di R. Ec. | da il Manifesto
Recessione più forte al sud rispetto al centro e al nord. Sempre meno investimenti
L’Italia sprofonda nella recessione. I dati diffusi ieri dall’Istat dicono che in aprile l’indice destagionalizzato (cioè corretto per gli effetti di calendario) ha segnato un nuovo passo indietro registrando una caduta dell’1,9 percento rispetto a marzo. In termini tendenziali invece, cioè rispetto ad aprile 2011, l’indice della produzione industriale è crollato del 9,2 percento. Sempre su base tendenziale, nei primi quattro mesi dell’anno la produzione è diminuita del 6,6 percento. Ciò che è più preoccupante è che il crollo più marcato è quello registrato dai «beni intermedi», i beni cioè che le imprese utilizzano per produrre altri beni, che nel mese di aprile registra un -12,8 percento. Anche gli altri comparti mostrano comunque cali significativi: del 7,9 percento per quanto riguarda i beni di consumo, del 6,2 percento per i beni strumentali e del 3,8 percento per l’energia.
Guardando ai settori produttivi, le diminuzioni maggiori si registrano per i settori della fabbricazione di apparecchiature elettriche (-15,6 percento rispetto all’anno precedente), della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-14,7 percento), della metallurgia (-12,1 percento) e della fabbricazione di prodotti chimici (-10,3 %).
Un quadro reso, se possibile, ancora più preoccupante se letto insieme al rapporto diffuso ieri dallo Svimez (l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel mezzogiorno). L’impatto delle manovre correttive di finanza pubblica tra il 2010 e il 2011 ha comportato un effetto depressivo sul Pil dell’1,1% con conseguenze più forti nel mezzogiorno che al centro nord: si sono persi 0,8 punti percentuali di pil nelle regioni centro-settentrionali, e 2,08 in quelle meridionali, soprattutto a causa dei tagli alle spese per investimenti. In particolare lo Svimez punta il dito contro la forte riduzione delle risorse Fas attuate con successivi interventi dal governo precedente (oltre 300 milioni nel 2011, oltre 2 miliardi nel 2012, circa 4 miliardi nel 2013).
«Procede senza sosta la desertificazione produttiva del mezzogiorno», è il commento della Cgil, che aggiunge: «È sempre più drammaticamente urgente una strategia di politica industriale per il sud, così come per il resto del paese, che metta in campo investimenti pubblici e privati». Per il sindacato «è ora che il governo, con il sistema delle imprese, scommetta su questa parte del paese per rilanciare la crescita».