La “riforma” della Costituzione (a partire dalla modifica del Senato e la cancellazione del bicameralismo perfetto) ha qualcosa di inquietante per un paese democratico quale dovrebbe essere il nostro. Si è fatto di tutto per veicolare il messaggio che il “governo del fare” stava operando velocemente, con una fretta giustificata dalla mancanza di tempo. Hanno fatto credere, con una studiata regia nella quale i maggiori organi di informazione sono stati protagonisti determinanti, che da questa “riforma” costituzionale dipendeva la soluzione della crisi che attanaglia il paese. Crisi evidenziata qualche giorno fa dal PIL calato dello 0,2% nell’ultimo trimestre. Bisogna, ci dicono, avere coraggio, correre ai ripari con le “riforme”. Ma quello che ne è scaturito è uno stravolgimento della Costituzione molto pericoloso. Lo è nel metodo e nel merito.
Nel metodo perché è alquanto “insolito” che si modifichi la Costituzione (scritta con un equilibrio e una chiarezza anche linguistica eccezionali) senza un dibattito serio e approfondito, con ddl scritto da “esperti” improvvisati, ministri improponibili ed emendamenti vari contingentando i tempi della discussione parlamentare (grazie all’utilizzo del “canguro”, l’ennesima figura retorico-faunistica dopo la “smacchiatura del giaguaro”, i “gufi” che ostacolano le riforme, le “pitonesse” varie ed eventuali di qualche mese fa …) e riducendo il dibattito a “spettacolo” con grida, accuse e controaccuse, santificazioni, sceneggiate da tragica operetta.