Nel 2008 in nero 250 miliardi di euro, il 16% del Pil. Maglia nera al turismo
Nessuna stima ufficiale sull’evasione fiscale, in Italia non è prevista. Il dato più attendibile lo fornisce l’Istituto nazionale di statistica (Istat) e fa riferimento al 2008. Stando a questo dato, le imposte evase in Italia rappresentano tra il 16,3% e il 17,5% del prodotto interno lordo (Pil). Tradotto in euro, si parla di una cifra compresa tra i 255 e i 275 miliardi. Tradotto in manovre, ne vale cinque. Quella, contestatissima, varata ad agosto ha un gettito previsto di 54 miliardi di euro. Un quinto, miliardo più miliardo meno. Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, ha spiegato: «L’evasione è diminuita in termini percentuali fino al 2007, poi è tornata a crescere, anche se è calata in termini relativi, perché è complessivamente calato il gettito». Guardando ai singoli settori, la maglia nera va al turismo, dove l’evasione supera il 50%. A ruota l’agricoltura (30%); più staccati i servizi (21%) e l’industria (12%).
IL CALCOLO DEL TAX GAP. Le soluzioni a un fenomeno tanto diffuso, secondo Giovannini, devono partire da una stima precisa del fenomeno stesso; dal calcolo, in altre parole, del cosiddetto tax gap, della differenza tra gettito teorico e gettito reale. Sulla scia di quanto avviene in Gran Bretagna. «Non si può certo dire che i controlli siano pochi, è necessario però integrarli e metterli in comune perché ci sono un po’ di schizofrenie, che sono comunque in via di superamento», ha spiegato Giovannini.
ANCHE UN TUTOR PER I GRANDI CONTRIBUENTI. Un messaggio implicito al nuovo governo tecnico targato Mario Monti. Un appello a cui si è unito anche il leader di Ugl, Giovanni Centrella: «(Bisogna) partire da una riforma fiscale seria per debellare l’evasione».
Una riforma che potrebbe culminare nella stesura di un rapporto annuale sull’evasione che dia cifre scientificamente corrette, una base solida su cui le autorità potrebbero fondare il proprio lavoro. Gli altri aspetti migliorabili riguardano gli studi di settore, il tutoraggio dei grandi contribuenti, l’abbassamento del limite per la tracciabilità dei pagamenti e il rafforzamento del contrasto di interessi.
Nel 2011, rastrellati 10 miliardi. E a febbraio arriva il software per il redditometro
Con questi strumenti a disposizione, il fisco potrebbe finalmente rastrellare cifre importanti, ben più dei 10 miliardi di euro totalizzati nei primi nove mesi del 2011. L’incasso dell’Agenzia delle Entrate, infatti, risulta in crescita, ma non può ancora essere considerato soddisfacente. Il direttore Attilio Befera ha spiegato: «Stiamo continuando il trend positivo già iniziato nel 2009 e continuato nel 2010 (vedi l’immagine a destra), chiuderemo (il 2011) attorno agli 11 miliardi effettivamente incassati dalla lotta all’evasione».
Il numero dei controlli è in aumento, almeno sulle medie e grandi imprese, «mentre stiamo cercando di migliorare la qualità e quindi abbiamo diminuito lievemente il numero di controlli sulle persone fisiche».
IL REDDITOMETRO IN DUE FASI. Parlando delle novità che riguardano lo strumento del redditometro, Befera ha spiegato: «Stiamo mettendo a disposizione sul nostro sito il software per la fase sperimentale, vogliamo che questo strumento sia collaudato con incontri e sperimentazioni con le associazioni di categoria. È uno strumento importantissimo, soprattutto dopo l’ultima manovra che permette di usare ai fini del redditometro anche le transazioni finanziare».
In altre parole, si lavora per dare ai contribuenti la possibilità di eseguire simulazioni e capire se si è in regola con le valutazioni del redditometro.
I tempi? Nell’ordine dei tre, quattro mesi, salvo imprevisti. «Da domani (16 novembre) parte la fase di test, con associazioni di categoria, professionisti e sindacati», ha detto Befera. «Appena superata questa fase, e contiamo di farlo in febbraio, lo metteremo a disposizione (dei contribuenti)».
«QUALCHE ERRORE L’ABBIAMO FATTO». Befera è poi intervenuto sulle polemiche che hanno colpito l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia sulle modalità di riscossione dei tributi: «È chiaro che in Italia per tanti l’attività di riscossione coattiva non si è praticamente fatta, adesso il regime è cambiato e capisco perfettamente le proteste», ha dichiarato. «Qualche errore c’é sicuramente stato, ma non possiamo assolutamente dire che la lotta all’evasione la facciamo contro chi già paga; la facciamo contro chi non adempie il proprio dovere tributario, un dovere fondamentale della vita democratica del Paese».
Martedì, 15 Novembre 2011