Appello al Movimento 5 Stelle

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Il voto del 4 marzo scorsa ha sancito la vittoria di quei settori sociali strozzati dal liberismo e dai suoi strumenti politici: l’Unione Europea ed i governi di centrodestra e centro sinistra.

Il governo gialloverde ha rappresentato la speranza del cambiamento.

L’azione di governo ha fatto cose buone e cose discutibili, tuttavia, qualche cosa per la prima volta è andato a favore delle classi popolari e dei lavoratori. In questa esperienza sono emerse lacune, errori politici, di organizzazione interna e di cultura politica e, soprattutto, la mancanza di un progetto di una visione di fase da parte del M5S.

Queste mancanze hanno permesso a Salvini di fagocitare il movimento e alla fine la stessa esperienza di governo.

Al M5S si presentano due sole strade: formare un nuovo governo con le forze che si dichiarano disponibili, allo stato Pd e LeU, ovvero con le forze più radicalmente europeiste presenti e radicate in una sezione del paese ancora più ristretta, oppure ripensare, alla luce dell’esperienza, la propria funzione e ruolo, definire una identità politica precisa e scegliere la parte da difendere, ed andare al voto.

La Direzione del Pd ha elencato cinque punti per un governo da proporre al M5S.

Si tratta di un’agenda rovesciata, proposta da chi in questi anni è stato il garante degli equilibri che hanno spinto milioni di persone sulla soglia della povertà e prodotto la crisi senza sbocco in cui ci troviamo.

Un’agenda che ha al primo posto la lealtà all’Unione Europea, cioè al guardiano della riduzione dell’offerta ospedaliera, dei tagli alla scuola, dell’infinita flessibilizzazione lavorativa, di ogni abbattimento nell’offerta di servizi, treni, case, spazi pubblici che abbiamo subito. In sostanza si tratta di un attacco alla Costituzione.

Che quest’agenda poi nomini diritti, libertà, democrazia, crescita e sostenibilità è pura menzogna.

Per cambiare davvero le ricette economiche, come scrive il Pd, c’è bisogno di ben altro: bisogna chiudere con l’austerità, eliminando il pareggio di bilancio in Costituzione, e porre al centro il pieno impiego, diritti del lavoro, retribuzioni dignitose e redistribuzione della ricchezza, aumentare drasticamente lo spazio del capitale pubblico.

All’Italia non serve un governo espressione dei soliti interessi, delle solite politiche. Serve mettersi al lavoro per superare gli storici problemi del paese, aggravati e non risolti dall’abbraccio europeo: una mai riuscita unificazione ed un dualismo sociale e territoriale che si riproduce tra Nord e Sud, aree costiere e interne (che si stanno spopolando rapidamente), aziende e ceti rivolti all’esportazione e altri catturati dal sempre più asfittico mercato interno.

All’Italia serve una nuova alleanza sociale e territoriale, non regionalismi egoistici. Non serve una riforma fiscale a vantaggio dei pochi ma progressivo e attento ai molti.

All’Italia serve una idea di Stato, di Nazione, di Popolo così come enunciato dalla Costituzione del ’48.

Per queste ragioni facciamo appello ai generosi militanti del Movimento Cinque Stelle, perché rifiutino l’abbraccio mortale del Partito Democratico anche al costo di passare senza indugio al responso delle urne.

Abbraccio che sarebbe mortale per il paese ed il M5S stesso ed un regalo a Salvini.

Bisogna guardare con coraggio al presente ed al futuro.