di Diego Bigi
Riceviamo e pubblichiamo come contributo alla discussione
Quest’anno ricorre il 70° anniversario della Liberazione e ritengo necessario parlare dei GAP, sui quali ultimamente è stato pubblicato uno studio, forse il primo.
Ho avuto occasione di leggere recentemente che i Gap nei racconti “sono schiacciati tra deprecazioni calunniose e acritiche esaltazioni”. Certamente la retorica deve essere abbandonata e non presentare i gappisti come degli eroi extraumani, ma come eroi in tutto e per tutto uguali agli altri esseri umani. Debbo dire, però, che io personalmente non mi sono mai imbattuto nelle “acritiche esaltazioni”, mai, mentre spesso ho incontrato deprecazioni calunniose o li si colloca in un angolo. Alle volte ho incontrato un senso di imbarazzo persino a sinistra, persino tra coloro che difendono i valori della Resistenza, come ad esempio quando si parla di un eroe gappista, Bruno Fanciullacci, medaglia d’Oro al Valor Militare.
Nella zona di Firenze una Brigata partigiana Garibaldi prese il suo nome e ora ha avuto una strada e uno slargo a lui intitolati. Ma il suo nome a tutt’oggi si preferisce non citarlo per evitare discussioni con altri. La penetrazione culturale dei nostri nemici è arrivata a questo punto, anche nelle nostre fila. Il fascista Giovanni Gentile è andato incontro al suo giusto destino, e non sono solo io a dirlo, come anche il noto partigiano Rosario Bentivegna. Il fatto che Gentile fosse persona intelligente e persona di cultura lo rende ancor più colpevole e ancor più meritevole di essere giustiziato di quanto non fosse un manovale del crimine. Quindi non assassinio, ma uccisione. A quel tempo c’era la guerra in corso per la sopravvivenza dalle aggressioni del nazifascismo. In Italia non guerra civile, come in Spagna, ma guerra di Liberazione. Voglio aggiungere che quando uno storico di professione esprime giudizi, molto spesso in questi giudizi lui ci trasferisce la sua testa e non necessariamente la storia vera, solo che scrive e parla in modo professionale e tecnicamente appropriato. Sono talvolta giudizi personali. Inoltre uno storico può scrivere un buon volume e un altro suo non esserlo.
Quello che intendo dire è che lo spirito critico di chi legge o ascolta non deve mai venir meno.
Voglio dire un’altra cosa. La figura del bravo partigiano Facio è finalmente stata collocata al suo posto, anche se al riguardo non sono mancate delle sbavature da parte di alcuni.
Non collocata al suo posto è la figura del gappista 19nne Francesco Valentino, torturato e poi impiccato dai nazifascisti nel luglio 1944. A suo tempo ovviamente, è stato considerato un volgare traditore per aver parlato al termine di una giornata di tortura, stravolto dalla sofferenza e dalla efferatezza subita. Noi, che veniamo dopo, con obiettività storica dobbiamo toglierlo da quella collocazione, perché ingiusta. In nessun modo è paragonabile a certi traditori, che pure ci sono stati, e che hanno meritato di essere soppressi o che l’avrebbero meritato.
Il suo nome va collocato a pieno titolo tra i nostri morti e tra i nomi dei gappisti, senza dimenticare il triste destino a cui è andato incontro, ben peggiore rispetto a quelli che, catturati, avevano una struttura psichica più resistente. I gappisti non erano persone senza paura, ma persone che la sapevano dominare. I racconti devo essere fatti dal vivo e dal vero, senza retorica. A chiamare traditore questo sfortunato gappista, mi sentirei, io che sto parlando oggi in una società liberata dal nazifascismo da persone come lui, mi sentirei, dicevo, estremamente superficiale, esibizionista ed anche un po’ vile. Non dimentichiamo che Bruno Fanciullacci, per sottrarsi ad altre crudeli torture ha preferito suicidarsi.
Qui a Parma c’è stato un riuscito incontro sulla natura del fascismo con Lorenzo Battisti del dipartimento esteri del PCd’I.