A partire alla piattaforma FIOM costruire l’unità delle forze comuniste, di sinistra e democratiche

milano 060712

DAI “COMUNISTI IN FESTA” A MILANO, UNA PROPOSTA CONCRETA DI LAVORO UNITARIO

Venerdi 6 luglio, Milano. Lungo le strade che portano alla Cooperativa Labriola, sui piloni, sui cancelli, in via Falk, s’innalzano le bandiere rosse e comuniste del PdCI. Dopo tanto caldo, d’improvviso, in questo venerdì, si leva un vento impetuoso e la pioggia si rovescia violenta sugli spazi dei “Comunisti in Festa”. Piove sulla cucina, sui tavoli imbanditi, sullo spazio “musica e spettacoli”. Piove, ma le compagne e i compagni non smettono di lavorare, di servire la cena negli spazi coperti (ottime le penne alla Norma, siciliane, cucinate dal compagno-professore Wladimiro Merlin, milanese!). Il vento porta via ogni cosa e i dirigenti e i militanti della Federazione PdCI di Milano debbono ancor più correre, organizzare, impegnarsi. Le bandiere con la falce e il martello, zuppe d’acqua, si piegano su se stesse ma non cedono, ed è la metafora esatta della fase difficile che vivono i comunisti. Il vento, la pioggia, sono intensi, ma la Festa è ancora piena di cittadini, di milanesi, di un piccolo popolo (bagnato) di sinistra e comunista. 

Alle ore 21.00 è previsto il dibattito. Si tiene ancora? Certo che si tiene! Di corsa, sotto gli scrosci d’acqua, i compagni trasferiscono le sedie, le bandiere, i tavoli, i microfoni in uno spazio coperto; al microfono sono chiamati i relatori, dispersi nel diluvio; più volte è diramato il messaggio che il “confronto a sinistra” si terrà lo stesso, anche nell’inclemenza del tempo. Tra i tavoli, nella Festa, i militanti avvisano – uno ad uno – i commensali, i compagni, gli amici, che “ il dibattito sta per iniziare”. E alle 21.45, in ritardo di tre quarti d’ora ma miracolosamente, il dibattito inizia.

Il titolo è chiaro: “La crisi e il governo Monti. Quale unità, quali prospettive per la sinistra?”. Wladimiro Merlin, della Direzione Nazionale del PdCI, lasciate le vesti del cuoco, introduce la discussione. “ La crisi – dice Merlin – colpisce in modo ormai violentissimo le condizioni di vita dei lavoratori. E’, probabilmente, la crisi più profonda della storia della Repubblica. In fabbrica si soffre particolarmente, poiché il padrone è tornato ad essere quello, spietato, dell’ottocento; un padrone senza più freni e paure, pronto a levare in alto la frusta dell’ordine capitalista e del ricatto padronale. Ma il disagio, le sofferenze degli altri lavoratori non sono da meno; io insegno – continua Merlin – e posso testimoniare come la durezza della fase si riversi con uguale violenza anche sui professori, sui lavoratori della scuola. La scuola è oggi uno dei punti alti dell’attacco capitalista ed è come se il governo Monti, proseguendo il progetto di destrutturazione avviato dalla Gelmini, facesse l’occhietto al capitalismo italiano, notoriamente incurante, ostile all’investimento culturale, scientifico, tecnico. La miseria dilaga – continua Merlin – ed il processo di depauperrizzazione va di pari passo a quello di consunzione degli assetti democratici conquistati dalla lotta di Liberazione e dalle grandi lotte per la democrazia, i salari e i diritti condotte dal PCI e dalla CGIL per tutti gli anni ’50, ’60 e ’70 in questo Paese. Ciò che serve è chiaro a tutti: l’unità delle forze comuniste, di sinistra e democratiche; un programma che liberi il popolo italiano, la classe, dalle catene di Maastricht, dal dominio della BCE e apra la possibilità dell’ alternativa, che ci porti ben oltre il governo Monti e oltre il liberismo selvaggio che vuole imporci il FMI e la BCE. Ma quest’unità tra forze comuniste, di sinistra e democratiche, pur così palesemente necessaria, non è facile a farsi. Questo è il tema di questa sera. Queste sono le questioni che poniamo ai nostri oratori, ai nostri ospiti. E, proprio per tutto ciò che ho detto, vorrei innanzitutto sentire Enrico Ceccotti, responsabile nazionale delle Politiche industriali del PD, un “braccio” del Dipartimento nazionale Lavoro del Partito democratico”.

Al dibattito organizzato dal PdCI milanese partecipano i rappresentanti nazionali di SEL, dell’IDV, della Federazione della Sinistra e, dunque, particolarmente atteso è l’intervento del dirigente nazionale del PD, “ un dirigente vicino all’ala socialdemocratica, di sinistra, di Fassina”, si sussurra tra il pubblico. E “il compagno Ceccotti” non delude le aspettative. “ E’ del tutto evidente – afferma il dirigente PD – che siamo di fronte ad un tentativo scellerato della grande speculazione finanziaria – internazionale e nazionale – volto a subordinare a sé l’economia reale, quella produttiva, industriale. Com’è vero che siamo di fronte a politiche, persino a ordini secchi, dell’Unione europea volti ad imporre nel nostro continente un ordine neoliberista duro e antipopolare. In questo quadro generale il debito pubblico italiano era e rimane un macigno enorme da cui liberarsi. Questo è stato ed è ancora il compito del governo Monti che, tuttavia, ha portato avanti questo disegno imboccando una sola strada: quella del sacrificio delle masse popolari, escludendo dal contributo solidale le grandi ricchezze, le grandi fortune. E’ chiaro che, dopo il governo Monti, non potrà esserci un altro governo Monti, ma – come afferma lo stesso Bersani – dovrà formarsi un esecutivo come espressione politica di uno dei due poli politici italiani: o centro destra o centro sinistra. Naturalmente, noi ci stiamo battendo affinché vinca una nuova coalizione di centro sinistra e democratica, capace di uscire dalla crisi, dal debito, dal “pericolo Grecia” e – insieme – di redistribuire il reddito alle masse popolari. Capace, anche, di rilanciare una politica industriale che sostenga l’impresa e rilanci il ruolo pubblico nel progetto economico generale.”

Tino Magni, segretario regionale SEL della Lombardia, già dirigente nazionale della FIOM, tenta un volo alto: “ Bisogna partire dalle questioni strutturali, altrimenti non riusciamo a capirci, a capire. Ciò che caratterizza la fase è una crisi classica di sovrapproduzione; il sistema macchinico capitalista è oggi in grado di produrre molto, molto di più di ciò che i mercati possono assorbire; come sappiamo, ciò richiederebbe, oggettivamente, una diminuzione generalizzata dell’orario di lavoro e un aumento dei diritti e dei salari, al fine di riaprire i mercati interni, cogliere l’obiettivo di ridurre drasticamente la disoccupazione e l’inoccupazione e rimettere in moto un circolo economico virtuoso, capace di ridistribuire la ricchezza. Tuttavia, ciò è impossibilitato dalle attuali contraddizioni intercapitalistiche internazionali, dalla natura di fase del capitalismo ( feroce nella ricerca del profitto fino alla rinuncia pregiudiziale, dogmatica, del compromesso con il lavoro) e, per i popoli europei, dalla totale inclinazione iperliberista dell’Unione europea. Ha ragione il compagno Merlin, che ha introdotto: occorre l’unità delle forze di sinistra e democratiche; occorre che in Italia si superi non solo il berlusconismo ma, ora, anche il “montismo”. Lo diciamo, specialmente, al PD, al compagno Ceccotti che è qui con noi, stasera: il PD ha una responsabilità grande e grave per la difesa della democrazia e per il rilancio di una politica riformista. Non deve cedere, il PD, alle sirene liberiste, al montismo, alle suggestioni delle Grosse Coalizioni. E’ tempo di dare una risposta in positivo allo sconcerto e alla sfiducia di massa. Se non riusciremo a costruire un argine democratico, a rimettere al centro le questioni essenziali del lavoro, dei diritti civili e dell’ambiente, altre onde populiste potranno levarsi, onde che sotto il manto dell’antipolitica già nascondono tendenze oscure e inquietanti. Per il PD è tempo di scegliere, di dotarsi di un’ identità più certa e di un progetto strategico. Pena non solo la sua stessa crisi, ma – soprattutto – la crisi definitiva della nostra democrazia. Per questo mi sento di lanciare un appello al PD: recuperate la vostra natura democratica e il vostro ruolo di partito di massa vicino ai lavoratori. Non solo vicino all’impresa e al capitale”.

E’ la volta di Maruska Piredda, responsabile regionale, per l’IDV della Lombardia, del dipartimento Lavoro e Welfare. La Piredda ragiona in modo lucido, tagliente : “Siamo all’opposizione del governo Monti, come sapete. La nostra non è certo un’opposizione pregiudiziale; anzi, all’inizio, abbiamo sostenuto Monti. E’ la lunga teoria di attacchi alla democrazia e alle condizioni di vita dei lavoratori che ci hanno spinto all’opposizione. L’attacco alle pensioni, l’IMU, la svendita del patrimonio pubblico, le spese militari, la mancanza della patrimoniale: tutto ci dice che questo governo è appiattito sulle politiche antisociali dettate dall’Ue, che non ha un sussulto di autonomia dalla BCE, che vuol far pagare tutto il debito ai salariati, agli stipendiati, ai pensionati e alle famiglie italiane. Così, il PD, rischia di perdere completamente la propria natura di forza democratica e sociale, regalando il Paese alle destre e ai padroni esterni, quelli che ci dicono cosa fare, come muoversi, dagli USA a Bruxelles. Non è già questa la famosa “fine della Grecia”? La nostra critica al PD nazionale è severa, anche se questa critica deve essere vissuta come uno stimolo sincero, da parte del gruppo dirigente del Partito Democratico, per cambiare, affinché la nostra gente, il popolo, i lavoratori, abbiano di nuovo un punto di riferimento a cui credere. Non posso che associarmi, da questo punto di vista, all’appello lanciato dal rappresentante di SEL: amici del PD, avete una grande responsabilità: quella di non far precipitare l’Italia nel burrone buio di altre, perniciose, avventure politiche. Tocca a voi, innanzitutto, scegliere da che parte stare: con la democrazia e i lavoratori, attraverso l’unità delle forze del centro sinistra; o con i distruttori della democrazia, attraverso la rottura dell’unità tra le forze democratiche e di sinistra. Noi abbiamo già scelto: siamo per la democrazia e l’unità, per il cambiamento”. 

Le conclusioni al compagno Fosco Giannini, della segreteria nazionale del PdCI. “ Ho un’avversione culturale, persino estetica, per ogni forma di retorica e liturgia – esordisce Giannini – ; se, dunque, inizio ringraziando le compagne e i compagni per aver organizzato e sostenuto questa Festa dei Comunisti qui, a Milano, è perché, oggi, tenere alta la bandiera con la falce e il martello, tenere vivo l’ideale del comunismo, tenere vive la lotta antimperialista e anticapitalista, in questa pessima Italia di questa fase sociale e politica è, di per sé, un atto di grande coraggio e dignità, l’atto più denso di generosità e solidarietà, l’atto più lontano da quelle forme di individualismo personale e carrierismo politico oggi imperanti e vigenti. Grazie alle compagne e ai compagni, dunque, per aver corso anche in questa serata di pioggia e permesso, col loro lavoro, che tutto si confermasse: Festa, cucina, dibattito…

In questa fase il nostro Partito, il PdCI, ha lavorato molto nei territori, nelle piazze, davanti alle fabbriche e ai luoghi di lavoro. Siamo stati in 150 piazze a raccogliere firme per la petizione in difesa dell’articolo 18; abbiamo organizzato iniziative pubbliche e di lotta nella città dai cantieri navali in crisi ( Ancona, Castellamare di Stabia, Viareggio); abbiamo costruito iniziative nelle città dalle grandi fabbriche in crisi ( a Piombino, a fianco dei lavoratori delle acciaierie Lucchini, nella Carbonia-Sulcis, di fronte all’Alcoa, a Melfi, di fronte alla Fiat); abbiamo denunciato e messo in campo le lotte contro le prepotenze e gli orrori dei padroni come la famiglia Marzotto, che ha costruito, impunita, la fabbrica dei tumori ( la Marlane) in Calabria. Siamo stati a Cameri, dove montano gli F-35, per dire, in piazza, sotto le nostre bandiere, dal nostro gazebo, che è una vergogna tirare la cinghia ai lavoratori, distruggere il sistema pensionistico pubblico, la sanità pubblica, la scuola e poi sottomettersi ai voleri degli USA e della NATO sborsando 20 miliardi di euro per acquistare gli F- 35 nordamericani, per poi piazzarli, nelle basi miliari collocate in Italia, in preparazione dell’attacco USA e NATO contro la Siria e l’Iran. Siamo stati a Catania, all’aeroporto Fontanarossa, per un sit-in e una conferenza stampa contro i droni e i radar di Sigonella. E in tante altre città d’Italia, in tante altre piazze a denunciare gli attacchi ai lavoratori di questo governo Monti, a denunciare l’attacco contro l’articolo 18, l’orrore sociale insito nell’articolo 8. Noi comunisti abbiamo, stagliate nella nostra memoria storica e nella nostra coscienza politica, due parole, decisive, essenziali : “lotta” e “ unità”. Lottiamo, dunque, in ogni dove e per quello che oggi le nostre forze ci permettono, a fianco dei lavoratori e contro i progetti di guerra imperialista che il governo Monti sussume dai disegni degli USA e della NATO. Nel contempo, attorno a queste nostre lotte, tentiamo di costruire le più vaste alleanze, di sinistra e democratiche. In questi mesi, da febbraio ad oggi, per ogni iniziativa che abbiamo messo in campo abbiamo innanzitutto cercato di costruire unità. Con la FIOM, con i compagni e le compagne di SEL, con l’IDV, con i movimenti di lotta contro la guerra e contro le basi NATO, con le esperienze sindacali più avanzate. L’unità è necessaria, vitale, imprescindibile, poiché l’attacco del capitale contro le condizioni di vita e gli assetti democratici residui di questo Paese, è un attacco senza precedenti. Ovunque, il trinomio FMI, BCE e “nanocapitalsimo” italiano gettano “napalm sociale”. A Melfi abbiamo parlato non solo con i tre operai licenziati da Marchionne perché quadri della FIOM e inutilmente reintegrati al lavoro dal pretore di Potenza; abbiamo anche incontrato quell’operaio di Melfi perseguitato da un caporeparto Fiat che l’ha minacciato di tagliargli la testa e portarla nella piazza centrale di Potenza, se l’operaio avesse continuato a denunciare le prepotenze antioperaie in fabbrica. Di tagliarli la testa “ perché tu non sai chi sono io, di che famiglia sono” : famiglia mafiosa, mafia e potere capitalista uniti, mafia al servizio del dominio del capitale. Di fronte all’Alcoa abbiamo parlato con gli operai in sciopero, che ci hanno detto: “ Questa fabbrica di alluminio è di una multinazionale USA; da 15 anni piglia fiumi di soldi dal governo italiano; ora gli americani hanno deciso di delocalizzare in qualche paese dell’est e di mandare a casa tutti i mille operai dell’Alcoa, di gettare nel lastrico mille lavoratori della provincia già più povera d’ Italia: la Carbonia- Sulcis. Noi lavoratori, di fronte a tutto ciò, a tanta prepotenza, crediamo che una sola cosa sarebbe da fare: nazionalizzare l’Alcoa!”.

Questa è la condizione sociale reale; è in questo quadro che nasce il disegno strategico di Monti e del montismo: costruire in Italia, per la prima volta dal secondo dopoguerra, un ordine liberista conseguente, organico e strutturato, volto a cancellare non solo l’articolo 18, ma l’intero Statuto dei Lavoratori; non solo a destrutturare la scuola pubblica e la sanità, ma l’intero stato sociale, per “modernizzare” la società italiana rendendola simile a quella statunitense, fatta di violenza sociale intrinseca al sistema e miseria umana diffusa, di ricchezze enormi e povertà di massa.

Sappiamo cosa serve: lo ha detto il compagno Merlin nell’introduzione a questo dibattito, l’ha ripetuto il compagno di SEL e riproposto la nostra amica dell’IDV. Occorre unità, unità tra le forze di sinistra e democratiche. Occorre, quest’ unità, oggi più che mai, mentre il maglio della Commissione europea e della BCE si abbatte quotidianamente non solo contro la vita reale dei lavoratori e l’intero e ormai sterminato esercito dei poveri cristi, italiani ed europei, ma contro le stesse, ultime staccionate istituzionali e sociali ancora in piedi in difesa della democrazia. La stessa Costituzione nata dalla lotta di Liberazione è ormai sotto il fuoco incrociato della BCE, del FMI e del “nanocapitalismo” italiano, tanto meschino e straccione quanto feroce e antioperaio. E’ da questo punto di vista che valgono, sono oro politico, le parole pronunciate qui, questa sera, sotto questa pioggia che non ci ha impedito di unirci e parlaci, del compagno di SEL e dell’amica dell’IDV: unirci, unire la sinistra, chiedendo al PD di non farsi irretire nella trappola del montismo, ma di assumere la responsabilità che gli compete nel delineare e costruire un progetto alternativo al liberismo dell’Ue e alle politiche antioperaie del governo Monti. Noi, comunisti, lavoreremo, come abbiamo fatto in questi mesi, in ogni giorno di questi mesi, in ogni piazza, di fronte ad ogni vertenza, di fronte ad ogni bordata antisociale partita dal governo Monti, lavoreremo per costruire una vasta alleanza di sinistra e democratica; lavoreremo ovunque per unire – partendo dalle piazze e dalle lotte, – la FIOM, l’intera CGIL, SEL, l’IDV, i movimenti di lotta, impegnandoci allo spasimo, lottando, affinché il PD non venga sussunto nella nefasta mitologia della Grossa Coalizione, non venga fatto prigioniero da Passera o da Casini, dal montismo o dal berlusconismo “unitario” di ritorno; ma, ricordandogli da dove proviene, quali attese ancora suscita nei suoi iscritti e nel suo elettorato, dia il suo contributo essenziale per voltare pagina, abbandonare la stagione dei sacrifici a senso unico, quelli dei lavoratori, imboccando la strada – l’unica che potrà suscitare quel grande consenso di massa necessario per ricostruire diritti e democrazia – del cambiamento. Noi, comunisti del PdCI e della Federazione della Sinistra, ci siamo, e per quest’unità democratica e di sinistra tenacemente lavoreremo! La FIOM, come sapete, ha proposto una propria piattaforma sociale e politica, non solo sindacale, per il cambiamento. Bene: avanziamo a SEL, all’IDV, ai movimenti di lotta, alla FIOM stessa, a tutta la parte del PD che vuole starci, questa proposta concreta di lavoro, che parta sin da oggi, nelle Feste comuniste e dell’intera sinistra, ma che si sviluppi pienamente da settembre in poi: integriamo la Piattaforma FIOM con alcune altre proposte sociali ( la scuola, l’Università, il welfare…) e presentiamo ovunque, pubblicamente, in ogni piazza, in ogni città, in ogni paese, di fronte ad ogni fabbrica, ogni posto di lavoro, ogni Università, tale Piattaforma e attorno ad essa chiamiamo a discutere i dirigenti stessi della FIOM e della CGIL, gli operai, i lavoratori, gli esponenti nazionali, i quadri territoriali e i militanti di SEL, dell’IDV, del PD, dei movimenti di lotta, delle associazioni. Costruendo così, sul campo, dalla base territoriale, quell’unità e quella partecipazione di sinistra e democratica che oggi serve come il pane. Per i diritti, il ripristino della democrazia e della Costituzione, a partire dal suo primo articolo: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”.