Affossato l’art.18. E adesso?

di Fabio Nobile | da fabionobile.wordpress.com

lavoratori-e-disoccupatiIl Senato ha approvato da pochi giorni la cosiddetta riforma del mercato del lavoro e la sostanziale cancellazione dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori. Aumento della precarietà in entrata, sostanziale libertà di licenziare, riduzione complessiva degli ammortizzatori sociali. Un fatto su cui l’assunzione di responsabilità delle forze politiche che l’hanno votato non può rimanere inevasa.

Dopo il pareggio di bilancio che rende inesigibili i diritti contenuti nella Costituzione, ora l’attacco al cuore dello Statuto dei lavoratori. C’è ancora la discussione alla Camera, ma ormai pare sia solo questione di tempo. Come se non bastasse e fuori dai riflettori, in commissione affari istituzionali del Senato è stato approvato il disegno di legge, sostenuto da ABC, che riduce i parlamentari, aumenta i poteri del premier svilendo quelli del Parlamento, introduce la sfiducia costruttiva. Un altro colpo mortale alla Costituzione. Il tutto in attesa della ratifica del “Fiscal compact”, ovvero la resa incondizionata del nostro Paese alle imposizioni della BCE .

Quello che si sta colpendo è il patto sociale contenuto nella Costituzione e già oggi, ce lo dobbiamo cominciare a dire, la nostra non è più la Costituzione nata dalla Resistenza. Il patto costituente che si sta mettendo in atto esclude i lavoratori e sposta gli equilibri in maniera inequivocabile. Tutto ciò avviene con un livello di mobilitazione risibile, con una CGIL ferma e un dibattito politico surreale.

E’ certamente di grande interesse la sfida lanciata dalla FIOM alle forze politiche il prossimo 9 giugno. E’ da capire fino a che punto si spingerà. Certamente, quello che dovrà fare è mettere a nudo la debolezza dell’attuale quadro e la necessità di costruire un salto. Il salto dovrà connettere il presente con il futuro. L’accettazione passiva di discutere del futuro come se il presente fosse una parentesi neutrale è poco credibile; è come accettare la logica del senso di responsabilità dei partiti più grandi, mentre a sinistra si può recitare la parte dell’opposizione. Qui c’è poco da recitare: Le scelte del presente, è bene averlo ben chiaro nella testa, ipotecano inesorabilmente quelle del futuro.

Da questo punto di vista sono passati venti giorni dalla manifestazione del 12 maggio che ha dato nuovo slancio alla Federazione della Sinistra, la quale, però, non ha trovato il tempo di riunire i propri organismi per discutere di come proseguire la sua iniziativa. Non si può più indugiare.

Siamo in una fase di grandi mutazioni: o influenziamo il quadro o ne saremo inesorabilmente influenzati. O si continua a lavorare ad una grande apertura nell’iniziativa o il rischio d’isolamento ci condannerebbe alla marginalità e alla subalternità qualunque sia la scelta sul piano elettorale.

Importantissimo è il lancio della campagna per i Referendum sull’art.18 dello Statuto dei lavoratori, così come fondamentale è quella sull’art.8 dell’ultima finanziaria di Berlusconi che, sostanzialmente, ridimensiona drasticamente il contratto nazionale del lavoro. Va promosso con un fronte molto largo, ma non basta.

E’ necessario incalzare con una forte iniziativa di mobilitazione unitaria la sinistra politica, sindacale e sociale che in parte è stata firmataria dell’appello per la manifestazione del 12, e con essa far pagare un prezzo politico al PD per le sue scelte.

Perché ai voti di fiducia contro i lavoratori, un’alternativa c’era e c’è: staccare la spina al Governo. E anche per noi che ciò avvenga o no non può essere la stessa cosa.