di Riccardo Realfonzo e Roberto Romano | da www.economiaepolitica.it
Tra l’anno passato e quello in corso sono ben cinque le manovre[1], dei governi Berlusconi e Monti, che hanno aumentato le entrate e tagliato la spesa pubblica, con un impatto complessivo sul triennio 2012-2014 pari addirittura a 120 miliardi di euro (Banca d’Italia). A queste manovre si aggiunge la nuova Legge di Stabilità che rimodula una parte degli interventi pregressi per un valore pari a quasi 13 mld di euro, con un ulteriore contributo al saldo finanziario di 5 mld.
L’effetto di queste manovre è stato e sarà fortemente recessivo, ed è a dir poco sottostimato da Monti. Infatti, ormai certificato che queste manovre hanno contribuito ad abbattere il Pil nel 2012 almeno di due punti e mezzo, il governo prevede ottimisticamente che già il prossimo anno la caduta dovrebbe arrestarsi (-0,2%). E questo essenzialmente perché – dopo i pesanti cali dei consumi e degli investimenti di quest’anno (stimati, rispettivamente, del 3,6% e del 10,6%) – secondo Monti nel 2013 i consumi si ridurranno appena dello 0,5% mentre gli investimenti dovrebbero già cambiare segno, marcando una prima significativa ripresa (più 0,9%)[2].