Una guerra della disinformazione contro la Russia

di Giulio Chinappi

da https://giuliochinappi.wordpress.com

Le guerre del XXI secolo hanno a disposizione un’arma potentissima, quella dei mass media. Sebbene la propaganda esistesse già nel secolo scorso, i social network e la rete Internet, che sono andati ad aggiungersi ai mezzi di informazione più tradizionali, hanno amplificando a dismisura le potenzialità di quest’arma, che quasi sempre viene rivolta contro i Paesi non allineati con il progetto di ordine mondiale a guida egemonica statunitense.

Una delle principali vittime di questa guerra della disinformazione è certamente la Russia, contro la quale vengono continuamente diffuse notizie totalmente false o per lo meno non verificate, con l’unico fine di alimentare un’opinione pubblica negativa nei riguardi di quel Paese. Lo stesso è stato fatto in passato nei confronti di Paesi contro i quali poi è stata dichiarata guerra (Iraq, Afghanistan, Libia, Siria), giustificando in questo modo l’intervento armato agli occhi dell’opinione pubblica occidentale. Con questo non stiamo dicendo che presto le potenze NATO dichiareranno con certezza guerra alla Russia, ma sicuramente questi elementi forniranno una giustificazione qualora questo dovesse avvenire.

Nelle ultime settimane, i media al servizio dell’imperialismo hanno bombardato i propri ascoltatori e lettori con notizie totalmente infondate circa la volontà della Russia di invadere l’Ucraina. Questo è avvenuto quando la Russia, in risposta alle continue provocazioni occidentali e alle minacce di Kiev di invadere il territorio delle repubbliche popolari del Donbass in violazione degli accordi di Minsk, ha schierato le proprie truppe lungo il confine occidentale, senza però mai varcare i confini della Federazione.

I media e i governi occidentali, soprattutto quello degli Stati Uniti, hanno affermato di avere informazioni “certe” circa la volontà della Russia di passare all’attacco. Dopo aver annunciato l’attacco (sempre dato per “certo”) prima a dicembre e poi a gennaio, Washington ha dichiarato di avere gli elementi per affermare che Mosca pianificasse di passare all’offensiva a metà febbraio, in corrispondenza dei Giochi Olimpici di Pechino 2022. Questo nonostante il governo russo abbia smentito tutto a più riprese, e nonostante addirittura il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj abbia dichiarato apertamente che non ci fosse nessuna minaccia imminente da parte della Russia contro il suo Paese!

GlI USA ed i loro fidi vassalli europei, invece, hanno tutto l’interesse a far credere al mondo che la Russia rappresenti una minaccia imminente, e questo per diversi motivi: innanzi tutto, in questo modo possono facilmente giustificare l’ingente flusso di armi che continua a verificarsi con destinazione Kiev; in secondo luogo, possono giustificare le continue sanzioni imposte unilateralmente contro Mosca, che altrimenti non avrebbero nessuna ragione di essere; infine, nel caso in cui dovesse malauguratamente scoppiare un conflitto armato diretto, l’opinione pubblica sarebbe già preparata ad accettarlo come un fatto inevitabile e giustificato.

I mass media occidentali si stanno facendo prendere la mano dal gusto di attaccare la Russia, a tal punto che qualcuno ha deciso di annunciare l’inizio della guerra. Nel pomeriggio di venerdì 4 febbraio, il sito web di Bloomberg, una delle massime multinazionali dell’informazione mondiale, ha pubblicato una presunta “diretta” dell’invasione russa dell’Ucraina. La fake news, il cui link rimandava ad una pagina vuota, è rimasta online per circa mezz’ora, e certamente è stata letta da migliaia di persone, considerando anche l’orario pomeridiano.

Bloomberg, in risposta, ha affermato che si è trattato solo di un “errore”. Come può trattarsi di un errore? Errore può essere scrivere una parola in luogo di un’altra, non pubblicare un titolo privo di ogni fondamento, oltretutto lasciandolo online così a lungo. La giustificazione ufficiale afferma anche la testata “prepara titoli per ogni scenario possibile, e uno di questi è stato inavvertitamente pubblicato”. Ma un titolo banale come “Russia invades Ukraine” può essere scritto in un paio di secondi, senza bisogno di “prepararlo” in anticipo.

Dobbiamo quindi dedurne due opzioni, che non si escludono a vicenda. La prima è che il titolo sia stato pubblicato volontariamente per sondare l’opinione pubblica, analizzando le reazioni sui social o su altri mass media. Non dimentichiamo, infatti, che spesso Bloomberg è una fonte d’informazione primaria, e che testate di portata mondiale come il New York Times o USA Today riprendono con frequenza le notizie di Bloomberg. La seconda è che i media al servizio dell’imperialismo nordamericano abbiano già confezionato non solo il titolo, bensì un’intera storia prefabbricata da vendere all’opinione pubblica qualora dovesse scoppiare un conflitto lungo il confine russo-ucraino – addossando naturalmente tutte le colpe alla Russia.

Alcune testate, come il Washington Post e il New York Times, hanno diffuso anche la fake news secondo cui la Russia starebbe preparando dei video falsi per dimostrare un attacco ucraino contro la popolazione civile del Donbass – sempre al fine di dare luogo ad una guerra. Nel giro di poche ore, attraverso i social, la notizia falsa si è trasformata, e ora molte persone credono che la Russia non solo abbia preparato, ma abbia effettivamente diffuso tale video, che però nessuno ha mai visto. Alla fake news è stato dato un risalto tale che il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, è dovuto intervenire in prima persona per smentire il tutto.

Nel frattempo, sempre nell’ambito di questa guerra dei mass media, la Germania ha deciso di bandire la televisione RT DE, la versione tedesca di un network televisivo di proprietà del governo russo. Ciò, naturalmente, al fine di non permettere la diffusione di versioni dei fatti diverse da quelle propinate dagli altri mass media, indipendentemente dalle ragioni ufficiali che sono state presentate. In risposta, la Russia ha deciso di chiudere la sede moscovita della testata tedesca Deutsche Welle, come confermato dalla portavoce del ministero degli Esteri, Marija Zacharova.