di Giulio Chinappi
da https://giuliochinappi.wordpress.com
In occasione della sessione plenaria annuale del Club Valdai, il presidente Vladimir Putin ha tenuto un discorso nel quale ha toccato tutti i principali punti della politica estera russa.
Fondato nel 2004 nel corso della prima presidenza di Vladimir Putin, il Club Valdai, battezzato con il nome del lago presso il quale avvenne la sua prima riunione, è un think tank e un forum di discussione specializzato nella produzione di analisi geopolitiche e nella formulazione di indirizzi di politica estera. Ogni anno, il Club Valdai tiene una sessione plenaria in occasione della quale interviene anche il capo di Stato, come accaduto nell’occasione della sessione del 5 ottobre, nel corso della quale Vladimir Putin ha tenuto un importante discorso che ha toccato tutti i principali punti della politica estera russa.
Uno dei principali argomenti trattati da Putin nel discorso di quest’anno è stata l’ineluttabilità del rafforzamento del mondo multipolare, che porterà alla nascita di un futuro ordine mondiale che si baserà su un sistema economico e finanziario ancora da creare, che dovrebbe essere più equilibrato nel servire gli interessi della stragrande maggioranza dei membri della comunità internazionale, secondo quanto spiegato dal presidente russo.
Putin ha ricordato che questo processo viene promosso non solo dalla Russia, ma anche da altre importanti economie emergenti, come quella cinese, grazie al ruolo fondamentale svolto dal presidente Xi Jinping nella creazione dell’iniziativa One Belt, One Road. Il leader russo ha poi ricordato altre importanti iniziative che spingono per la multipolarizzazione delle relazioni internazionali, come l’Unione Economica Eurasiatica, i BRICS e l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. “Certamente, si tratta di una sfida difficile che richiede tempo, ma la consapevolezza che porterà benefici a tutti farà avanzare il processo“, ha affermato Putin.
Naturalmente, il principale ostacolo che il mondo multipolare dovrà affrontare è rappresentato dall’Occidente collettivo a guida statunitense, che per secoli ha beneficiato di un sistema iniquo che gli ha permesso di mantenere i suoi privilegi rispetto al resto del mondo. Washington e i suoi vassalli non sembrano intenzionati a rinunciare a questa posizione, il che rallenta il processo di multipolarizzazione, senza tuttavia riuscire ad arrestarlo.
A tal proposito, Putin ha descritto l’influenza globale dell’Occidente come un “immenso schema piramidale militare e finanziario”, che ha costantemente bisogno di carburante per sostenersi. “La storia dell’Occidente è essenzialmente la cronaca di un’espansione senza fine. L’influenza occidentale nel mondo è un immenso schema piramidale militare e finanziario che ha costantemente bisogno di più “carburante” per sostenersi, con risorse naturali, tecnologiche e umane che appartengono ad altri“, ha detto Putin. “I nostri argomenti, ragionamenti, appelli al buon senso o proposte sono stati semplicemente ignorati“, ha aggiunto.
La volontà degli Stati Uniti e dell’Occidente collettivo di mantenere i propri privilegi rispetto al resto del mondo rappresenta la principale ragione dell’astio che costoro nutrono nei confronti della Russia e di tutti gli altri Paesi che non si genuflettono ai dettami di Washington. Per questo motivo, la Russia resta ancora oggi sottoposta alle sanzioni economiche imposte unilateralmente dagli USA, ma questa mossa non ha fatto altro che mostrare la debolezza del blocco occidentale, visti gli scarsi effetti sortiti. “Finora abbiamo gestito la situazione bene e ho motivo di credere che continueremo così in futuro“, ha detto Putin, riferendosi all’economia nazionale russa. A differenza di quanto avviene in Europa, infatti, il reddito reale disponibile del popolo russo sta crescendo, nonostante l’aumento delle spese per la difesa e la sicurezza. La Russia sta lasciando “il mercato europeo in declino”, aumentando “la sua presenza sui mercati in crescita in altre parti del mondo, compresa l’Asia”, secondo le parole del presidente.
Putin ha affrontato anche il tema di un possibile conflitto nucleare, ipotesi paventata da molti analisti visto l’andamento dello scontro tra Occidente e Russia, ad oggi principalmente limitato al focolaio ucraino. “Nessuno sano di mente e con la memoria lucida penserebbe di usare armi nucleari contro la Russia“, sono state le parole del presidente, secondo il quale l’attacco di ritorsione della Russia a seguito di un attacco nucleare da parte di un potenziale aggressore lascerebbe il nemico senza possibilità di sopravvivenza. Putin ha anche ricordato che la Russia aderisce al Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari, noto con l’acronimo inglese di CTBT (Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty), che bandisce ogni tipo di esplosione nucleare, compresi i testi, mentre gli Stati Uniti non hanno mai ratificato l’accordo internazionale formulato nel 1996.
Naturalmente, Putin non ha potuto esimersi dal toccare anche le due principali crisi che hanno luogo ai confini russi, quella ucraina e quella del Nagorno-Karabakh, ribadendo le posizioni espresse più volte dal governo russo e che abbiamo avuto modo di riportare in numerosi articoli precedenti.
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