“Le proposte per ridurre l’ evasione i ragionamenti sugli strumenti debbono partire da un dato di fatto. Noi abbiamo un gettito perduto di 120 miliardi annui, più o meno l’8 per cento del Pil. Questi otto punti di Pil sarebbero sufficienti a risolvere una parte dei nostri problemi. Non solo: l’evasione fiscale non è distribuita in maniera omogenea, come noto il carico fiscale maggiore è pagato dal lavoro dipendente. Infine, l’ evasione è molto negativa per la normale competizione fra le imprese: se il mio concorrente non paga le tasse è ovviamente avvantaggiato. I tre temi sono dunque la stabilità dei conti pubblici, concorrenza-competitività, equità. Un esempio storico degli ammiccamenti è 11 novembre 2004, il discorso di Berlusconi alla Guardia di Finanza, quando giustificò moralmente elusione ed evasione. Il redditometro è uno dei sistemi presuntivi, ha senso dove l’evasione ha una soglia molto alta. Incrocio dei conti e tracciabilità sono più efficaci. Io credo che per quanto riguarda questo strumento non ci sia da sollevare un particolare polverone. La ricetta è in parte questa, in parte quella che dicevo, un’ incrocio degli archivi fiscali e dei conti correnti. Infine bisognerebbe dare la percezione che l’amministrazione finanziaria abbia la fiducia della politica e dei cittadini, e la percezione che chi evade metta le mani nelle nostre tasche. Non si vede perché qualcuno le debba pagare anche per qualcun altro.”