Xinjiang: Salute, controllo delle nascite, sterilizzazione forzata

china economy widedi Maria Morigi

In un discorso del 18 agosto 2017 dal titolo “Verso una Via della Seta sanitaria” Tedros A. Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS ebbe a dire: “La Cina ha molto da insegnarci su questi temi. È leader mondiale nella sorveglianza delle malattie e nel controllo delle epidemie ed è stato uno dei primi paesi a intervenire durante l’epidemia di Ebola. La Cina ha realizzato un sistema di assicurazione sanitaria nazionale che copre oltre il 95% della sua popolazione. Il paese ha anche una grande capacità di ricerca e sviluppo ed è stato uno dei primi paesi a raggiungere l’obiettivo di sviluppo del millennio per la salute materna”.Un impegno che la Cina si è data, non da oggi, per realizzare una “Via della Seta e della Salute”, con cui il governo cinese, convinto che economia e salute siano interconnessi, si impegna a fornire assistenza sanitaria ai paesi attraversati dalla Via della Seta. La pronta reazione cinese di fronte alla sfida della pandemia ha reso operativo il progetto lanciato nel 2017 nell’ambito della BRI. Ma già dal 2016 si parlava di rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e nel controllo delle principali malattie infettive, e ora tali affermazioni acquisiscono un significato particolare. 

Relativamente ai servizi sanitari dello Xinjiang si riscontra che già dal 2007 strutture medico-assistenziali sono disponibili in città, distretti e contee, grazie ad un programma sanitario che ha visto massicci investimenti da parte dello Stato. Il governo regionale ha lanciato una serie di iniziative che vanno dall’attrazione di un gran numero di medici specialisti per la consultazione on-line, fino ad incentivare la chirurgia a distanza attraverso reti informatiche in grande espansione. Gli ospedali della regione – al primo posto quelli di Ürümqi – ricevono ogni anno centinaia di pazienti dal Kazakhstan, dall’Uzbekistan e da altri Paesi vicini. Si dimostra dunque che la pianificazione socialista è in grado di lavorare in funzione di bisogni e diritti sia individuali che collettivi e non solo, come accade in Occidente, in funzione del profitto.

Le false testimonianze di sterilizzazione forzata[1]


Nonostante tutto ciò la Cina è costretta a difendersi da ossessive denunce di violazione dei diritti umani in campo sanitario. Ecco i fatti accertati da indagini di polizia ed esposti alle conferenza stampa della regione autonoma Xinjiang Uygur.

Tuersunnayi Ziraodeng non è mai tornata in Cina dopo essere fuggita all’estero il 26 settembre 2019. Per acquisire asilo politico all’estero ha inventato di essere una vittima di campo di concentramento e di essere stata costretta ad accettare un’operazione irreversibile di sterilizzazione (le donne “catturate nel centro di istruzione e formazione professionale devono accettare la sterilizzazione chirurgica o prendere medicine che interrompono le mestruazioni“). In un’intervista della BBC ha dichiarato di essere stata presa a calci sullo stomaco dai poliziotti fino a svenire, benché in altra intervista (Buzzfeed of America) avesse dichiarato che non aveva subito maltrattamenti. Ha affermato di essere stata imprigionata da gennaio a giugno 2019, ma il suo passaporto è stato rilasciato il 13 marzo 2019 (secondo le disposizioni, è necessario essere presenti di persona per richiedere il passaporto). Inoltre non esiste alcuna cartella clinica che dimostri che Tuersunnayi Ziraodeng ha accettato la sterilizzazione. Tacendo la sua incapacità ad avere figli, ha falsamente affermato la sua gravidanza con l’aiuto delle analisi delle urine della sua vicina incinta. La famiglia ha cercato di portarla all’ospedale della contea per una visita medica, ma Tuersunnayi aveva paura che la sua bugia sarebbe stata scoperta, quindi è scappata mentre si recava in ospedale. 

Zaomure Dawuti dice di essere stata indagata dal dipartimento di polizia dello Xinjiang a causa del suo matrimonio con un uomo del Pakistan e internata in un centro di istruzione e formazione professionale, dove a sua detta ha sofferto “brutale persecuzione” e fu “costretta ad assumere pillole contraccettive insieme ad altre donne detenute”, “ad accettare la sterilizzazione e l’asportazione dell’utero”. Ha anche affermato che suo padre è morto per molteplici interrogatori della polizia e che “il governo cinese pratica la politica di accoppiamento forzato”. In realtà, Zaomure Dawuti non ha mai studiato in un centro di istruzione e formazione professionale, né è stata costretta a essere sterilizzata, poiché nel marzo del 2013, quando stava dando alla luce il suo terzo figlio, ha firmato il documento di consenso volontario per il parto, il che significa che aveva accettato il taglio cesareo e la legatura delle tube e, come risulta dalla cartella clinica, non le è stato portato via l’utero. 

Miriguli Tursun ha detto di essere stata sottoposta a punizioni crudeli, violenze sessuali e sterilizzazione forzata, e che il suo bambino era stato soppresso. In realtà, Miriguli Tursun il 21 aprile 2017 è stata arrestata dal dipartimento di polizia della contea di Qiemo per sospetto coinvolgimento nell’incoraggiamento dell’odio etnico e della discriminazione. Durante questo periodo di detenzione penale di 20 giorni le vennero diagnosticate malattie contagiose come la sifilide. Basandosi su considerazioni umanitarie, il dipartimento di polizia ha annullato le misure detentive su di lei il 10 maggio 2017. Dal 2010 al 2017, ha viaggiato per 11 volte tra la Cina e altri paesi. Neppure Miriguli Tursun ha studiato in un centro di istruzione e formazione professionale, né è stata costretta a prendere farmaci per la sterilizzazione: non ci sono documenti che mostrano prove di ciò. Il figlio di Miriguli (cui sono state diagnosticate malattie come polmonite, idrocefalia, ernia inguinale destra) non è morto mentre era ricoverato e curato a Urumqi presso l’ospedale pediatrico (14 – 19 gennaio, 6 – 12 maggio e 4 – 8 novembre 2016). Risulta invece che nell’aprile 2018, Miriguli Tursun e suo marito hanno portato questo bambino malato all’estero. Si è anche scoperto che le storie di essere stata imprigionata di Miriguli Tursun hanno trame di diverse: il 13 novembre 2018, “CPC’s ‘rieducating’ Uygur People Was Really Cruel Persecution”[2] ha rivelato che nel gennaio 2018 Mirigulim era imprigionata per 20 giorni; Il 17 novembre 2018, nel video “This is Not the China that I Want: An Escape of A Uygur Woman”[3], il tempo della sua prigionia è stato di 4 mesi; Il 27 marzo 2019, in “The Sufferance of Chinese Uygur Prisonment Camps”[4], Miriguli Tursun sarebbe stata imprigionata nel gennaio 2018 e rilasciata nell’aprile 2018.   

Shamusinur Wurpu Dal 1991 al 2004 è stata medico presso il Lasque Health Center di Hotan City. Dal 2004 al 2010 è stata medico presso l’Irigi Health Center di Hotan City. Nel settembre del 2010 si è recata all’estero in Turchia e dopo non è più tornata. Ha dichiarato che “le donne uigure nello Xinjiang sono state costrette al controllo delle nascite e alla sterilizzazione” sostenendo che “ogni medico deve portare via circa 2.000 uteri ogni anno. Questa è la politica del governo“. A questo proposito è bene chiarire che ogni operazione di asporto dell’utero prevede almeno 2,5 ore e sarebbero almeno 5, 000 ore di operazione se ogni medico dovesse “prendere 2.000 uteri” ogni anno. Calcolando che ogni medico lavora 8 ore al giorno, occorrono 625 giorni per portare a termine tutte le operazioni. Shamusinur Wurpu ha anche affermato che “al 70% delle donne uigure nella prefettura di Hotan è stato portato via l’utero“[5]. 

Regole per sterilizzazione e asporto dell’utero


In Cina sono in vigore regole esplicite sull’operazione di prelievo dell’utero. L’operazione deve essere eseguita sotto assenso personale e avere cinque caratteristiche comuni: presenza di un carcinoma leiomioma uterino, leiomioma uterino più grande di 5 centimetri, quantità di sanguinamento superiore a 2.500 ml, lesioni precancerose cervicali, cancro alle ovaie. Inoltre Il servizio delle tecnologie riproduttive  pratica i principi dell’orientamento nazionale e della disponibilità personale. 

Persone di tutti i gruppi etnici, compresi gli uiguri, godono del diritto al consenso informato sui metodi contraccettivi. Sono chiaramente vietati: l’aborto in fase avanzata, il controllo delle nascite forzate, la gravidanza forzata e altre azioni illegali. Il metodo per evitare la gravidanza e l’adozione di misure contraccettive sono tutti decisi dalla disponibilità personale dell’individuo per le persone di tutti i gruppi etnici. È tassativamente da escludere che esistano problemi come la “sterilizzazione forzata”. 

Dalla figura che segue (Fonte TIANSHANNET, Comunicato dei dati del censimento della regione autonoma Xinjiang Uygur dal settimo censimento della popolazione nazionale)[6] si può valutare la modesta e normale decrescita della popolazione -come in tutti i paesi avanzati- nel decennio 2010-2020, non tale da giustificare accuse di campagne di sterilizzazione forzata e tantomeno di genocidio.

tabella morigi

Note:

1. TIANSHANNET, IX conferenza stampa della regione autonoma dello Xinjiang Uygur sulle questioni relative allo Xinjiang, Pechino  2021-05-27 (http://english.ts.cn/system/2021/05/26/036637314.shtml)

2. pubblicato da The Free Asia Radio

3. Di nuovo pubblicato da The Free Asia Radio

4.pubblicato dall’International Information Agency del Dipartimento di Stato degli USA

5. Se prendiamo l’anno 2010,  c’erano 986.086 donne nella prefettura di Hotan di cui 727.474 sopra i 14 anni, per cui dovrebbero essere 509.231 le donne che hanno accettato l’operazione. Ora, per togliere gli uteri di 509.231 donne ci vorrebbero 1.273.077 ore (53.044 giorni o 145,3 anni)! Quindi gli ospedali della prefettura di Hotan dovrebbero praticare 1. 395 operazioni al giorno, lavorando senza pausa 24 ore.

6. http://english.ts.cn/system/2021/06/14/036646164.shtml