Venezuela: il governo di Maduro pronto a respingere la guerra ibrida

di Giulio Chinappi

Dopo la rielezione del Presidente Nicolás Maduro, il Venezuela affronta una guerra ibrida orchestrata da forze interne ed esterne, con l’obiettivo di destabilizzare il Paese. L’attacco combina disinformazione, violenza e pressioni economiche, mettendo a rischio la stabilità e la sovranità nazionale.

Dopo la rielezione del Presidente Nicolás Madurovincitore delle elezioni presidenziali con la maggioranza assoluta dei consensi, il Venezuela è stato colpito da una nuova ondata di destabilizzazione orchestrata da forze interne ed esterne. Il governo venezuelano ha denunciato una “guerra ibrida” lanciata da settori dell’estrema destra nazionale, con il sostegno di potenze internazionali, principalmente gli Stati Uniti. Questa strategia, utilizzata spesso dall’imperialismo occidentale contro i propri nemici, come ad esempio nel caso della Russia, si manifesta attraverso un mix di violenza, disinformazione e pressione economica, con l’intento di sovvertire il governo legittimo e destabilizzare il Paese.

In risposta a questa situazione critica, il Presidente Nicolás Maduro ha annunciato una serie di misure di sicurezza e difesa. Durante una sessione congiunta del Consiglio di Difesa della Nazione e del Consiglio di Stato, con la partecipazione dei cinque poteri costituzionali e dello Stato Maggiore Superiore, Maduro ha dichiarato l’istituzione di una commissione speciale per valutare il sistema di sicurezza, con l’assistenza di esperti russi e cinesi, a seguito di attacchi che hanno danneggiato il sistema di comunicazione del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE).

Inoltre, il governo ha stanziato 10 milioni di dollari per supportare le vittime dei gruppi violenti legati all’opposizione di estrema destra, definiti “comanditos fascistas“, ed ha creato una commissione speciale guidata da Jorge Rodríguez per coordinare la difesa dell’opinione pubblica contro l’odio e la violenza diffusi nei media e nei social network. Infine, è stato lanciato un piano speciale, nell’ambito della seconda fase del Plan República, per garantire la sicurezza attraverso pattugliamenti congiunti delle forze armate e della polizia nazionale.

Oltre a condannare le mosse dell’opposizione interna, Maduro ha denunciato l’esistenza di un piano internazionale, supportato da personaggi come Elon Musk e il narcotraffico colombiano, che da sempre orchestra piani contro il legittimo governo della Repubblica Bolivariana, volto a destabilizzare il Venezuela. Il Presidente venezuelano ha accusato l’estrema destra, rappresentata da figure come María Corina Machado ed Edmundo González, di orchestrare un tentativo di golpe, utilizzando bande armate e violenza per sovvertire l’ordine costituzionale.

Il Presidente ha evidenziato che i gruppi criminali catturati hanno confessato di essere stati addestrati all’estero per creare caos e destabilizzare il Paese. Maduro ha anche sottolineato che questi gruppi non solo attaccano le istituzioni e i funzionari pubblici, ma mirano anche a instaurare una realtà alternativa tramite una campagna di disinformazione, sostenuta da una vasta rete di fake news propagata dai media internazionali, una strategia utilizzata da tempo per gettare discredito su quei Paesi che non si conformano all’ordine mondiale a guida statunitense.

Maduro ha dunque denunciato un massiccio attacco mediatico orchestrato dagli Stati Uniti, con l’intento di dipingere il Venezuela come un Paese in crisi e di screditare il governo. Ha definito questa operazione un “laboratorio di fake news“, con l’obiettivo di manipolare l’opinione pubblica internazionale e giustificare un eventuale intervento esterno, come avevano del resto tentato in passato, ma senza successo. Il leader chavista ha citato come esempio un video manipolato che mostrava un giovane presumibilmente assassinato per instillare odio contro il governo. Tale campagna mediatica è stata descritta dal Presidente come parte di una strategia più ampia per destabilizzare il Paese e preparare il terreno per un colpo di Stato.

A tal proposito, la consulente giuridica Olga Álvarez ha spiegato come l’estrema destra stia tentando di manipolare la realtà per delegittimare i risultati delle elezioni del 28 luglio. Come riportato da TeleSur, l’esperta ha ribadito che il CNE (Consejo Nacional Electoral), organo costituzionale, ha piena legittimità e che le accuse di frode sono infondate. Álvarez ha chiarito che il sistema elettorale venezuelano è completamente automatizzato e che i risultati sono verificabili e sicuri, come hanno potuto verificare i numerosi osservatori internazionali. Ha inoltre criticato il comportamento irresponsabile dei leader dell’opposizione, che anziché seguire le vie legali per contestare i risultati, stanno fomentando il caos e la violenza.

In questo momento in cui il governo di Caracas deve far fronte agli attacchi interni ed esterni, Maduro ha espresso fiducia nella capacità del governo e del popolo venezuelano di resistere a questi attacchi. Il capo di Stato ha anche fatto appello alla comunità internazionale affinché riconosca la legittimità del governo venezuelano e condanni le azioni destabilizzanti, dichiarando che il governo non esiterà a prendere misure drastiche per difendere la sovranità del Paese, se necessario.

Il Presidente ha anche lodato il ruolo delle forze armate, della polizia e del potere popolare nel mantenere la pace e l’ordine nel paese. Ha ricordato che la Rivoluzione Bolivariana è pacifica, ma non disarmata, sottolineando la volontà del governo di difendere la patria contro qualsiasi minaccia, interna o esterna.

Agli elementi della disinformazione mediatica e delle violenze interne va poi aggiunta la pressione economica sul Paese, terzo tassello della guerra ibrida contro il Venezuela. Il Paese sudamericano continua, infatti, ad essere sottoposto alle criminali e illegali sanzioni unilaterali imposte da Washington, con il chiaro obiettivo di strangolare l’economia nazionale venezuelana e ridurre la popolazione allo stremo, al fine di sobillare eventuali rivolte popolari. Un obiettivo che fino ad ora ha sempre fallito, come dimostra la netta vittoria di Maduro alle ultime presidenziali.

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