L’Articolo 18 non si tocca. Lavoro, Diritti, Saperi

di Federico Quondamatteo, FGCI Fermo

offerte20lavoroSull’onda della campagna Osare Democrazia della FGCI, il 3 Aprile 2012, alla Casina delle Rose di Fermo, Alternativa Ribelle e la FGCI della Provincia di Fermo hanno dato vita a un’iniziativa in difesa del mondo del lavoro e di quello dei saperi, con la partecipazione di Giusy Montanini, segretaria della FIOM di Fermo, Francesco Interlenghi, coordinatore regionale della FGCI, Francesco Marinozzi, Coordinatore della FGCI di Fermo, e Flavio Arzarello, coordinatore nazionale della FGCI e responsabile comunicazione del PDCI.

L’introduzione alla fase che stiamo attraversando l’ha fatta Interlenghi, evidenziando il significato della campagna OSARE DEMOCRAZIA, che in questi giorni la FGCI sta diffondendo nelle scuole e nei luoghi di lavoro.

Una campagna che nasce dalla necessità di combattere l’attacco alla democrazia, in fabbrica e fuori, da parte del “Governo dei Professori” e ristabilire i diritti sanciti dalla Costituzione nata dall’Antifascismo, continuamente calpestata.

Il progetto di questo governo, conforme alle lettere della BCE, mira infatti a rendere ricattabile la classe lavoratrice fin da prima che si entri nel mondo del lavoro, trasformando gli atenei in strutture in mano ai privati(i quali entrano nei CDA universitari) e culmina con una “riforma” che come unico cambiamento sostanziale(restano infatti, alla faccia della tanto sbandierata “flessibilità buona”, il lavoro interinale e il lavoro a chiamata, vere e proprie maschere per il lavoro nero) l’abbattimento dell’Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Vogliono abbattere diritti conquistati in anni di lotte da parte del movimento operaio, di fronte al fallimento evidente del Capitalismo cercano di spacciare come cura il Liberismo sfrenato, causa stessa della crisi, il pareggio di bilancio, oltre a stravolgere l’equità su cui si basa la costituzione, impedisce all’Italia di svolgere autonomamente le proprie politiche economiche, condannandola a svolgere continuamente le misure draconiane imposte dal capitale.

Infatti la diminuzione dei salari(sia in maniera diretta, sia in modo indiretto a causa di una tassazione non progressiva che grava maggiormente sulle spalle dei lavoratori) porta come conseguenza la diminuzione dei consumi, col risultato che gli effetti della crisi si fanno sempre più gravi, soprattutto per i ceti popolari.

Da esempio ci fa in questo caso la Grecia, primo paese ad essere colpito da questa violenza di classe, con una popolazione stremata dalle misure recessive e il governo del tecnico Papademos che rinvia le elezioni democratiche proprio per paura della reazione che ci potrà essere alle urne.

Per questo, ora più che mai, dobbiamo OSARE DEMOCRAZIA, rilanciare una prospettiva alternativa alla recessione in cui i poteri forti di un’Europa unita economicamente ma disunita nella politica vogliono far precipitare i paesi PIIGS(Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna), aumentando i salari e investendo nella scuola, nei saperi, nella ricerca, per permettere di fare una produzione innovativa, per essere “competitivi” sulla qualità dei prodotti e sulla cultura, non sui bassi costi di produzione e sull’ignoranza, cose su cui il padronato ha sempre marciato e marcia per mantenere il ricatto salariale.

per attuare queste proposte occorre, sull’esempio dei BRICS, ridare importanza all’investimento pubblico, difendere i beni comuni salvaguardati dagli esiti del referendum di Giugno, referendum la cui volontà popolare non è mai stata ascoltata.

A seguire l’intervento di Giusy Montanini, che ha spiegato nel dettaglio le reali conseguenze sulle condizioni di vita dei lavoratori delle “riforme” fatte, a dire della Fornero, per i giovani contro “i vecchi troppo garantiti”, mentre lo scopo reale di questa vera e propria violenza di classe è fare cassa sulla vita dei lavoratori, tentando malamente di mettere “giovani” e “vecchi” gli uni contro gli altri.

Infatti, ad esempio, con l’allungamento dell’età pensionabile i giovani hanno sempre più difficoltà a trovare un posto di lavoro, mentre per chi svolge lavori usuranti e deve continuare a lavorare in età avanzata gli incidenti sul luogo di lavoro aumentano pericolosamente, siccome essi non riescono più ad avere la reattività di un tempo e a reggere i ritmi alienanti del lavoro in fabbrica.

I tecnici e la BCE hanno in mente di socializzare le perdite della crisi in modo autoritario e feroce, facendole pagare a lavoratori, studenti e pensionati, cosa che un governo eletto democraticamente, pena il tracollo elettorale, non sarebbe mai riuscito a mandare appieno in porto.
L’ Articolo 18 è considerato e pubblicizzato dalla stampa come vecchiume che allontana gli investimenti stranieri, tutela eccessiva che impedisce ai giovani di entrare nel mondo del lavoro.

In realtà, come tutto lo Statuto dei Lavoratori, è un importante conquista operaia che permette nei luoghi di lavoro, struttura dalla quale nasce poi la società, l’elementare garanzia di rapporti di fabbrica democratici, è un deterrente ai licenziamenti selvaggi e discriminatori nei confronti di chi è scomodo al padrone perchè difende i propri diritti o non è più utile al profitto.

Senza di esso assisteremmo, col movente economico e senza possibilità di reintegro, ai ricatti più barbari nei confronti dei lavoratori, mentre il lavoro è quello strumento che deve consentire all’uomo di potersi costruire una vita dignitosa, come recita anche l’Articolo 36 della Costituzione.

Come se ciò non bastasse la FIOM, colpevole di rivendicare diritti elementari e di rivendicarli con forza, è stata estromessa dalla FIAT e dalle fabbriche Federmeccanica, nonostante sia in quegli stabilimenti il sindacato maggioritario, per impedire che i ceti meno abbienti possano difendersi.

Vogliono dare alla crisi una svolta autoritaria, privando i giovani, che a parole dicono di favorire, dei diritti al lavoro e allo studio, condannando chi non può permettersi di studiare al vortice della precarietà, senza avere mai la speranza di poter avere la garanzia del posto fisso.
OSARE DEMOCRAZIA significa anche far capire ai giovani precari, i quali è più difficile che si sindacalizzino, che possono organizzarsi, lottare per i propri diritti.

L’intervento di Francesco Marinozzi, coordinatore della FGCI di Fermo, è incentrato sull’attività svolta in questi ultimi mesi da Alternativa Ribelle tra gli studenti del fermano.

Anche se nata da poco sul territorio, Alternativa ribelle sta raccogliendo nel fermano le simpatie degli studenti, come si è visto dalla massiccia partecipazione degli studenti stessi alle manifestazioni del 7 Ottobre e del 17 Novembre.

A concludere Flavio Arzarello, che sintetizza il quadro dell’Italia post-berlusconiana e le proposte dei comunisti per uscire da questa fase di attacco feroce alla classe operaia e alle sue conquiste.

Per uscire dal quadro drammatico della crisi ci sono due vie:

-Investire nei saperi, nei diritti, nel pubblico, visione che condividiamo con molta sinistra europea.

-Investire a ribasso, imboccando un vicolo cieco nel tentativo fallimentare di competere sui bassi costi di produzione coi paesi in via di sviluppo.

La seconda è una scelta miope, che impedisce ai popoli d’Europa di essere padroni delle proprie scelte in nome di un Capitalismo fallimentare e straccione, che riesce a mantenersi solo indebitando lo stato.

Per evitare ciò in Italia, paese che a causa di queste misure fallimentari ha la disoccupazione più alta in Europa, c’è bisogno di allargare il più possibile l’opposizione a tutti quei soggetti che criticano l’operato di Monti e della BCE,SEL, IDV, chi non sta nei partiti ma combatte battaglie sociali.

Per unire i lavoratori purtroppo la FDS da sola non basta.

C’è bisogno di far uscire il PD dalla paralisi in cui l’appoggio a Monti l’ha costretto, impedendo che si omologhi totalmente alle scelte liberiste.

C’è bisogno di tagliare le spese militari, impedire l’entrata in nuove guerre imperialiste.

Oggi il rischio è che il senso comune veda la politica come lontana, sporca.

Nella storia questo è sempre stato il terreno di coltura della destra populista e per scongiurare ciò bisogna avvicinare i giovani, i lavoratori, i precari, i disoccupati a una politica sana, che difende e porta avanti le istanze dei lavoratori, che difende la democrazia.