di Bruno Steri | da http://web.rifondazione.it
Merita di essere integralmente trascritto il ragionamento fatto da Renato Brunetta ieri mattina nel corso della trasmissione televisiva Omnibus, dunque poco prima che il Senato si apprestasse a votare la modifica dell’art.81 della nostra Costituzione inserendovi l’obbligo di pareggio di bilancio (un intervento che Gianni Ferrara definisce oggi una vera e propria “regressione costituzionale” e che è previsto nel cosiddetto Fiscal compact, il Patto fiscale imposto ai Paesi dell’Eurozona).
Argomenta il Brunetta: “Siamo concreti. Oggi saremo chiamati a ratificare il Fiscal compact, cioè le regole sulla disciplina di bilancio che renderanno ancor più ferrei i parametri di Maastricht. Ebbene, di Fiscal compact, di austerity si può anche morire: per questo ritengo che si debba ridiscutere tale patto, che sia giusto accettare una disciplina fiscale se e solo se contemporaneamente si varano misure per la crescita economica. Cosa che né lì (a Bruxelles) né qui (in Italia) sembra all’ordine del giorno.
Non sto dicendo che dobbiamo fare le cicale; dico che ci sono delle follie, di cui in genere non si è a conoscenza e che non dovrebbero essere avallate. Si tratta di cose che spiego ordinariamente ai miei studenti. La Germania è in surplus per ciò che concerne il suo import/export, vanta un avanzo commerciale del 5,9%. Se ci fosse il marco, si rivaluterebbe in corrispondenza: visto che esporti tanto, la tua moneta si rivaluta di un eguale ammontare e il conto delle bilance commerciali tende a tornare in equilibrio. Poiché invece c’è l’euro, che è fisso, la Germania e le sue esportazioni possono godere di una moneta (l’euro) sottovalutata appunto di quel 5,9%. Ciò vuol dire che l’Eurozona finanzia a tasso zero il debito tedesco: la Germania emette titoli, rinnova il suo debito (che, pur essendo l’84% del Pil, in cifra assoluta è assai consistente: 2.000 miliardi di euro) praticamente a rendimento zero. Mentre la Spagna paga il 6% di interessi, l’Italia il 5 e rotti. Insomma, l’Eurozona finanzia il surplus commerciale e il debito pubblico tedeschi. Per questo, prima di ratificare il Fiscal compact, bisogna ridiscutere la redistribuzione della ricchezza in Europa nonché i vantaggi e gli svantaggi dell’euro. Aggiungo un’altra notizia. Per l’approvazione del Fiscal compact, la Corte Costituzionale tedesca ha imposto la maggioranza qualificata dei 2/3: e non è sicuro (a proposito di sinistre) che nel Parlamento tedesco si consegua tale maggioranza. Inoltre, sul piano continentale, per il varo del Fiscal compact servono 12 ratifiche sul complesso dei Paesi dell’Unione: al momento i 12 Paesi non ci sono. Lo dico perché è questo il momento di imporre alla Germania una profonda revisione della sua strategia miope e egoista. Ormai lo dicono tutti: dal Financial Times a premi Nobel come Krugman. Cosa vuol dire? Ad esempio, vuol dire Eurobond. Se la Bce dicesse di voler comprare titoli pubblici spagnoli (se solo lo dicesse, anche senza farlo) – come fa normalmente la Federal Reserve statunitense – il rendimento dei bonos scenderebbe subito della metà, dall’attuale 6%. E’ paradossale che sia il Parlamento tedesco a poter mettere in discussione la politica tedesca in Europa, quando dovremmo noi farci sentire!”.
Sin qui Renato Brunetta: con un discorso che non fa una piega. A farlo, avrebbe tranquillamente potuto essere un qualsiasi esponente della Federazione della Sinistra! E invece stamane, a mettere un po’ di pepe nelle soporifere discussioni televisive, ci ha dovuto pensare un furbone, ex ministro berlusconiano (astutamente impegnato a rilanciare, glissando sulle gigantesche responsabilità del centro-destra). Davanti a lui, un esangue Colaninno, impacciato e preoccupato di proteggere la reputazione del governo Monti, e un Sansonetti elucubrante di “sinistra” e “Novecento da superare”. Lungi da me, in un momento come questo, qualunque inutile inasprimento polemico. Dico solo che se la sinistra fatica a trovare una bussola, qualche ragione di sostanza ci deve pur essere… Nel frattempo, il nostro Parlamento ha votato a larga maggioranza (Pdl compreso, malgrado l’arringa di Brunetta) il Fiscal compact e, con esso, il pareggio di bilancio. Il neoliberismo entra dunque in Costituzione: e mentre, così facendo, si mette il bavaglio alla spesa pubblica, il Fondo Monetario Internazionale preconizza recessione per i prossimi cinque anni. Sinistra europea, sindacati europei, per favore battete un colpo!