25 aprile 2012: per un antifascismo sempre attuale

di Erman Dovis, Comitato Centrale PdCI

25aprile resistenzaCi allontaniamo sempre più dal  25 Aprile 1945 e dal tempo di quella gloriosa insurrezione popolare, eppure oggi si impone  ancora maggiormente l’attualità della questione antifascista . Sembra un paradosso, un controsenso, in realtà è la dialettica dei fatti. Il potere borghese, confidando nel trascorrere del tempo, nell’esaurirsi della spinta antifascista , nell’indebolimento delle coscienze e delle forze della sinistra, ha manovrato incessantemente al fine di restaurare il dominio diretto ed incontrastato del grande capitale. Non ha esitato a dispiegare tutti i mezzi possibili per inoculare nella società e nelle masse popolari  il suo sistema di valori profondamente reazionario, un grimaldello per scardinare le conquiste operaie e democratiche del Popolo italiano.  L’operazione fu portata avanti all’inizio da piccole avanguardie intellettuali, che mano a  mano si sono fatte più avvolgenti e soffocanti. In principio, sporadicamente, qualche eminente professore iniziò a parlare di superamento della contrapposizione fascismo-antifascismo, in nome della “verità storica”, della “pacificazione nazionale”. Contemporaneamente, si tentava di limitare il diritto di sciopero.  Successivamente, voci più corpose si sono levate per riabilitare i repubblichini di Salò, in nome di una nuova memoria condivisa. Nel frattempo, la grande proprietà iniziava violente riconversioni industriali.

Nel settembre del 1992, l’allora presidente della Repubblica Oscar L. Scalfaro dichiarò la Foiba di Basovizza “MONUMENTO NAZIONALE”, ribaltando politicamente la verità storica di quei fatti ed il significato della lotta partigiana. In quegli stessi momenti , veniva cancellata la scala mobile, il sindacalismo accettava l’imposizione del modello concertativo di contrattazione e  la rappresentanza parlamentare dei cittadini italiani veniva limitata di molto dall’introduzione del sistema maggioritario. Da li a poco i fascisti tornarono fisicamente al governo, senza colpo ferire. Un golpe silenzioso, accettato  supinamente, fatalisticamente. Cosi, mentre le schifezze letterarie di Pansa vengono imposte al popolo italiano, mentre i fascisti diventano gli storici ufficiali della nostra Repubblica, il mondo del lavoro subisce l’aggressione della flessibilità selvaggia, dei contratti d’area, delle nuove gabbie salariali, dei licenziamenti in massa. La concentrazione sempre maggiore di capitale nelle mani dei soliti potentati , il conseguente impoverimento di massa e la fascistizzazione della società seguono un percorso storico dialettico, dettato  dai rapporti di forza tra le classi. Esiste un profondo nesso di classe tra l’aumento dei profitti dei grandi gruppi economici   e l’espulsione forzata di migliaia di operai dal settore manifatturiero. tra l’imposizione di un modello culturale profondamente “disimpegnato” e quindi reazionario e lo smantellamento della nostra Costituzione nata dalla Resistenza Antifascista. È la grande borghesia che impone alla società questo nazionalismo nostrano plastificato, sia che si mostri attraverso la cagnara leghista, sia attraverso l’inno nazionale imposto ai calciatori, veicoli straordinari di consenso indotto. Tutto questo mentre si demonizzano i comunisti, la Cgil e la Fiom, deviando l’indignazione  e anestetizzandola di fronte all’impoverimento di massa e alle nuove imprese belliche in terre straniere, la vera  innovazione tanto cara a Confindustria. In poche parole, si è creata una falsa coscienza.  Oggi cosa sta succedendo? Gli omicidi razzisti di Firenze, i rastrellamenti polizieschi di lavoratori e studenti, la vergognosa vicenda della Sata-Fiat dove una sentenza del tribunale di Potenza dice chiaramente quale sia la ragione dei licenziamenti, la stessa FIAT che IMPEDISCE il reintegro dei tre lavoratori, mostra senza possibilità di smentita che siamo di fronte ad una violentissima offensiva neofascista. Da qui parte la necessità oggettiva  di celebrare un 25 Aprile non pomposo e retorico, pieno di orpelli e fanfare, ma attualizzandolo nel fuoco della lotta di classe, perché oggi più che mai abbiamo bisogno dei valori della Resistenza e dell’antifascismo per contrastare questa inaudita violenza scatenataci contro che minaccia di estinguere l’intera società.