di Fosco Giannini ( segreteria nazionale -responsabile Lavoro di massa, PdCI-Federazione della sinistra)
e Claudio Saroufim ( direzione nazionale-responsabile Politiche ambientali, PdCI-Federazione della sinistra)
IN DIFESA DELL’ACQUA PUBBLICA, DEI BENI COMUNI E DELLA DEMOCRAZIA SABATO 26 NOVEMBRE TUTTI A ROMA
La tendenza generale – lo spirito dei tempi – volta ad abbattere sempre più i diritti, a restringere gli spazi democratici, a violare le regole della stessa democrazia borghese, a zittire senza imbarazzo i lavoratori, i cittadini, si ripete e prende brutalmente corpo relativamente alla questione dell’acqua, dei beni comuni, del Referendum del 12 e 13 giugno scorsi. Referendum nel quale la maggioranza assoluta degli elettori, del popolo italiano, aveva votato per far si che quel bene prezioso, vitale, dell’acqua fosse sottratto una volta per tutte– proprio per la sua rilevanza sociale – alle logiche del mercato. La vittoria per la difesa dell’acqua come bene pubblico è stata schiacciante e ha riaffermato l’idea che l’acqua non può che essere un diritto universale, da non lasciare all’aggressività del profitto, ma da riconsegnare alla gestione pubblica e partecipativa in tutte le forme che vengono sancite nella stessa Costituzione .
Ma quella vittoria – accolta dal popolo democratico, progressista, di sinistra e comunista, come segno di un nuovo tempo della politica e dell’iniziativa sociale, come segno della possibilità reale del cambiamento – è stata sin dall’inizio accolta, dal precedente governo e dalle forze interessate alla privatizzazione anche di questa risorsa, come un piccolo fastidio da cacciare con il gesto di una mano, così come si caccia una fastidiosa mosca. L’ordine mentale ormai totalmente antidemocratico del centro destra e delle sue forze di riferimento non hanno mai preso in considerazione l’esito del referendum, il volere di quella maggioranza schiacciante. Infatti, ad oggi, nulla di quanto deciso dalla vittoria referendaria ha trovato attenzione: la legge d’iniziativa popolare è ferma nei cassetti del Parlamento e gli Enti Locali continuano a gestire il servizio idrico come se nulla fosse accaduto, tranne rarissimi esempi, per quanto ragguardevoli: Napoli su tutti. Come se non bastasse grazie ai diktat della BCE, il Governo Berlusconi ha rilanciato, attraverso l’articolo 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni. Resisi conto che il popolo aveva votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di cancellarne la volontà, producendo le premesse per una gigantesca e nuova espropriazione di patrimonio pubblico e di democrazia.
E’ chiaro che ciò che sta avvenendo per l’acqua non è che uno dei tanti segnali, seppur di enorme portata, di un intero disegno, concepito dalla BCE, dall’Unione europea ed assunto in pieno dal capitalismo italiano, volto alla totale appropriazione privatistica delle aziende pubbliche, dei beni comuni in generale e del welfare in particolare.
Attraverso la raffigurazione mitologica di un debito pubblico da poggiare solamente sulle spalle dei lavoratori, l’Europa e l’Italia delle banche, della finanza costruiscono la nuova, ma in verità consueta, necessità del sacrificio degli interessi popolari. Il Forum dell’acqua con la sua straordinaria ricchezza della miriade di comitati, la sinistra e i comunisti stessi che hanno assicurato la vittoria al referendum in difesa dell’acqua pubblica, sono riusciti a rovesciare quell’assunto e ad affermare chiaramente che il debito pubblico è questione nazionale sì, ma in quanto questione nazionale richiede , al fine di essere appianato, che i sacrifici debbano poggiare innanzitutto sulle spalle dei più ricchi, secondo la logica, razionale e non rivoluzionaria, che chi ha di più deve dare di più, in modo non saltuario ma definitivo e progressivo, dentro una riforma seria del fiscalità nazionale, anche qui con richiamo al dettato costituzionale.
Berlusconi , in sintonia con la sua pulsione eversiva e antidemocratica ha allontanato da sé la mosca fastidiosa della vittoria referendaria, rimuovendo spregiudicatamente il “si” popolare a difesa dell’acqua pubblica.
Ora, anche su questo, ci aspettiamo un segnale dal governo Monti sostenendo l’incontro immediato che il Forum dell’acqua gli ha chiesto sull’argomento. Naturalmente, anche a questo nuovo governo che pure è stato ed è ancora è salutato con senso di liberazione da tanta parte del popolo sinceramente democratico, non faremo, non potremo fare sconti. Se manterrà la stessa concezione sulla gestione del debito pubblico ovvero come pesante carico da poggiare solo sulle spalle di chi già da troppo tempo ha versato lacrime e sangue ed esentando dai sacrifici la borghesia felice, i ricchi, i padroni e gli speculatori, troverà la nostra ferma opposizione.
Dal punto di vista della ripresa della lotta in difesa dell’acqua pubblica e in difesa della grande per quanto tacitata vittoria referendaria del 12 e 13 giugno scorsi, di grande importanza è la manifestazione, indetta dal Forum e dai comitati di base per l’acqua pubblica, che si terrà a Roma sabato 26 novembre, che ha un titolo significativo “ In piazza per l’acqua, i beni comuni e la democrazia” e che partirà alle ore 14 da Piazza della Repubblica.
Una manifestazione importante, alla quale i compagni e le compagne, del PdCI e della Federazione della Sinistra debbono assolutamente dare il loro contributo militante come nelle altre manifestazioni e con lo stesso entusiasmo che hanno dimostrato nella raccolta delle firme.
Occorre esserci! E non solo: occorre che in tutti i territori le comuniste e i comunisti del PdCI e la FDS, lavorino per allargare il consenso attorno alla battaglia in difesa dei beni comuni, creando occasioni di incontro e dibattito con i lavoratori, i cittadini, i quadri locali della FIOM e della CGIL, i compagni di SEL, le parti più sensibili del PD e dell’IDV, gli intellettuali e i movimenti locali. Occorre che le compagne e i compagni del PdCI e la FDS si impegnino ad organizzare – assieme ai movimenti territoriali in difesa dell’acqua pubblica – i pullman ed i treni per Roma, perché sabato 26 novembre divenga una grande manifestazione di massa che dica a tutti, a cominciare dal governo Monti, che la proprietà dei beni deve essere pubblica, che difenderemo la democrazia sempre, anche quella referendaria e che il debito venga pagato in relazione al reddito e alla ricchezza.
Il 26 novembre tutti a Roma. Non è che l’inizio.