di Gianni Montesano | da www.oltremedianews.com
“Serve una rivoluzione civile e io sarò della partita”. Antonio Ingroia scende in campo al fianco del movimento arancione di Luigi De Magistris che incassa e ricambia: “combattiamo contro la borghesia mafiosa e se dobbiamo scegliere fra i magistrati di Palermo e chi fa ricorso contro la loro ricerca di verità e giustizia, noi stiamo con i Magistrati di Palermo”.
Teatro Eliseo, Roma. Aria delle grandi occasioni. Il sindaco di Napoli presenta il suo movimento, “il nostro movimento” – precisa – “per riscoprire la questione morale, senza compromessi, per la difesa della Costituzione e della legalità”. Sala gremita anche negli spalti superiori, parterre di rilievo: Oliviero Diliberto, Antonio Di Pietro, Paolo Ferrero, molti esponenti di Pdci, Rifondazione, Verdi, Alba. Tutti a scrutare e sezionare le parole dell’ex pm napoletano. Lui sceglie di farsi anticipare da una folta rappresentanza “arancione” con interventi scanditi a colpi di gong. Ci sono Oliviero Beha e Loris Mazzetti della Rai; Maso Notarianni di Emergency, e una lunga sequenza di associazioni e “società civile” dai salvaciclisti agli animalisti, passando per il regista napoletano ex detenuto Di Vaio al web designer di Ninja marketing.
Il tema della legalità è il filo conduttore che tiene insieme il mondo civico di De Magistris e Antonio Ingroia che, in collegamento telefonico dal Guatemala, guadagna la standing ovation quando annuncia la sua discesa in campo al fianco degli arancioni.
“L’Italia – ha detto Ingroia – ha bisogno di voi per lasciarsi alle spalle un ventennio berlusconiano devastante che ha portato ad un’egemonia politico-culturale che ha lasciato solo macerie nella credibilità delle istituzioni e nel principio di giustizia. Di fronte a tutto questo – ha continuato – c’é bisogno di una scossa, di una società civile, serve un atto di coraggio e di responsabilità perchè si deve salvare il Paese che ormai è sull’orlo del precipizio”. E poi: “per troppi anni la verità è stata cancellata dalla menzogna della cattiva politica. Dobbiamo liberare l’Italia dalla mafia e dalla corruzione – ha aggiunto il magistrato – facciamo la nostra rivoluzione civile e dico la nostra perché io sarò della partita. Dal Guatemala o dall’Italia io sarò con voi”.
De Magistris prosegue sulla scia di Ingroia e presenta il suo movimento come “lista orizzontale della società civile” e poi chiarisce “non contro i partiti, ma a fianco di essi per riportarli a come erano quelli di Gramsci e Berlinguer, perché siamo arancioni ma a me piace il rosso, quello vero, piace sempre”. Non a caso a margine dell’iniziativa il sindaco ha rifilato una pesante stoccata ai partiti personali “quelli alla Casini, Di Pietro, Fini”, una sferzata che non sarà certo piaciuta al leader dell’IDV.
“La prima legge da fare sarà l’abolizione del segreto di Stato sulle stragi e sulle vicende di mafia perché bisogna sconfiggere quella borghesia mafiosa che ormai è in grado di arrivare ovunque, nell’economia, nella politica e persino nella magistratura”. Ha affermato il leader del nuovo movimento. E poi un invito alla partecipazione, alle proposte dal basso da e per il territorio. Tanta legalità ma poca politica. Chi si aspettava la definitiva scelta di campo del sindaco è rimasto deluso. De Magistris non tocca il tema delle alleanze, non parla della collocazione degli arancioni rispetto al centrosinistra, non sfiora nemmeno il tema del rapporto con altri soggetti politici, a partire da quelli che gli sono di fronte in platea. Questo è il giorno del “suo” movimento e mostra le forze in campo. Mena fendenti verso il Quirinale, colpevole di essersi messo di traverso nell’inchiesta Stato – mafia; ma non assume mai un atteggiamento di attacco frontale né contro Monti (abbondantemente criticato negli interventi che lo hanno preceduto) né tantomeno pronuncia una parola nei confronti del Partito Democratico e della coalizione guidata da Bersani. L’impressione è che i giochi non siano ancora chiusi, che l’accelerazione verso il voto a febbraio abbia imposto prudenza rispetto alla collocazione degli arancioni nello scacchiere dell’offerta politica del 2013. Anche stavolta De Magistris non ha calato tutte le carte.
I commenti politici dei presenti sono discordanti, Ferrero ripete il mantra della costruzione del quarto polo “alternativo al PD” mentre sia Di Pietro che Bonelli parlano della possibilità di un percorso comune per un’alleanza di governo. Il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto ritiene il movimento arancione “un’esperienza interessante che allarga la presenza della sinistra nel nostro Paese” e auspica un dialogo costruttivo con il centrosinistra.
Insomma, nei cantieri della sinistra si lavora a pieno ritmo e i prossimo giorni saranno decisivi per capire come si arriverà al voto.