Il ‘complotto’ Stato-mafia tra spie e politica

di Orazio Licandro | da il Fatto Quotidiano

ingroia microfonoIl 26 giugno scorso subivo uno strano furto nella mia camera di hotel. A 50 metri dalla Camera dei Deputati, a Piazza Montecitorio, quella sera presidiatissima dalle forze dell’ordine perché era in corso il voto di fiducia sulla riforma Fornero, qualcuno si introduceva nella mia camera e portava via computer, ipad e chiavetta usb.

Un episodio inquietante, che ti lascia un fastidioso e sgradevole pensiero difficile da scacciare; una vicenda di grave violenza anche psicologica, e tanto strana quanto singolare nelle sue implicazioni eppure al tempo stesso di estrema chiarezza se collocata in un contesto. Quale contesto? Il ‘complotto‘ della trattativa Stato-mafia e lo sconcertante spionaggio illegale a cui sono stati, e probabilmente continuano ad essere, sottoposti i pm di Palermo. Hanno assai probabilmente ragione Attilio Bolzoni e Salvo Palazzolo a scrivere su La Repubblica di ieri che qualcuno cercasse dati scottanti nei miei strumenti di lavoro.


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