di Marco Pondrelli
La Meloni che alcuni anni fa arringava le masse contro le politiche impopolari dei precedenti governi (anche se non lo faceva con Draghi), oggi sarebbe molto dura con questo governo. Per fortuna per lei è che nel frattempo si è convertita sulla strada europeista e atlantista, la Nato non è più un problema e l’austerità sostiene la crescita.
Carlo Morroni il 18 ottobre su ‘il sole 24 ore’ ha scritto che ‘in 10 anni le famiglie operaie indigenti sono salite dal 14,7 al 16,5%’, dietro queste percentuali si nascondono 5,7 milioni di persone in sofferenza. Gabriele Fava Presidente dell’inps ha invece sottolineato, nella sua audizione parlamentare, che dal 2019 le retribuzioni hanno perso il 10% del potere d’acquisto. Sono due dati, ma se ne potrebbero portare molti altri, che dimostrano la crisi profonda che vive questo Paese. I 3 colpi che sono arrivati, crisi economica del 2008, Covid e guerra, hanno colpito una realtà che già arrancava, dopo che negli anni ’90 attraverso le privatizzazioni era stato de-industrializzato il sistema produttivo. Venerdì c’è stato lo sciopero dei lavoratori e delle lavoratrici della Stellentis, rappresentante di un capitalismo allo stesso tempo straccione e arrogante, è stato un segnale positivo, proprio perché la ex Fiat dimostra i risultati delle politiche passate e presenti a cui è necessario opporsi.
L’Unione europea non solo non aiuta ma ha avuto un ruolo fondamentale nel farci precipitare in questa situazione. Dopo il Covid qualcuno pensava che il PNRR fosse il segnale di un cambio di paradigma europeo, il Patto di Stabilità era stato sospeso e l’Ue aveva deciso di permettere agli Stati di spendere di più. La realtà si è dimostrata diversa, il nuovo Patto si Stabilità è ancora figlio dell’austerità e questo in Italia rappresenta e rappresenterà un vincolo in grado di condizionare qualsiasi governo. Ci viene detto che il nostro debito è troppo alto e quindi necessario ridurlo e, con buona pace del ‘proletario’ Giorgetti, a pagare i conti saranno sempre i soliti.
Se molte colpe dell’attuale situazione non ricadono sul Governo Meloni altre invece sì. Il Governo si vanta di avere aumentato le spese per la sanità che però, come denunciato da il fatto quotidiano, con il 6,2% del PIL torna ai livelli del 2007. I tempi del Covid in cui tutto il quadro politico spendeva parole per la sanità pubblica è finito, se anni fa era FdI ad attaccare Zingaretti perché nel Lazio chiudeva gli ospedali oggi le parti in commedia si sono invertite ed è il Pd ha chiedere di sostenere la sanità pubblica. Come l’aritmetica ci insegna che in un addizione cambiando la posizione degli addendi il risultato non muta, così nella politica italiana cambiando maggioranza e opposizione il risultato è lo stesso.
Questo governo si vanta anche di avere sostenuto oltre alla sanità la difesa, su questo non possiamo dargli torto. Si continua a spendere per combattere una guerra già persa. La crisi tedesca arriverà anche in Italia, essendo noi controterzisti di Berlino, gli Stati Uniti continuano a strapparci capitali, l’aumento del costo dell’energie non rende competitiva l’industria europea. Per molte realtà produttive importanti l’alternativa rischia di essere tra il fallimento e la delocalizzazione negli Stati Uniti. Come ha spiegato Todd nel suo ultimo libro purtroppo la classe dirigente europea non ha la forza di opporsi agli USA e fino a che la nostra politica sarà vassalla e servile ai diktat di Washington le cose non cambieranno.
Purtroppo a questo quadro desolante si deve aggiungere l’inadeguatezza di qualsiasi opposizione sociale e politica. Lasciando stare il cosiddetto campo largo che si limita a fare un’opposizione di Sua Maestà in attesa di andare al Governo per fare le stesse cose, non c’è una mobilitazione che, partendo dai drammatici dati sulla povertà nel nostro Paese, sappia unire la lotta per la pace a quella per la giustizia sociale. Lotta di classe e lotta contro l’imperialismo devono viaggiare unite. Ci chiediamo se sia possibile per un ampio spettro di forze, trovare un anello della catena da tirare.
L’opposizione dovrebbe partire da qui, attaccare sui temi sociali, ad esempio la sanità, per mettere a nudo le contraddizioni di questo sistema che crea più povertà mentre spende per portare la morte fuori dai nostri confini. Questo non è quindi un generico appello all’unità, non servono più cartelli elettorali che hanno dato pessima prova di sé in passato, occorre costruire una mobilitazione e nella forza delle lotte trovare l’unità.
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