di Matteo Pucciarelli | MicroMega blog
Una delle pagine più belle di questo Paese degli ultimi anni, una delle poche istantanee che resteranno sugli almanacchi e di cui non dovremo vergognarci, è quella del magistrato antimafia Antonio Ingroia che – nel bel mezzo del berlusconismo imperante e sprezzante di una qualsiasi idea di bene comune e dignità istituzionale e nel bel mezzo della corruzione dilagante del sistema politico – si arma di coscienza civile, politica e morale e prende la parola ad un congresso di partito. Un partito fuori dal Parlamento e senza una lira, il partito dei Comunisti Italiani.
«Un invito che ho accettato molto volentieri pur prevedendo le polemiche che mi potrebbero investire per il solo fatto di essere qui oggi», esordiva Ingroia. «Ho giurato sulla Costituzione democratica, la difendo e sempre la difenderò. Oggi sono qui con lo stesso spirito».
Ecco, ancora, le sue parole. «Io sono d’accordo, un magistrato dev’essere imparziale quando esercita le funzioni, e non sempre purtroppo avviene con alcuni magistrati e con alcuna magistratura abituata a frequentare certi salotti e poi a dimostrarsi forte coi deboli e debole con i forti. Quel tipo di magistratura a me non piace, non mi piacciono i salotti dei potenti e le stanze del potere. Sono orgoglioso di essere fuori da certi giri e da certe conventicole. Però lo confesso, non mi sento del tutto imparziale, anzi di più, mi sento partigiano, e nel senso più nobile del termine. (…) Sono un partigiano perché sono un partigiano della Costituzione: tra chi difende la Costituzione e chi la offende quotidianamente, so da che parte stare. Tra chi difende il principio di uguaglianza e chi cerca di introdurre quotidianamente nuovi privilegi e l’impunità so da che parte stare».
Per quella partecipazione senza alcun tornaconto personale (candidature per qualche carica pesante, tanto per dire), per quelle parole appassionate che andrebbero insegnate nelle scuole, Ingroia è stato “bacchettato” dal Consiglio Superiore della Magistratura. Gli atti del procedimento saranno inviati alla quarta commissione, competente per le valutazioni di professionalità, che ora la dovrà inserire nel fascicolo personale del magistrato.
È il mondo alla rovescia. In una sala operatoria piena di dottori che si divertono impunemente a sbudellare i pazienti, vengono tirate le orecchie a uno dei pochi che provano a salvarli, ricordando pubblicamente il giuramento di Ippocrate.
A Ingroia, che non conosco, vorrei solo dire che se fosse un generale, quell’atto in arrivo è solo una stelletta sull’uniforme. E siccome è un partigiano, quell’atto è una medaglia d’oro alla Resistenza.
Matteo Pucciarelli