pubblichiamo come contributo alla discussione
di Fausto Sorini
Si è tenuta a Roma, al teatro Ghione, sabato 30 settembre, l’assemblea indetta da Michele Santoro e Raniero La Valle sulla proposta di presentare una Lista alle prossime elezioni europee contro la partecipazione dell’Italia al conflitto in Ucraina.
Nell’ipotesi dei promotori la Lista dovrebbe consentire una campagna contro la guerra ed essere un modo di opporsi, una testimonianza di coloro che si vogliono impegnare per far uscire l’Italia dalla guerra.
La valutazione che si può dare della proposta è senz’altro positiva, e per vari motivi. Innanzitutto perchè i maggiori partiti italiani presenti anche nel parlamento europeo e che stanno all’opposizione del governo Meloni non rappresentano l’esigenza di contrastare efficacemente il coinvolgimento dell’Italia nella guerra in Ucraina. Il PD, nonostante alcune flebili e inoffensive dichiarazioni di Schlein, rimane il perno più affidabile del partito atlantico italiano, quello considerato alla Casa Bianca il più affidabile. I 5 Stelle sono per l’interruzione dell’invio di armi (è questo è bene), ma al parlamento europeo indicano di volersi aggregare al gruppo ultra-atlantico dei Verdi. E l’attuale direzione di Conte ha dimostrato di non avere la volontà e l’efficacia di andare fino in fondo nello scontro con i fautori italiani della guerra, né è in grado di operare sui territori, per la natura stessa di partito liquido e d’opinione, per la costruzione di comitati e movimenti organizzati contro la guerra su base militante.
Presentare dunque una Lista per la pace dimostrerebbe l’esistenza di un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono dare un chiaro segnale, anche a livello europeo, del fatto che in Italia c’è un settore della popolazione che chiede l’applicazione dell’art.11 della Costituzione e per questo è disposto a battersi non solo con il voto.
In sintesi la proposta di Santoro e La Valle è appunto quella di unirsi per fare uscire l’Italia dalla guerra e corrisponde a un sentimento diffuso tra la gente, che i sondaggi cercano costantemente di manipolare.
E’ stato sottolineato nel corso dell’assemblea che non si tratta di costituire nessun nuovo movimento politico o partito, ma di fare appunto delle elezioni una sorta di referendum contro la guerra. Per questo Santoro e molti altri hanno voluto evidenziare che non si tratta di ripetere vecchi riti da lista ‘alternativa’. Stavolta si tratta di andare in tutt’altra direzione, come è risultato anche dal tipo di interventi che si sono registrati nel corso dell’assemblea al teatro Ghione. Sono intervenuti infatti anche personaggi come Massimo Cacciari e il ‘capitano Ultimo’ a testimonianza del fatto che la platea si può allargare e si possono raccogliere consensi da varie parti. Questa è la sfida, ed è auspicabile che i compagni e le compagne colgano la novità e finalmente escano dai ghetti e si decidano a partecipare.
Non si tratta però solo di aderire a un progetto. Si tratta anche di impostare le cose in modo tale che il voto alle europee sia il punto di arrivo del coinvolgimento di vasti settori della società italiana nella mobilitazione contro la guerra. Non si tratta solo di dire sì o no alla guerra col voto ma di partire da subito con un intervento organizzato sul territorio creando quelle strutture unitarie che sorreggano la crescita di un movimento per la pace in modo permanente. Teniamo presente che in questo anno e mezzo di guerra la risposta è stata molto debole e le elezioni europee e la mobilitazione attorno ad esse potrebbe rappresentare un’occasione efficace di rilancio. Un rilancio che verrebbe incoraggiato se la lista, per la sua rappresentatività di vari settori della società italiana, dimostrerà di possedere alcuni requisiti che rendono credibile il raggiungimento del quorum e la non dispersione del voto in liste ultra-minoritarie: liste con posizioni anche avanzate sul tema della guerra, ma che già si sono dimostrate del tutto inefficaci e marginali sul piano elettorale.
Importante però è che ci si attenga alle regole: unità sull’obiettivo di uscire dalla guerra e una rappresentatività importante per dimostrare in partenza che raccogliamo il settore più onesto e coerente della società italiana e sviluppare in concreto un movimento che coinvolga attivamente nella lotta contro la partecipazione italiana alla guerra una parte importante della cittadinanza.
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