a cura del Partito dei Comunisti Italiani, Empoli | fonte Facebook
I provocatori infiltratisi nel corteo di Roma del 15 ottobre hanno subito ottenuto due grossi risultati: quello che una protesta pacifica e di massa venisse trasformata dai mass media e da gran parte del mondo politico italiano in un problema di ordine pubblico e quello di far vietare il centro di Roma ai cortei politici e sindacali di qualunque tipo.
Anche se il divieto è stato emanato per un mese è chiaro che la Destra italiana (e purtroppo anche una parte dell’opposizione politica), stanno cercando di restringere gli spazi della protesta e della manifestazione del dissenso. Il vero obiettivo di questo divieto non sono i “black-bloc” ma i grandi cortei sindacali e politici che, in tutta la storia repubblicana, hanno determinato o contribuito a determinare grandi conquiste sociali e hanno rappresentato forme di protesta democratiche e di massa.
Le violenze di sabato scorso a Roma sono avvenute appena un giorno dopo che il Governo ha ottenuto la maggioranza alla Camera per un solo voto, cosa che ha reso chiaro a tutti che Berlusconi è alla frutta e che è possibile mandarlo a casa in tempi brevi con un’opposizione di massa civile e democratica, con le rappresentanze del mondo del lavoro in prima fila. Le auto e i furgoni incendiati, le violenze gratuite commesse dagli infiltrati stanno al Governo Berlusconi come il cacio sui maccheroni: di colpo l’attenzione mediatica si è spostata dalla protesta contro la crisi (che le classi dominanti vogliono far pagare a lavoratori e pensionati) ai “manifestanti violenti”. Si è addirittura detto chiaramente che l’opposizione parlamentare a Berlusconi favorisce i violenti.
Antonio Di Pietro ha perso una magnifica occasione per starsene zitto, anche se non c’è da stupirsi che proponga leggi speciali, visto che a suo tempo si è opposto alla creazione di una commissione parlamentare di inchiesta sulle violenze (delle forze dell’ordine contro i manifestanti e che portarono all’uccisione di Carlo Giuliani e alla “macelleria messicana” della Scuola Diaz) al G8 di Genova nel 2001. Nell’IdV convivono anime progressiste e pulsioni securitarie da Stato di Polizia. Non basta professare l’antiberlusconismo per essere di sinistra o progressisti.
Per questi motivi esprimiamo la nostra più ferma condanna nei confronti delle provocazioni violente attuate nel corteo popolare del 15 ottobre a Roma, violenze esercitate contro gli stessi manifestanti, che hanno cercato di espellere questo “corpo estraneo” dal corteo. Esprimiamo anche la nostra solidarietà ai lavoratori di polizia e carabinieri che le hanno subite. I membri delle forze dell’ordine vivono una realtà contraddittoria: da una parte operano in corpi utilizzati spesso dal Governo (che esprime la Costituzione materiale antipopolare e non quella formale democratica nata dalla Resistenza) per reprimere le lotte dei lavoratori, dei disoccupati e di giovani come loro, dall’altra sono lavoratori che spesso rischiano la vita per miseri stipendi. Noi siamo dalla loro parte quando lottano contro mafia e camorra, quando operano per la sicurezza dei cittadini, ma siamo costretti a schierarci contro di loro (e soprattutto contro chi da loro gli ordini) quando, come a Genova dieci anni fa, lasciano liberi i “black bloc” di compiere le loro violenze e massacrano i manifestanti che, con quelle violenze, non c’entrano niente. Come appurato nei processi, le bottiglie molotov alla Scuola Diaz di Genova ce le misero uomini in uniforme e non manifestanti.
Il Ministero dell’Interno non poteva prevenire i fatti di sabato scorso? Noi riteniamo di si. Sono almeno dieci anni che questi sciagurati imperversano nei principali cortei. Ci sembra strano che non siano individuabili. Nello stesso tempo speriamo però che, con la scusa di fermare la mano dei violenti, non si vadano a criminalizzare le parti più attive dell’opposizione sociale e politica, che con i “black bloc” non c’entrano niente. Se ciò avvenisse non sarebbe la prima volta. I provocatori sono utili al potere anche perchè permettono di reprimere movimenti e militanti scomodi, che con la violenza gratuita non c’entrano niente.
Auspichiamo che i violenti infiltrati nella manifestazione di sabato scorso vengano puniti dalla legge. Nello stesso tempo auspichiamo che gli uomini in divisa che, nel 2001, ordinarono e commisero pestaggi e violenze contro i manifestanti di Genova, vengano rimossi dalle forze dell’ordine e dagli apparati dello Stato e che paghino il loro conto con la giustizia, in base alle sentenze processuali a loro carico. La legge deve essere uguale per tutti.
PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI – Sezione di Empoli “Abdon Mori”