INIZIA l’APPELLO DEL PROCESSO AMBIENTE SVENDUTO

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di Enzo Pellegrin

Nei piccoli ed inadeguati locali dell’aula bunker del Tribunale di Taranto e’ iniziato oggi il giudizio di appello del processo “Ambiente svenduto” avanti alla Corte d’Assise d’Appello di Taranto.

Gli imputati, tra i quali ci sono amministratori e dirigenti di ILVA Spa e dello Stabilimento di Taranto, erano stati condannati a pene pesantissime per i reati i associazione per delinquere finalizzata al compimento di reati di disastro doloso, rimozione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, nonche’ delitti contro l’amministrazione pubblica, quali fatti di corruzione e concussione. In sostanza sono stati ritenuti responsabili dalla Corte di Primo Grado per il grave inquinamento provocato nell’area di Taranto dal 1995 sino al 6.9.2013. 

La prima udienza si e’ tenuta programmando la calendarizzazione dei prossimi lavori del processo. Esso si svolgera’ per ora in cinque udienze (17 e 24 maggio, 7, 14, 21 giugno) nelle quali saranno affrontate le questioni preliminari proposte dagli avvocati degli imputati negli atti di appello e le richieste di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale. In una successiva udienza il 12 luglio, la Corte conta di ritirarsi e decidere tutte le questioni preliminari del processo.

La sentenza di primo grado ha segnato un passo storico nella lotta di lunga durata dei lavoratori e dei cittadini tarantini contro l’uso criminale e dannoso dei mezzi di produzione a scopo di profitto.

Privatizzare le perdite e socializzare i profitti e’ la cifra del sistema di produzione capitalista.

Dimostrare scientificamente, in un processo penale, che questa pratica ha cagionato danni enormi alla salute, all’ambiente ed alle vite dei lavoratori tarantini ha costituito un passo di importanza sociale enorme.

Come nei processi Thyssen Krupp ed Eternit, il processo ILVA ha squarciato un velo sulle pratiche criminali dello sfruttamento capitalista. 

E’ stato ritenuto provato in primo grado di giudizio che i proprietari della fabbrica, i loro dirigenti e collaboratori, tra l’altro, hanno operato e non impedito, con continuita’ e piena consapevolezza dolosa, una massiva attivita’ di sversamento nell’aria di sostanze nocive per la salute umana, animale e vegetale, diffondendo tali sostanze nelle aree interne allo stabilimento dove erano costrette a lavorare le maestranze alle loro dipendenze, nonche’ nelle aree rurali ed urbane circostanti l’impianto dove vivevano e lavoravano i cittadini di Taranto, in particolare sostanze come benzo(a)pirene, diossine, metalli ed altre polveri nocive.

E’ stato ritenuto provato dal primo grado di giudizio che tale attivita’ dolosa ed illecita ha determinato un gravissimo pericolo per la salute pubblica ed ha cagionato eventi di malattia e morte nella popolazione residente nei quartieri vicini al siderurgico, anche dopo che l’Autorita’ Giudiziaria aveva disposto un sequestro preventivo dell’area a caldo e nonostante il fatto che il Tribunale del Riesame avesse disposto l’utilizzo degli impianti al solo fine di risanamento ambientale.

E’ stato ritenuto provato dalla Corte di Primo Grado che tale attivita’ nociva e’ stata posta in essere con la forma piu’ pericolosa dell’associazione per delinquere, organizzata e diretta dai partecipanti anche con lo scopo di commettere delitti di corruzione e concussione, finalizzati a deviare l’operato degli organismi pubblici di controllo e egli organi politici, per ottenere ispezioni pilotate, controlli non conformi e non efficaci, autorizzazioni che non affrontavano le gravi criticita’ e pericolosita’ dello stablimento.

Il processo ILVA di primo grado ha portato alla sbarra e condannato la pratica capitalista di aggirare le leggi, danneggiare la salute e l’ambiente, corrompere funzionari e politici per ottenere norme e trattamenti di comodo, al solo scopo di incamerare profitto privato. 

Gia’ solo quanto sopra delineato fa capire l’importanza sociale e politica di difendere un simile passo nel giudizio di appello. I processi non risolvono le questioni sociali, ma sono a volte in grado di scoprire, come in questo caso, le contraddizioni del nostro sistema, sempre nascoste dai mezzi di produzione del consenso della classe dirigente al potere.

I processi possono dunque essere un importante mezzo per la formazione della coscienza di lotta: scoprire i meccanismi di morte dello sfruttamento e’ il primo passo per organizzare la resistenza e rimettere nelle mani dei reali produttori di ricchezza, i lavoratori, il potere di decidere cosa, come, quanto e a che fine produrre. 

Gli organi politici e di governo hanno piu’ volte ostacolato questo processo di emancipazione della verita’ costruendo diverse norme (i decreti salva Ilva) che consentivano la perpetuazione di queste ingiustizie. La scusa e’ sempre quella di “salvare la produzione ed il lavoro”, ma in realta’, cio’ che viene “salvato” e’ il sacrificio della salute in cambio di un lavoro sotto condizioni di sfruttamento.

L’attacco alla perizia Forestieri disposta dal GIP Todisco

Oggi tutto questo viene attaccato con le impugnazioni nel processo di secondo grado. Emerge quindi la necessita’ di difendere una sentenza storica in quello che e’ forse stato il piu’ grande processo sull’inquinamento mortifero in Italia della produzione capitalista.

Uno degli obiettivi fondamentali di chi aspira alla riforma della sentenza sara’ sicuramente quello di muovere attacchi alla validita’ scientifica della perizia Forastieri.

L’equipe di periti allora incaricati dal GIP Todisco rispose affermativamente ai quesii circa la nocivita’ delle emissioni dello stabilimento pe la vita dei lavoratori e degli abitanti del distretto di Taranto, inclusi i comuni di Massafra e Statte, mettendo inoltre a punto una perizia basata su dati che poi hanno generato un vero e proprio studio epidemiologico, trasformatosi in articolo pubblicato e sottoposto a revisione paritaria in sede scientifica, nonche’ affiancato da altra letteratura sperimentale di conferma.

La stampa mainstream come la Gazzetta del Mezzogiorno ed i vari mezzi di produzione del consenso, proprio in occasione della prima udienza, hanno dato grande voce alle tesi della consulenza della difesa Riva, la quale muove critiche al’elaborazione dei dati della Perizia Forastieri, come se tale perizia fosse stata oggetto della discussione all’interno della prima udienza. Allo stesso modo come hanno dato gran voce alla richiesta (più volte respinta – anche dalla Cassazione in via incidentale – nel corso del processo di primo grado) di trasferire il processo a Potenza sulla base del fatto che anche i magistrati sarebbero persone offese delle emissioni, come se ogni processo che ha ad oggetto l’inquinamento non potesse essere celebrato dal suo giudice naturale competente per territorio come stabilito dalla Costituzione… In realtà, contrariamente a quanto propalato dalla Gazzetta del Mezzogiorno (1), nella prima udienza è stata solo discussa la calendarizzazione degli interventi sulle questioni preliminari. 

L’importanza strategica dell’Ilva di Taranto nella nuova economia di guerra di UE e NATO.

I media mainstream come il Sole 24 Ore sottolineano l’importanza geopolitica e strategica dell’acciaieria tatantina. A Taranto, Brindisi e Grottaglie operano nel perimetro della sicurezza e della difesa quasi quindicimila addetti tra personale militare e civile. Nel porto di Taranto è dislocata la maggiorparte della flotta italiana, tra portaerei, Fregate FREMM, naviglio minore e il comando sommergibili. A Grottaglie è sita la base di elicotteri ed aerei trasportati sulle navi. Taranto è la porta di accesso logistica della NATO perché vi ha sede il Southern Operation Center, per le operazioni di pace e di guerra (2). 

Nell’ambito dell’importanza strategico-militare, si inserisce anche la guerra con la Cina, anche dal punto di vista commerciale. L’economia di guerra UE viene vista come occasione per contrastare il libero commercio a basso prezzo dell’acciaio cinese. In questo senso, i futuri capitali privati che verranno inseriti nel circuito di produzione tarantino dovranno essere non solo contigui alla direzione bellica dell’economia (nelle aspirazioni del govero meloniano si parla di affiancare al gruppo Arvedi, in pole position per Taranto, anche il gruppo Metinvest dell’oligarca golpista ucraino Rinat Ahmetovic, ex proprietario della distrutta acciaieria di Azovstal e già entrato in proprietà a Piombino con facilitazioni notevoli) ma godranno anche di una quota di mercato più protetta, galvanizzata dalla cifra politica della lotta protezionistica a Cina e Russia iniziata dalla UE. 

In questo senso può svilupparsi una narrazione di potere volta anche a indebolire i risultati del processo “Ambiente Svenduto”. All’economia di guerra ed ai futuri padroni non può essere imposta la spada di Damocle di adeguati controlli ambientali, adeguata sicurezza sul lavoro. La minimizzazione dei risultati scientifici raggiunti dal Processo Ambiente Svenduto può costituire un interesse in grado di influire a più livelli su istituzioni e tessuto sociale.

Nelle ambigue veline del suo “Osservatore Politico”, ai tempi del sequestro Moro, Mino Pecorelli insinuava che Jalta aveva deciso via Mario Fani. Al di là delle narrazioni che investono la verità storica, emerge oggi l’interesse popolare a difendere la sentenza del Processo Ambiente Svenduto, almeno per evitare e allontanare l’insinuazione che Washington, Bruxelles e Kiev possano decidere della vita dei lavoratori e cittadini di Taranto.

Note:

(1) https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/taranto/1496678/taranto-ex-ilva-la-tesi-dei-riva-va-in-aula-nessun-aumento-di-tumori.html ; https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/taranto/1496412/taranto-via-al-processo-d-appello-ambiente-svenduto-braccio-di-ferro-sulla-sede.html

(2) P. Bricco, D. PalmiottiTaranto, Sfida strategica per la difesa e l’industria, dal Sole 24 Ore, https://www.sidex.it/taranto-sfida-strategica-per-la-difesa-e-lindustria/

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