Riceviamo dal compagno Davide Busetto e pubblichiamo come contributo alla discussione
Negli ultimi tempi c’è un grande proliferare di referendum. Da quello tenutosi in Gran Bretagna per la tanto discussa Brexit a quello in Ungheria per le quote migranti, passando poi per quello italiano sulla riforma costituzionale promossa dal governo Renzi a quello in Colombia sul processo di pace tra FARC e governo.
Questi casi citati sono tutti estremamente differenti, sia per il tipo di referendum (consultivo, abrogativo, eccetera) sia per la materia trattata (immigrazione, strutturazione dello Stato, processi di pace e così via).
A seconda del risultato, inoltre, grazie alla nostra sovrastruttura informativa che si impegna in maniera costante a farci percepire il tutto come bianco o nero, i popoli diventano da un giorno all’altro illuminati o razzisti. Il popolo britannico vota a favore della Brexit? Buona parte dei media lo dipingono come un popolino triste e xenofobo quando, fino a ieri, veniva rappresentato come il massimo dell’integrazione. Stessa storia, a fasi invertite, in Ungheria. Gli ungheresi votano per anni Viktor Orbán e vengono accusati da mezza Unione Europea di essere un popolo razzista.