di Paola Pellegrini, segreteria nazionale PdCI
Lunedì mattina, mentre ancora erano aperte le urne della consultazione elettorale, a Genova è stato colpito da un attentato l’ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi.
Le modalità, i tempi, la simbologia usata dagli attentatori con l’uso di armi di fabbricazione russa e il tiro diretto a colpire le gambe dell’ingegner Adinolfi, hanno riportato alla nostra mente e a quella di tutti gli italiani, gli anni bui del terrorismo.
E subito si è aperta la caccia: stamani in Parlamento, in occasione delle sue comunicazioni sull’episodio di terrorismo, la ministra Cancellieri, nonostante che le indagini siano aperte in molte direzioni, non ha esitato a parlare di movimenti “nell’area marxista leninista” in fermento, con espliciti riferimenti al crescente disagio sociale del Paese!
Io non posso dimenticare Genova, il giorno dei funerali del compagno Guido Rossa, dirigente sindacale comunista, ammazzato dalle Br, ammazzato come un cane mentre andava a lavoro nella sua fabbrica a Cornigliano; non posso dimenticare che tutti i comunisti italiani con le loro bandiere rosse, sotto una pioggia battente che si mescolava alle nostre lacrime di dolore e di sgomento, erano là, contro un nemico che colpiva prima di tutto noi, la democrazia italiana e, con questa, le conquiste per le quali abbiamo lottato dalla Resistenza e scritto nella Costituzione.
Ieri era il 9 maggio, il 34° anniversario della morte di Aldo Moro. Con la sua morte si fermò la realizzazione, nella Repubblica dei grandi partiti di massa, di una democrazia più avanzata, la pari dignità delle grandi forze popolari, la possibilità di portare al governo la forza del movimento operaio italiano senza le ipoteche delle politiche emergenziali, come invece poi accadde proprio dopo la morte del capo della Dc.
Oggi come allora, noi sappiamo che chiunque si sia macchiato di un gesto così ignobile ed efferato come quello di colpire un uomo che si recava al suo posto di lavoro, costui, costoro, sono i nostri nemici, sono esecutori di un disegno di destabilizzazione politica, sono portatori di una cultura di morte che i comunisti italiani, le forze sindacali, le forze democratiche di questo Paese hanno fermamente combattuto, a viso aperto, senza tentennamenti.
Noi non siamo quelli che si sono coccolati con frasi tristemente celebri come: “compagni che sbagliano” oppure “né con lo Stato – né con le Br”, anzi molti giovani oggi si stupirebbero a scorrere i nomi di quanti allora ci accusarono di essere dei rigidi conservatori della legalità e del rispetto delle istituzioni.
L’attentato all’ad dell’Ansaldo nucleare ci preoccupa e ci allarma, l’attentato compiuto in una città simbolo dell’antifascismo, a Genova dove si stava ancora votando e dove le forze di sinistra e democratiche stavano per assaporare la gioia della probabile vittoria del loro candidato Marco Doria.
Oggi, mentre si sono riaperte nel Paese le speranze di una stagione politica nuova, mentre si sfascia il sistema di potere costruito intorno a Berlusconi e alla destra italiana, di fronte alla ripresa di un movimento diffuso e che certo è destinato a crescere, di protesta contro le politiche antipopolari e antisociali dei governi tecnici dettate dalla BCE e dal sistema finanziario internazionale, di fronte ad una nuova speranza per i lavoratori, e i giovani, e per tutti noi, qualcuno ancora vorrebbe riaprire una stagione che credevamo chiusa grazie anche alla nosta lotta e al nostro impegno. Qualcuno ancora gioca sporco e cerca di alzare barriere, confondere le acque, agitare spettri di facile consumo e propaganda. La nostra condanna, proprio per tutto questo, proprio per tutta la nostra storia, proprio in nome delle generazioni che hanno difeso la democrazia italiana sempre a rischio di trame oscure e di stragi impunite, è totale e definitiva.