Dove è finita la classe?

Pubblichiamo come contributo al dibattito

di Lenny Bottai

da https://www.facebook.com/lennybottaiblog

Queste elezioni hanno segnato, purtroppo, l’ennesima debacle per tutta la sinistra di classe presente nel cartellone elettorale. Tuttavia, all’indomani di questa sconfitta, come sempre accade da diversi anni a questa parte, non si riesce ad analizzare e trovare le motivazioni dell’ingombrante contrasto tra la crescente povertà, dovuta della crisi economica messa sulle spalle delle classi popolari, e la totale assenza di una forza politica che tenti di ribaltare i rapporti di forza.

Elemento che viene ritualmente citato nella questione, è la divisione che a sinistra che è fattore centrale ed indiscutibile. Rimane, tuttavia, anche una verità innegabile altrettanto ingombrante, ed è il fatto che tutta la sinistra di classe unita oggi non raggiunge la soglia di decenza elettorale. Al contrario, invece, seppur in calo continuo, rimangono maggioritarie le forze della cosiddetta sinistra non di classe, quella che nel corso degli anni, per quanto possa cantare “Bella ciao” il 25 aprile e fare accorati appelli all’antifascismo ad ogni elezione, poi distrugge sistematicamente i diritti e le conquiste più elementari per le classi popolari come farebbe la peggior destra borghese e reazionaria. Ed io, personalmente, mi rovino il fegato su questa cosa, sono sincero. Mi piacerebbe tanto dover discutere animatamente con i compagni che sostengono quelle forze di cui non condivido la traiettoria, i temi usati, le modalità della campagna, ma sicuramente si prefiggono in buona parte il mio medesimo fine ultimo, con lo scopo magari di mettere insieme un 10/15% elettorale che possa realmente incidere. Invece, pur facendo il massimo dello sforzo possibile in questa direzione, ovvero accettando di mettere il discussione il concetto di unità. si arriverebbe a malapena al 3% e nulla o quasi cambierebbe.

La grande domanda è quindi: dove sono allora le masse da catturare, quelli che veramente pagano le politiche scellerate dei governi liberisti che si alternano ormai da sempre? Qualcuno insiste nell’astensione, che rappresenta una larga fetta di popolazione, io penso che in parte può anche essere così, ma in parte sicuramente no. Il voto al sud per i cinque stelle è un esempio palese di “voto di classe” in risposta alla lotta al Reddito di cittadinanza fatta da destra e sinistra dell’arco liberal, ma non soltanto.Uno strumento, il reddito, che va criticato, ma solo con un’alternativa programmatica di sostituzione effettiva con l’occupazione stabile e degnamente retribuita. Però rimane innegabile che una larga fetta di popolazione si è fatta fregare dalla lotta tra poveri sollecitata dagli schemi con cui la destra ormai spopola, facendo leva sulle enormi contraddizioni di una sinistra votata all’accoglienza fasulla che crea più razzisti di una sede dell’MSI in ogni quartiere, ma che allo stesso tempo in parte è anche lo specchio per le allodole. I drammi se economici di questo paese non vengono i certo da reddito e tantomeno dall’immigrazione, ma semmai dalla mancanza totale di redistribuzione di ricchezza e dal pessimo posizionamento internazionale nel quadro di un mondo che cambia. Mondo che l’immigrazione la crea inevitabilmente, dal momento che campa di sfruttamento delle risorse altrui, della manodopera altrui, ed avere a capo di certi paesi governi dei corrotti e non dei Sankara, costa inevitabilmente un’emorragia umana che si riversa poi da questa parte di mondo pronta a tutto. Internamente invece i profitti delle classi dominanti e dei politicanti rimangono invariati. Qui, proprio adesso in questa fase di crisi economica, dove la questione energetica si farà preponderante nei prossimi mesi, si apriranno – forse -gli spazi per una crisi reale che non abbiamo mai vissuto. E se questa destra non avrà soluzioni, è cosa certa, starà a noi il compito di contrastarla ricordando che un ennesimo capovolgimento di fronte, che porti la falsa sinistra al potere, non cambierebbe assolutamente niente, perché il problema è/sempre stato, è – e rimane – di classe. Quando si sente parlare di misure per contenere il caro bollette forse molti pensano che questo non significa che i soldi ci sono e come, è che – come disse un vecchio compagno in manifestazione una volta – gli va fatto capire che li devono tirare fuori.

Quindi cosa e come fare? partecipando il più possibile alle lotte che si innescheranno nei prossimi mesi, favorendo la crescita della percezione nelle masse dell’esigenza di uno strumento di classe forte e concreto. Al momento non vedo possibile accodarsi al procedimento inverso, perché è evidente che manca di base la cultura e la percezione di questa necessità. E sono sempre le condizioni materiali a creare i presupposti per i grandi cambiamenti.

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