di Marco Pondrelli
Come ogni anno il 25 aprile è momento di polemica, quest’anno dobbiamo rilevare addirittura le uscite della seconda carica dello Stato, prima su via Rasella e poi sul significato di questa ricorrenza. Non ci si poteva aspettare altro da un orgoglioso militante del Movimento Sociale però allo stesso tempo non basta criticare queste uscite per cogliere il valore e il senso profondo di questa celebrazione.
Una certa sinistra vede ovunque il fascismo, è quella stessa sinistra che ha sostituito i diritti sociali con i nuovi diritti, che continua a confondere l’antifascismo con il politicamente corretto. Personalmente, proprio perché mi definisco antifascista, faccio un uso molto attento di questa parola. La Terza internazionale diede una definizione precisa del fascismo, ‘la dittatura terroristica aperta degli elementi più reazionari, più sciovinisti e più imperialisti del capitale finanziario […] il fascismo è il potere dello stesso capitale finanziario‘. Nei tanti libri, più o meno interessanti, che nell’anno passato sono stati pubblicati per ricordare i 100 anni della marcia su Roma, raramente questa analisi di classe è stata trattata.
Ridurre il fascismo a un movimento politico violento è funzionale alla sterilizzazione del vero antifascismo, che portava con sé la lotta per una democrazia non solo formale ma anche sostanziale. Una democrazia che si poneva l’obiettivo di ‘rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese‘. Se le parole dell’articolo 3 della nostra Costituzione fossero lette non come una preghiera di cui non si conosce il significato ma come un obiettivo politico da perseguire, si dovrebbe coerentemente affermare che le politiche liberiste che creano povertà e diseguaglianze sono in contrasto con l’ispirazione della lotta di Resistenza.
Se oggi l’antifascismo è diventato un soprammobile mal sopportato da questo governo la colpa è anche della sinistra. Quando il centro-sinistra arrivò al governo nel 1996 Luciano Violante si insediò alla Presidenza della Camera ricordando i ‘ragazzi e le ragazze di Salò’, recentemente in un’intervista apparsa sul corriere della sera ha, non solo rivendicato questa affermazione ma anche rivendicato l’avere difeso la figura di Almirante come il leader che avvicinò la destra alla democrazia. Se questa è la cultura di una certa sinistra si capisce perché essa all’europarlamento sia arrivata a votare una risoluzione che non solo equiparava comunismo e nazismo ma che attribuiva all’Unione Sovietica una corresponsabilità nello scoppio della seconda Guerra Mondiale. Sono gli stessi che hanno votato l’istituzione della giornata del ricordo o che hanno condiviso la scelta di omaggiare il corpo degli alpini scegliendo come data simbolica la battaglia di Nikolaevka, combattuta a fianco delle truppe naziste durante l’invasione dell’Urss.
Queste premesse spiegano perché chi a parole si definisce antifascista, si ritrovi oggi fianco a fianco dei nazisti ucraini. Strano che questi personaggi che vedono il fascismo ovunque non abbiano problemi a ritrovarsi ad inviare armi a chi inneggia a Bandera per il quale l’OUN (Organizzazione dei Nazionalisti ucraini) aveva il compito di combattere gli ebrei. Ci chiediamo come possa l’Anpi avere dubbi e perplessità di fronte a tutto questo? Lo scorso 25 aprile abbiamo visto sfilare personaggi che inneggiavano al battaglione Azov, trovo sconcertante che in Italia venga tollerata la propaganda nazista ma trovo ancora più sconcertante che venga accettata nei cortei antifascisti.
Il 25 aprile deve essere una festa di popolo, non si può scendere in piazza rivendicando il sostegno militare a Kiev, noi continuano a chiedere una soluzione diplomatica che non viene favorita dall’escalation militare. Il primo nemico della pace sono gli Stati Uniti d’America e la Nato, non si dovrebbe neanche discutere dell’allargamento della Nato ma sono del suo scioglimento essendo questa né più né meno che una organizzazione criminale.
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