia è una percentuale inferiore alla metà di quella solitamente ottenuta, a suo tempo, dalla Democrazia Cristiana e si sa che una buona metà di quell’elettorato -approssimativamente- era di stampo grettamente clerico-reazionario (un tempo si diceva clerico-fascista), che avrebbe molto apprezzato chi fa comizi col rosario e col vangelo (inneggiando alle radici cristiane e al presepe).

Contro il fascismo ed il razzismo non va mai abbassata la guardia, né abbandonata la lotta; tuttavia non sono queste le cause dell’isolamento della sinistra dalle grandi masse, in particolare proletarie e giovanili.

UN VOTO DI OPPOSIZIONE

Soprattutto, questo è stato un salutare voto di opposizione contro il governo che apprezzo con grande soddisfazione. Renzi ha perso -rispetto al suo predecessore- 2,5 milioni di voti, il 6,7%. Rispetto allo strepitoso voto europeo del 41% del 2014, ha perso quasi la metà dei voti raccolti (5 milioni su 11). Non ci sono espressioni (come record negativo, picco minimo, ecc.) che possano rendere veramente il significato del 18,7% ottenuto dal fanfarone di Firenze e dai suoi.

Considerando anche che i “fuorusciti” non hanno inciso per nulla, poiché Liberi e Uguali ha raccolto circa 10mila voti (appena!) in più di quanto ottenne SEL da sola nel 2013. Questo perché la gente non si fida e voleva assolutamente evitare “inciuci”, sperando che chi ha governato negli ultimi decenni fosse mandato veramente a casa. 

Per questo il M5Stelle (malgrado vizi ed errori clamorosi, la stampa contraria, le divisioni interne e i vari incidenti) ha preso oltre 2 milioni di voti in più (+ 7,1%) rispetto alla precedente tornata. La paura dell’inciucio può anche spiegare, parzialmente, una certa concentrazione del voto anche verso la Lega. Resterebbe da spiegare perché, di fronte a tale moto contro il governo, nessuno (in buona sostanza) ha pensato di orientarsi a sinistra.

UN VOTO CONTRO IL REGIME BIPOLARE

Altro motivo di soddisfazione è il voto contro i partiti che hanno governato nell’ultimo quarto di secolo, quello caratterizzato da un regime bipolare mascherato da “alternanza” tra centrodestra e centrosinistra, in realtà due orchestre che mostravano di combattersi ma per suonare la stessa musica.

Come mai era avvenuto prima, le masse hanno compreso quest’inganno e duramente colpito chi si è alternato al governo della cosiddetta seconda repubblica. Certo, come si è già visto, ha pagato di più chi era al governo ora e da molti anni, però la dura crisi di Forza Italia, indica che questo partito è stato identificato come il capofila dei governi di centrodestra nonché corresponsabile (per un certo periodo) dei governi di larghe intese.

Di nuovo anche per questa ragione si spiega il successo del M5Stelle ma anche quello (assai più modesto) della Lega: non dimentichiamo che è stata sempre all’opposizione dei governi PD-Forza Italia e soci. Sotto questo profilo, si comincia a capire meglio la grave irrilevanza delle varie liste di sinistra: tanti elettori non vogliono saperne niente di chi è stato corresponsabile (almeno fino ad un certo momento) del regime bipolare e delle sue politiche. La sinistra non si riprenderà mai finché sarà identificabile -anche per i dirigenti di cui si dota- con quelle politiche e con quelle responsabilità, qualsiasi cosa si inventi.

UN VOTO CONTRO I POTERI DOMINANTI

Molti hanno la sensazione, anche grazie ad un’informazione superficiale e sbrigativa, che la Lega e il M5Stelle siano più antisistema (non tanto antipolitica) degli altri. Si ritiene che siano più indipendenti dai poteri europei, dagli intrallazzi che avvengono nel nostro paese, più idonei a “mandare a casa” politicanti sempre più disprezzati dalle larghe masse.

Comincio anche ad avere l’impressione che perfino le trovate propagandistiche sul sostegno di Putin a Di Maio e Salvini, nella misura in cui appaiono una sorta di conferma del loro essere “antisistema”, comincino ad essere controproducentI per chi le adotta. Tutto ciò, ovviamente, non significa che la reale natura di questi due partiti nonché la funzione che svolgeranno sia conforme a quel che sembrano.

Anche sotto questo profilo, ci tocca ammettere che ben pochi, in Italia, pensano che la sinistra sia anti-qualcosa (forse anti-patica si!).

IL DISASTRO DI POTERE AL POPOLO

Si è già visto che Fassina, Civati, il movimento di Bersani e D’Alema più gran parte della CGIL e le più alte cariche dello stato come i presidenti delle camere “contano” (ovviamente questo meccanicismo è ironico) appena 10mila voti o poco più: questa è la differenza tra i risultati di Liberi e Uguali e quelli di SEL nel 2013.

Nel 2008 si manifestò la catastrofe della sinistra italiana (presente nel parlamento dal tardo ‘800) che divenne extraparlamentare: la Sinistra Arcobaleno. Si trattava in sostanza del PRC, del PdCI, Verdi e SEL più un certo contorno di “movimento”, qualche centro sociale, ecc. Presero poco più di 1milione di voti, pari a circa il 3%. In seguito, SEL -come già detto- ha passato i suoi guai. 

Nel 2013 si presentò Rivoluzione Civile: ancora PRC e PdCI, Verdi, Italia dei Valori, associazionismo, “movimenti” e centri sociali. Si ottenne un risultato peggiore della catastrofe del 2008: oltre 760mila voti (3/400mila in meno di quelli precedenti) pari al 2,2%. L’italia dei Valori, come i Verdi, si è volatilizzata nel frattempo. Ingroia -e qualche altro candidato- era una figura meramente simbolica, rappresentativa, per quanto rispettabile, come dimostra il fatto che oggi prende lo 0,02%.

Questa volta troviamo P.alPO: di nuovo PRC, PCI (ex PdCI unitosi ad alcuni compagni di Rifondazione), troschisti, il centro sociale dell’ex manicomio di Napoli più alcuni altri centri sociali e settori di “movimento”. Ad arricchire la compagine, per la prima volta, troviamo un importante sindacato di base (la USB), il movimento Eurostop, la Rete dei Comunisti. La coalizione ha ricevuto anche la benedizione di De Magistris. P.alPO ha ottenuto meno della metà dei voti di Rivoluzione Civile, riscuotendo l’1,1% dei consensi. 

Se volessi essere cattivello, dovrei dire che la lettura politica del risultato di P.alPO è inferiore all’1%. In primo luogo, perché c’è un caso locale a Napoli città (benchè si tratti di risultati in perdita anche lì), dove per fattori specifici in alcune zone P.alPO ha preso anche il 5/6% dei voti. In secondo luogo, è un giudizio obiettivo, in molte regioni la lista del compagno Rizzo non era presente. È ragionevole supporre che una minoranza di elettori di P.alPO avrebbe potuto votare per quella lista se ci fosse stata.

In ogni caso, la progressione va considerata nel seguente modo: nel 2008 la catastrofe con oltre 1milione di voti, nel 2013 un ulteriore disastro con 765mila voti ed oggi appena 380mila voti. Per la prima volta, meno di quanto hanno complessivamente preso i fascisti conclamati.

Ecco, forse, da dove nasce l’impressione di essere circondati da una “marea nera”: il problema vero, invece, è la serie ininterrotta di sconfitte e arretramenti della sinistra alternativa. 

Cos’altro dire? Speriamo che qualcuno capisca -come molti, in numero crescente, invocano da anni e decenni- che ci vuole un ripensamento ed un rinnovamento profondo, ampio della sinistra. Si pensi, in ogni caso, che appena nel 2006 PRC e PdCI insieme raccoglievano oltre 3milioni di voti: tra il 2008 e il 2018 sono diventati circa un decimo.

ALLEGRI UBRIACONI

Non tutti condividono il giudizio che il risultato di P.alPO sia stato un nuovo, ulteriore disastro della sinistra di alternativa. Mi hanno detto, infatti, che stanotte sono apparsi in TV Viola Carofalo e il segretario nazionale del PRC i quali zompavano e ballavano davanti alle telecamere, festeggiando insieme a molte altre compagne e compagni in un’osteria di San Lorenzo (sempre meglio del locale chic di via Veneto scelto da Bertinotti nel 2008), il quartiere universitario di Roma.

Quest’episodio conferma la simpatia che ho per loro, ci si sta molto bene insieme, suppongo. Festeggiavano il risultato elettorale (ossia l’1% con la metà dei voti riscossi cinque anni fa), come ha spiegato anche il capo politico, dichiarandosi molto soddisfatta dell’esito. Prima si diffonde a piena voce la paura di una marea nera e razzista e poi ci si dichiara soddisfatti dell’1% dei voti. 

Bah! Preferisco astenermi da aggettivi e giudizi. Tuttavia non posso dire “contenti loro”, perché mi fanno venire il dubbio -se le reazioni sono queste- che questa disastrosa situazione sia proprio il loro scopo. Mi fanno temere l’avvitamento in una spirale di isolamento, autoreferenzialità, scollegamento dalla realtà che rende ancor più stridente il contrasto tra questo modo di concepire la lotta politica e elettorale con quello che fu del PCI.

Non a caso, del resto, queste posizioni si affiancano a giudizi sprezzanti proprio sul PCI e a dichiarazioni di rifiuto degli ideali socialisti e comunisti, come quelle fatte dal capo politico di P.alPO, pubblicamente, pochi giorni fa. 

Noi comunisti non abbiamo bisogno di lezioni unitarie, tuttavia è bene uscire dalle ambiguità e dalle doppiezze e scegliere con chiarezza cosa fare e da che parte stare. Io proporrei dalla parte del PCI, della via della costruzione di un Partito di avanguardia, di massa e di classe, radicato nella società e capace di intendere -in termini moderni e futuri- gli insegnamenti di Gramsci e Togliatti.