Per il decano dei diplomatici, la Nato andava smobilitata alla fine della Guerra Fredda. Sarebbe un errore l’ingresso dell’Ucraina, che dovrebbe restare uno Stato neutro, come la Svizzera.
“È stato un doppio errore da matitone blu” far immaginare all’Ucraina un ingresso nella Nato. Lo ha affermato il diplomatico Sergio Romano, in un’intervista al Fatto Quotidiano sulla crisi nell’Europa orientale.
“A mio avviso, – spiega – dopo la Guerra Fredda, l’Occidente avrebbe dovuto avviare la smobilitazione della Nato. Era una struttura nata al tempo della contrapposizione con il Patto di Varsavia. Collassato quest’ultimo non aveva senso tenere in piedi un assetto militare che sarebbe stato visto come struttura di pura aggressione”.
Questo è il primo errore ravvisato da Romano, ambasciatore presso la Nato dal 1983 al 1985. Putin “non ha tutti i torti” a reagire all’avanzamento degli insediamenti militari della Nato nell’area ex Urss. Non solo l’Occidente non l’ha smantellata o rimodulata, ma ha pensato di “puntare i cannoni” contro Mosca. E questo è il secondo errore.
“Dobbiamo sforzarci di valutare con equilibrio la situazione. Come ci sarebbe parso se la struttura del mondo militare che si contrappone a noi avesse messo radici in Svizzera, ad un tiro di schioppo da Milano? Sarebbe o no stata destabilizzante questa situazione?”, osserva il diplomatico.
La soluzione prospettata da Romano è che l’Ucraina diventi un paese neutrale, una sorta di Svizzera del’Est, “certamente più povera”, ma con un simile assetto politico.
“Secondo me, – afferma – l’Ucraina deve divenire territorio smilitarizzato, cuscinetto tra l’Ovest e l’Est, Paese Neutrale”.