Nato il vero volto del capitalismo

Il prossimo sabato 18 giugno sfileremo in corteo a Milano in una manifestazione unitaria contro la guerra imperialista della NATO/USA.

Il concentramento sarà in Piazza Cinque Giornate alle ore 15,30.

Il corteo si concluderà in Piazza Fontana.

Qualsiasi altra notizia di luoghi od orari diversi del concentramento sono privi di fondamento.

Aspettiamo tutti i compagni, senza preclusioni, che vorranno unirsi al corteo.

Per l’indipendenza dell’Italia!

Per la sovranità popolare!

Per la pace, la solidarietà e l’amicizia tra i popoli!

Fuori l’Italia dalla NATO e dall’Unione Europea!

Il dirigente comunista Pietro Secchia ebbe a dire, nel dicembre 1968, che “Il Patto Atlantico e gli impegni NATO sono anticostituzionali perché ledono gravemente la “sovranità” del popolo italiano, tolgono ai suoi governi la potestà di dirigere autonomamente la loro politica estera e vasti settori della stessa politica interna e trasferiscono tale potestà a un altro ente, e più precisamente a un altro paese: gli Stati Uniti d’America”.

A pensarla così non furono solo i comunisti italiani. Sandro Pertini, nel discorso al Senato del 7 marzo 1949 in cui votò contro l’adesione dell’Italia alla Nato, disse, fra l’altro, che “questo Patto è uno strumento di guerra. […] Questo Patto Atlantico in funzione antisovietica varrà a dividere maggiormente l’Europa, scaverà sempre più profondo il solco che già separa questo nostro tormentato continente. […] Una Santa Alleanza in funzione antisovietica, un’associazione di nazioni, quindi, che porterà in sé le premesse di una nuova guerra e non le premesse di una pace sicura e duratura. Noi siamo contro questo Patto Atlantico dato che esso è in funzione antisovietica. Perché non dimentichiamo, infatti, come invece dimenticano i vostri padroni di oltre Oceano, quello che l’Unione Sovietica ha fatto durante l’ultima guerra. Essa è la Nazione che ha pagato il più alto prezzo di sangue. Senza il suo sforzo eroico le Potenze occidentali non sarebbero riuscite da sole a liberare l’Europa dalla dittatura nazifascista”.

Nel 1949, in poche settimane, venero raccolte oltre sei milioni di firme contro l’adesione dell’Italia al Patto Atlantico (con la popolazione odierna l’equivalente è di quasi otto milioni!); mezzo milione solo nella città di Milano.

Presentata come un’alleanza difensiva volta a proteggere l’Occidente capitalista dall’Unione Sovietica, in realtà scopo principale della NATO, fin dalla sua origine, è stato quello di garantire la supremazia e il predominio mondiale al governo degli Stati Uniti d’America. In nome di questo scopo essa ha condotto crimini di ogni genere (spionaggio, terrorismo, colpi di Stato, guerre) volti a controllare o rovesciare governi (senza discriminazione alcuna fra quelli alleati o meno).

Per il sistema imperialista la guerra è un grande affare, forse anche il più desiderabile degli affari, il sostegno dell’impalcatura politica ed economica dell’impero americano che non sa, o non può, sopravvivere senza di esso. Molte volte in passato l’economia americana in difficoltà si è risollevata grazie alle guerre. Il sistema economico degli Stati Uniti è stato costruito sui suoi bilanci militari.

Per questi motivi la NATO, di cui gli Stati Uniti d’America sono l’azionista di maggioranza, dalla sua fondazione ad oggi, è stata ed è la principale minaccia alla pace mondiale, alla sovranità e all’indipendenza dei popoli.

Il più grande ostacolo incontrato dal governo degli Stati Uniti nella sua ricerca dell’egemonia mondiale è stata l’Unione Sovietica. Lo scioglimento dell’Unione Sovietica, avvenuto nel 1991, non era però sufficiente per garantire al governo statunitense la sicurezza del predominio incontrastato sulla scena mondiale nei decenni successivi. Era necessario dividere i popoli dell’ex Unione Sovietica in modo tale che non potessero più costituire un serio ostacolo nel futuro. Per questo era necessario fomentare l’odio e il razzismo reciproci fra quei popoli, istigare guerre e conflitti di ogni genere affinché non potessero più tornare ad unirsi.

Oggi, mentre si aggrava la crisi strutturale del capitalismo, gli Stati Uniti rifiutano di accettare la realtà di nuovi rapporti di forze a livello internazionale e cercano di contrastare il loro declino affermando, con la forza, un dominio planetario che non corrisponde più alle nuove realtà economiche.

Il conflitto che insanguina l’Ucraina, iniziato non lo scorso 24 febbraio bensì nel 2014 con il colpo di Stato sostenuto dagli Stati Uniti per deporre l’allora presidente Janukovyc legittimamente eletto, trova li la sua origine.

È da molti anni che, per alimentare quel conflitto, il governo statunitense, la NATO e i suoi servi occidentali, in Italia in prima fila i lacchè del PD, non hanno esitato a riesumare i rottami del nazismo hitleriano, che in Ucraina si ispirano al collaborazionista Bandera.

Al colpo di Stato di Euromaidan, in quella che oggi ci viene presentata come una libera e democratica Ucraina, ha fatto seguito la spietata repressione contro gli oppositori politici e il feroce razzismo contro le popolazioni russofone: il massacro della Casa dei sindacati di Odessa ne è un tragico esempio, così come ne sono un esempio i molteplici e ripetuti atti di aggressione in tutte le città dell’Ucraina orientale anche contro le forze locali di polizia che intendevano tutelare e garantire il diritto della popolazione di manifestare le proprie idee politiche, ritenute ‘pericolose’ per l’unità nazionale dal governo di Kyev. Una vera e propria guerra civile scatenata dal governo golpista e filonazista ucraino contro il suo stesso popolo che ha causato migliaia di morti tra civili e funzionari dello Stato ucraino e portato, come reazione, alla creazione delle repubbliche secessioniste del Donbass.

Mentre queste repubbliche hanno resistito all’aggressione, il governo filonazista ucraino, sostenuto dai dollari e da tonnellate di armi moderne degli Stati Uniti, si preparava a sferrare l’offensiva finale per schiacciare i secessionisti, ignorando gli accordi di Minsk che avrebbero dovuto concedere una vasta autonomia alle regioni di Doneck e Lugansk.

In questo quadro non deve quindi sorprendere che nel 2019 l’Unione Europea abbia votato l’equiparazione tra nazismo e comunismo; o che nel 2020 la risoluzione dell’ONU per “Combattere la glorificazione del nazismo, neonazismo e altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le contemporanee forme di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza” sia stata approvata non solo con il solo voto contrario degli Stati Uniti e dell’Ucraina, ma anche con l’astensione di 29 membri della NATO, tra cui l’Italia, e dei 27 paesi membri dell’Unione Europea, 21 dei quali appartengono anche alla NATO.

Così quando l’Ucraina, in violazione di ogni accordo raggiunto al momento dello scioglimento dell’Unione Sovietica, si è apprestata ad entrare nella NATO e ha ventilato la possibilità di dotarsi di armi nucleari, in un continuo incremento delle provocazioni, la reazione della Russia è diventata inevitabile.

Negli ultimi trent’anni la NATO non ha fatto altro che espandersi verso Est a colpi di “rivoluzioni colorate”, riducendo sempre di più il tempo necessario a far cadere i suoi missili e bombe nucleari sulle città russe.

Dal 24 febbraio è cambiato tutto.

Da una parte la Russia ha raccolto il guanto della sfida che le è stata lanciata.

Dall’altra gli Stati Uniti, l’unico altro vero attore in gioco, ha dimostrato di non contemplare la pace tra le possibili alternative: l’unica ammessa è quella della disfatta militare ed economica della Russia. In questo quadro l’Ucraina è destinata a svolgere la funzione di campo di battaglia e a fornire la carne da cannone nella guerra fra Stati Uniti e Russia. L’Unione Europea giocherà invece la parte del vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro.

L’eventuale sconfitta della Russia, o comunque il suo coinvolgimento in una eterna guerra a bassa intensità, non prevede infatti la vittoria di un generico Occidente, ma dei soli Stati Uniti d’America, al più affiancati dai fedeli cagnolini britannico e canadese. Così il destino dell’Unione Europea è ai margini della storia, oltre che dell’economia mondiale.

Lo scontro in atto è tra due visioni del mondo inconciliabili: da una parte una visione fondata sul dominio degli Stati Uniti; dall’altra una visione progressiva, imperniata su un sistema multipolare di regole condivise e di cooperazione pacifica tra Stati sovrani e con pari dignità.

Contro quest’ultima visione la volontà bellicista e guerrafondaia nei paesi dell’Unione Europea viene costantemente alimentata dal sistema mediatico di propaganda al servizio della NATO, e quindi degli Stati Uniti, che presenta una Russia con a capo un gruppo di oligarchi con la pretesa di voler dominare l’Europa e, perché no, anche il mondo; un Putin psicopatico criminale macellaio e assetato di sangue; e identifica i russi come i nuovi nazisti.

Fin dal primo momento gli Stati Uniti hanno dimostrato di essere loro a reggere le fila non solo dell’Ucraina ma anche dei governi occidentali, Italia in testa. Se Zelensky interpreta un copione in stile holliwoodiano scritto a Washington, l’autocrate golpista Draghi si mostra capace di un servilismo fuori dal comune.

L’Unione Europea in queste settimane ha dimostrato la propria subalternità agli Stati Uniti e l’incapacità di una politica autonoma che miri a salvaguardare i propri interessi e il benessere della propria popolazione, invece di quelli americani. E fra tutti spicca sempre quello italiano.

Questa guerra avrà conseguenze disastrose per tutta l’Unione Europea oltre che per il nostro paese. Certamente economiche, come conseguenza delle sanzioni imposte alla Russia e che colpiscono già più il nostro paese della Russia stessa. Il governo italiano sta conducendo il paese verso una catastrofe economica. Già oggi interi settori economici sono minacciati da un vero e proprio tsunami che spazzera via migliaia di posti di lavoro.

Inoltre assisteremo presto a una nuova ondata di razzismo quando milioni di italiani impoveriti dalla crisi cominceranno a confrontarsi con le migliaia di profughi ucraini in arrivo nel nostro paese che, a differenza di tutti gli altri, vengono accolti, per ora, a braccia aperte.

Mentre il governo “dei peggiori” semina con cura l’odio e il razzismo nella nostra società, ciò che attende i lavoratori e le masse popolari dell’Italia sono la miseria, la fame e la guerra!

Mentre al popolo italiano servirebbero aumenti di salari, investimenti sociali per la sanità pubblica, la sicurezza sociale o i sistemi educativi per i quali non si trova mai un euro, il governo dell’autocrate golpista Draghi ha miracolosamente trovato fondi enormi per finanziare le spese belliche e rifornire di aiuti militari i nazisti ucraini. In questo sistema, fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla logica del massimo profitto, non sarà mai possibile una soluzione differente! È questa la chiave di lettura per comprendere i meccanismi della liberal-democrazia borghese: tutto per la classe dominante degli oligarchi occidentali, niente per la popolazione.

Il governo importato dell’autocrate golpista Draghi, incurante del fatto che la maggior parte del popolo italiano è preoccupato dalla guerra in corso e contrario alla scelta del governo e dei partiti che lo sostengono di inviare armi all’Ucraina, è convinto di avere il diritto di vita e di morte sul popolo italiano.

Intanto la NATO, sulla quale il popolo italiano non ha la minima possibilità di intervento, gioca sul filo del rasoio cercando di sostenere il più possibile il governo filonazista ucraino senza però varcare la soglia irreversibile dell’intervento diretto che porterebbe inevitabilmente ad una guerra mondiale di proporzioni catastrofiche. Ma quando il ghiaccio è sottile può rompersi in ogni momento e il più piccolo incidente potrebbe portare ad uno scontro diretto e fatale tra Russia e NATO. L’invio di armi sempre più sofisticate ai nazisti ucraini e l’adesione alla NATO di Svezia e Finlandia sono iniziative apertamente provocatorie che non fanno altro che alzare sempre di più l’asticella del confronto militare e quindi il rischio di una conflagrazione generale che ci coinvolgerà tutti.

L’adesione del nostro paese alla NATO pone il popolo italiano in una condizione di totale sudditanza a scelte e decisioni che vengono assunte a Washington e sulle quali non vi è alcuna possibilità di incidere e che il governo dell’autocrate golpista Draghi non ha nessuna intenzione di contestare.

Il popolo italiano ha già provato in passato sulla propria pelle di cosa sia capace la NATO: Gladio, Stay Behind, strategia della tensione, bombe nelle piazze. Il nostro paese non può essere realmente indipendente restando all’interno di un’alleanza che ha come unico scopo la difesa degli interessi e dei valori di una potenza straniera: gli Stati Uniti d’America. Fintanto che l’Italia farà parte della NATO e dell’Unione Europea il popolo italiano non potrà mai essere realmente sovrano e artefice del proprio destino e non potrà mai esserci una vera politica di pace.

Affinché questo possa avvenire il popolo italiano deve riprendere il controllo del suo Stato, in una grande mobilitazione patriottica che unisca i lavoratori italiani e stranieri risiedenti in Italia che, con il loro lavoro, creano la ricchezza che viene loro sistematicamente espropriata per finanziare i progetti bellici degli oligarchi.

Per tutto ciò il prossimo 18 giugno ci uniremo a tutti i compagni che scenderanno in piazza contro la guerra imperialista degli Stati Uniti e della NATO per rivendicare l’indipendenza dell’Italia e la sovranità del popolo italiano senza le quali nessuna politica di pace è possibile.

28 maggio 2022

Partito Comunista – federazione di Milano

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