
di Mark Epstein
La guerra in Ucraina: esempi riguardo falsificazione storica, disinformazione, propaganda a tutto spiano
La guerra in Ucraina ci fornisce un ottimo esempio di come la propaganda Neocon-neototalitaria riguardo “democrazia”, “diritti umani”, “valori occidentali” siano l’esatto contrario della realtà perseguita dal IV Reich a direzione Neocon (e cioè fino al regime Biden incluso), e tutta la “collective West” (e cioè soprattutto la UE) a codazzo.
Cancellazione, censura, omertà riguardo tutti gli antecedenti e le fondamenta storico-politiche del conflitto
Si omette come con Khruschev in realtà all’Ucraina di ‘lunga durata’ storica venissero aggiunte larghe fette di territori storicamente parte della Russia (sempre di ‘lunga durata’). Non casualmente i territori russofoni del Donbass, Crimea, ed altri. Proprio con l’intenzione, ovviamente molto astratta e non fattiva, di controbilanciare i serbatoi di nazifascismo all’ovest.
Si omette, travisa, falsifica tutta la storia che dalla dissoluzione della URSS, alla autonomia ucraina, al colpo di stato del 2014, ad oggi è essenziale per capire le reali radici del conflitto, dei conflitti.
Si omette, travisa, falsifica, censura tutte le realtà attinenti al colpo di stato del 2014, del Maidan.
L’orchestrazione da parte dei servizi del Reich e della UK (che meglio sarebbe denominare, nelle sue élite, BritShitlandia), in piena connivenza con gli elementi neo-nazisti e neofascisti dell’estrema destra ucraina, in piena sintonia con le strategie già usate in Europa ai tempi della strategia della tensione, di Gladio, delle strategie usate in America latina (non per nulla sostenute da USAID, NED, Soros e la sua fondazione naturalmente, e via dicendo).
Si omette che questo golpe in realtà è in piena continuità con tentativi in pratica almeno semi-golpisti, come quelli noti con la terminologia di ‘rivoluzione arancione’, quando di “rivoluzionario” avevano men che nulla, e di manipolato da interessi e servizi occidentali tutto.
Si omette che Yanukovic stava cercando di negoziare una soluzione che mantenesse un certo equilibrio tra rapporti con la UE e con la Russia. Che stava cercando di mantenere una certa, reale, neutralità.
Si omette che, almeno sulla carta (sono dati che indagini storiche serie ed in profondità dovrebbero verificare e confermare o meno), la UE in alcuni dei suoi rappresentanti e delle sue dichiarazioni, era più interessata ad un accordo negoziato con Yanukovic che al colpo di stato.
Altrimenti sarebbe difficile spiegare il famoso impropero della Victoria Nuland, intercettata in una conversazione sul cellulare con l’ambasciatore Pyatt, mentre selezionavano i membri del futuro regime putschista, che “fuck the EU”, e cioè che il IV Reich non aveva nessuna intenzione od interesse a seguire la via negoziata (almeno nelle dichiarazioni) di parti della UE.
Ovviamente tutta una storia antecedente e fatti del 2014 che sono l’esatto opposto degli sproloqui retorico-propagandistici riguardo la presunta “democrazia” in Ucraina. Un regime costruito su un colpo di stato orchestrato da servizi ed appoggiato in maniera fondamentale da tutta la destra eversiva neonazista-neofascista, tutti fatti irrefutabili, che però nella macchina di disinformazione neototalitaria dell’aggregato neoliberale, parassitario, della UE diventano ca. “propaganda russa” (fatti verificabili da chiunque ci si metta con un po’ di serietà ed impegno in rete, fatti ritrovabili in quegli anni persino su fonti mediatiche parte della macchina di disinformazione dello ‘occidente’ oligarchico; infatti per questa macchina di disinformazione e propaganda tutto il reale verificabile diventa, nelle loro oscene perversioni, “propaganda russa”).
Il fatto è che le regioni orientali del Donbass che si opposero al putsch sono quelle realmente legali e costituzionali, e che decisero di difendere il governo costituzionalmente eletto.
Il fatto è che queste regioni orientali si opposero con tanta più celerità perché il regime putschista neonazista subito cominciò a introdurre legislazione in piena violazione dei diritti umani e civili degli abitanti di queste regioni, cercando di proibire il loro diritto a parlare e comunicare in russo, ad avere scuole ed altre istituzioni praticanti il russo, in piena conformità con ciò che sappiamo di regimi di estrema destra e neonazisti in altre parti del mondo.
Legislazione che era solo un preludio allo scatenamento della violenza neonazista di stato contro le popolazioni di queste regioni, che allora cercavano ancora solo una garanzia per i loro diritti, e minime garanzie di autonomia rispetto ai soprusi, agli inizi di genocidio da parte del regime neofascista ucraino.
Come parte della ‘storia lunga’ degli antecedenti di questo conflitto si omette evidentemente la piena connivenza dei regimi banderisti col III Reich e con i regimi fascisti in Europa (lo stesso vale ovviamente anche per i paesi baltici, tutti con luridi passati di alleati del III Reich), e si omette soprattutto come il IV Reich ai tempi della ‘guerra fredda’ (ma non tanto…) contro la URSS, aveva assoldato gruppi banderisti ucraini per intraprendere sabotaggi ed attentati terroristi per decenni in URSS, soprattutto negli anni ’50 e ’60. Il che ovviamente si collega pienamente allo svolgimento del putsch del 2014. Questa la “democrazia” e la “civiltà” che la UE ‘difende’.
Si omette, si distorce, si censura la reale storia delle negoziazioni per gli accordi di Minsk, il fatto che che l’Ucraina, il Reich, e per la maggioranza di ciò che è stato rivelato, anche la UE, soprattutto con il procedere degli anni, non avevano alcuna intenzione di onorare gli accordi di Minsk, ma li usavano solo come tattica per guadagnare tempo per riarmare l’Ucraina, per integrarla in strutture e standard conformi alla NATO, per usarla (come ha fatto e sta tuttora facendo) per condurre una guerra per interposta nazione contro la Russia, i cui fini ultimi, come abbiamo visto dalla selvaggia aggressione alla società ed economie russe negli anni ’90, è di frammentare la Russia e saccheggiare le sue risorse naturali, e ridurre la popolazione allo stato di servaggio come il colonial-imperialismo occidentale ha fatto per gli ultimi due secoli e passa nel resto del mondo.
Si omette il fatto che i paesi baltici erano retti da regimi completamente filo-nazisti durante il III Reich, e che le loro simpatie (neo)totalitarie e filo-naziste continuano a manifestarsi pienamente oggi. Cf. quindi ciò che Kaja Kallas rappresenta oggi, una continuità con i nazifascismi storici, altro che ‘diplomazia’. Per informazioni su alcune delle misure più eclatantemente neototalitarie contro cittadini di origine russa nei paesi baltici, misure di schietta derivazione nazifascista, vedi qui.
Si omette il fatto che la Europa orientale è sempre stata vista dal IV Reich come strumento ed opportunità per dividere l’Europa (ed entro i limiti del suo servilismo istituzionale, la UE) contro sé stessa, per sminuire un potenziale rivale economico (cf. la cosiddetta “Wolfowitz Doctrine” e le dichiarazioni ai tempi di Rumsfeld della “old” vs. “new Europe”). Le azioni di Polonia, Romania, repubblica ceca sono lì a testimoniare del supino servilismo di questi regimi agli interessi del IV Reich. Il pieno controllo neototalitario della ‘extreme center’ burocratica/neototalitaria di Bruxelles in queste regioni si vede dalle escalation pienamente anti-democratiche in Romania, con cancellazione delle elezioni con pretesti dimostrati completamente falsi, dall’eliminare in maniera completamente pretestuosa ed illegale Georgescu dai candidati per future elezioni, manovre pienamente nella scia delle operazioni di sabotaggio della democrazia parlamentare da parte delle elite della ‘extreme center’ in Francia e Germania per continuare in modo pienamente neototalitario a controllare le leve del potere. E funzionali a future provocazioni con truppe anglo e francesi, “reassurance forces”, nella zona di Odessa in Ucraina, da basi militari in Romania.
La UE continua a propalare la propaganda farsesca dell’Ucraina come ca. paese ‘democratico, libero, civile, ecc.’ quando in realtà non esiste democrazia, de facto quasi tutti i partiti sono stati messi fuori legge, l’informazione è praticamente un monopolio del regime (e come sappiamo ora dalle rivelazioni di varie operazioni della USAID, de facto tutta prezzolata/pagata da fondi del IV Reich), praticamente ogni forma effettiva di opposizione è o in prigione, agli arresti domiciliari, in esilio o … fatta fuori. Il dominio effettivo, ricattatorio usando la violenza come strumento, dell’estrema destra neonazista è manifesta, così come lo è il controllo da parte di interessi oligarchici ucraini e di servizi e potenze straniere (vedi tra gli infiniti altri fenomeni i finanziamenti USAID ad ‘organi di informazione’ (idest propaganda) ucraini).
La UE cerca di ‘giocare’ sulla opposizione propagandistica tra nazioni presunte ‘democratiche’, che nella Newspeak orwelliana dei burocrati di Bruxelles significa poco altro che essere supini servi, droni e conniventi complici della “rules-based international order”, neoliberal-neototalitaria, imposta dal IV Reich a direzione Neocon (e cioè sino al regime Biden incluso), e nazioni presunte ‘autoritarie’, e cioè nazioni che sono escluse o per prassi e volontà non-conformi, o per pressioni ricattatorie dello “order” appena nominato.
A questo va aggiunto l’uso del termine “fascismo”, usato più che altro per ghettizzare movimenti populisti di destra, soprattutto all’interno della UE stessa, che, di nuovo, non sono conformi al neliberismo neototalitario della ‘extreme center’ imposto dai bonzi ueber-parassitari di Bruxelles.
Si minimizza, omette, distorce o censura il fatto che l’Ucraina è de facto senz’altro il paese più corrotto in Europa, e quasi senz’altro sul globo intero. Il fatto che Zelensky stesso ammetta riguardo inchieste da parte del IV Reich che di centinaia di miliardi di dollari ricevuti, lui non riesce a rendere conto di almeno 100 miliardi ricevuti la dice lunga. La notoria ueber-corruzione del clan Biden, con Hunter impiegato da Burisma, con i ricatti di Joe contro inchieste da parte della procura ucraina, con le infinite forme di riciclaggio di aiuti presunti all’Ucraina che poi de facto ritornano nelle tasche dell’oligarchia Neocon neoliberal-neototalitaria del IV Reich, come con le notorie manipolazioni e riciclaggi delle ‘donazioni’ di Sam Bankman-Fried che poi finivano a finanziare le campagne elettorali della feccia oligarchica del partito Dem, sono solo una microscopica parte della realtà del tutto. Questo per quanto riguarda la propaganda re la presunta ‘filantropia’ degli aiuti dati da Reich e “collective West” al regime neonazista ucraino. ‘Filantropia’ che cerca di proseguire a tutti i costi una guerra già persa in partenza, col sacrificio di centinaia di migliati di ucraini per servire gli appetiti di aggressione, scorporazione e saccheggio della Russia e delle sue vaste risorse naturali a beneficio delle oligarchie occidentali.
Excursus sull’uso di “fascismo”
In questi anni di dominio del neoliberismo neototalitario, ci sono infiniti fenomeni di ‘mascheramento’ e di propaganda ‘di servizio’ da parte dell’identitarismo postmoderno, poggiante su basi ‘filosofiche’ post-heideggeriane. Uno dei più notevoli è l’usare la etichetta di “fascismo” per ghettizzare e squalificare a priori qualsiasi figura, movimento, analisi, informazione, ecc. proveniente da una vastissima area di ciò che si potrebbe definire ‘la destra’, non importa se in realtà libertaria, populista, conservatrice, o, quasi sempre solo in rarissimi casi, realmente di origine e matrice fascista in ciò che il termine ha di storicamente e filosoficamente credibile.
Spesso queste stesse aree di una (pseudo)’sinistra’, de facto docile strumento del globalismo postmoderno identitario, cioè del neoliberismo neototalitario, possono anche usare etichette quali “populismo”, “rossobrunismo” o “white supremacy”, e via dicendo. Quasi sempre le analisi sono altrettanto propagandistiche e miranti più che altro alla diffamazione e ghettizzazione, piuttosto che ad analisi precise e confronti seri.
Per ragioni di spazio e tempo citerò solo due esempi tra gli infiniti di ciò che considero esemplificazioni di questa retorica fuorviante e depistante: Luciano Beolchi e Jason Stanley. Soprattutto perché tra i più recenti di cui sono venuto a conoscenza.
Ne “Il buttafuori”, Beolchi cerca di addurre una serie di ragionamenti per cui, così argomenta, è più che giustificato e legittimo categorizzare Trump (e implicitamente la sua amministrazione ed il suo governo) come “fascista”. Ci sarebbero parecchie osservazioni ‘minori’ da fare riguardo il saggio, così come il fatto di far quasi equivalere “ebreo” e “sionista” (qualificando sì nel dire che ci sono molti sionisti non ebrei, ma dicendo assolutamente nulla dei molti ebrei che sono, in modo più o meno militante, anti-sionisti (tra i moltissimi Norman Finkelstein, Ilan Pappè, Noam Chomsky, Lenni Brenner, Max Blumenthal, Aaron Mate, solo per citare alcuni dei più visibili tra i moltissimi)). O il dire, ragionamento assolutamente corretto, che essere pro-sionisti non implica affatto essere anti-fascisti: ma poi non dice assolutamente nulla dei molti contatti tra i sionisti di estrema destra delle ‘origini’, come l’Irgun, e regimi fascisti (accordi con il regime di Mussolini, con la Germania nazista di Hitler per scambi di prigionieri sionisti di destra in cambio di armi), ideologi fascisti (il più noto Jabotinsky), e movimenti fascisti e nazisti (cf. tra altri, le opere di Lenni Brenner a riguardo), che sarebbe forse un fatto storico ben più pregnante e rilevante che parlare del controllo (fatto verissimo, ma che dura da decenni, quindi anche da molto prima della involuzione sempre più marcatamente teocratico-fascistoide dei regimi ed alleanze Zionazi retti-e da Netanyahu) di gran parte delle istituzioni e soprattutto dei politicanti del Reich da parte della famigerata AIPAC (di queste settimane l’accesso a documenti inerenti all’assassinio di JFK che parlano di una forte probabilità di perlomeno complicità Zionazi in questo assassinio, in collaborazione con un veterano dei vertici della CIA di allora, James Jesus Angleton (capo del controspionaggio, e pare orchestratore del programma di spionaggio diretto contro la URSS per la quale aveva ingaggiato Oswald), lo stesso Angleton amicissimo di Junio Valerio Borghese, e celebrato dall’idiota ueber-conformista, tipico figuro della Hollywood elite PC ma completamente ignorante di tutta la storia reale che conta (idest non dei plateali beau gestes per la propria ‘reputazione’) Robert De Niro nel film “The Good Shepherd”, film che travisa ed offusca tutti gli orrori di cui Angleton fu realmente responsabile. Che prima di essere AIPAC era American Zionist Council e American Zioinist Commttee for Public Affairs, organizzazioni le quali JFK voleva che si dichiarassero come “foreign agents”, come evidentemente erano e sono, tranne nell’ideologia già proto-totalitaria di sostegno indiscriminato ad ‘Israele’/Zionaziland che le elite di USA/IV Reich hanno dato praticamente senza eccezioni da allora sino ad oggi, al punto che ora, in modo pienamente totalitario, il Reich definisce come “antisemita” chi in realtà è, quasi sempre dichiaratamente, non nascostamente, anti-sionista (come il sottoscritto, che in parte è anche di discendenza ebraica)).
Comunque tornando al punto principale della categorizzazione di Trump da parte di Beolchi, essa si regge soprattutto su una presunta adozione del Fuehrerprinzip da parte di Trump. E Beolchi sottolinea questo presunto fatto, cercando di argomentare che sono la destra moderata e la sinistra moderata che in qualche modo avrebbero ‘paura’ di adottare l’etichetta di “fascista” per Trump, il suo regime, il movimento MAGA, ecc. In realtà tutti i media oligarchici neoliberal-neototalitari, tutta la dirighenzia dell’ala oligarchica Dem del IV Reich, tutto il pecorame della (pseudo)’sinistra’ postmoderno identitaria non fa altro che dare del “fascista”, soprattutto a Trump e MAGA, a chiunque non si accodi servilmente ai valori, ideologie, manipolazioni, censure, diffamazioni, disinformazione, ecc. ecc. come propalati dalla ‘extreme center’ neoliberal-neototalitaria globale: movimento, personale e dirigenza chiave di questa ‘extreme center’ essendo soprattutto i Neocon. Quindi non solo non è originale, o ‘coraggioso’, o risque’, (ab)usare all’infinito dell’etichetta “fascista”, ma è, proprio nel concreto politico, storico, istituzionale, completamente fuorviante. Quando passerò all’analisi della propaganda e dei beau gestes di Jason Stanley come ‘esperto’ di fascismo ciò risulterà in maniera particolarmente evidente.
Gli USA/IV Reich sono da oltre un secolo bastioni di anticomunismo, de facto di anti-socialismo, e quindi già storicamente, analizzando i processi genetici dei movimenti e regimi fascisti, il Reich non ha affatto una storia in linea con la nascita di questi regimi. Sia ben chiaro che quando io uso “IV Reich” lo uso per indicare a) i fini di controllo istituzionale globale capillare perseguiti dal neoliberismo neototalitario a conduzione Neocon b) che come potenza imperialista il Reich ha sempre sostenuto dalla II GM in poi praticamente tutti i regimi nazifascisti od affini in tutto il globo (la Spagna di Franco, la dittatura portoghese, la Grecia dei colonnelli, il Cile di Pinochet, la junta argentina, regimi golpisti in Indonesia, ed infiniti altri esempi) c) che le forme di controllo ed involuzione istituzionale hanno analogie con fenomeni di involuzione analoga tipici del fascismo, ma che il IV (!!!) Reich ha caratteristiche peculiari del proprio periodo di affermazione e ‘presa’ del potere, indicative appunto del contesto neoliberale e delle forme (!) istituzionali di controllo, neo(!)totalitarie appunto, esempio più pregnante e tipico i Neocon, la cui origine è nei movimenti trotzkyisti, e che quasi subito si integrano alle istituzioni della National Security State del Reich in funzione anti-URSS e che sia per ‘formazione’ ideologica, che per opportunità di esercizio del potere istituzionali mirano a fini sempre più globali di controllo capillare, e in modi sempre più neototalitari, di rovesciamento di ogni forma e fondamento di una democrazia reale, di gestione del potere. Quindi c’è una generica analogia dalla genesi trotzkyista della forma odierna neototalitaria, con la genesi di fascismo e nazismo da partiti e movimenti socialisti, ma si tratta appunto solo di una generica analogia, che il contesto storico, il Reich specifico con una propria storia anglo bi-partitica specifica, rendono molto diverse da ciò che accomuna i vari, veri, fascismi storici. I Neocon operano appunto in una società de facto quasi completamente priva di partiti od istituzioni o socialiste o comuniste che godano di un minimo di partecipazione popolare, e quindi anche di potere istituzionale. Sono una microscopica ‘frazione’ con contatti soprattutto nel mondo accademico ed ‘intellettuale’ del Reich, e il cui potere deriva dai rapporti diretti con la National Security State del Reich. Semplificando molto troppo il neototalitarismo Neocon avviene attraverso (!!) le istituzioni esistenti, pervertendole, corrompendole e strumentalizzandole (quasi sempre in modo opaco, discretamente, e senza dispendio di violenze controproducenti e visibili), mentre in genere i fascismi storici conquistano il potere distruggendo le istituzioni coeve e poi rimpiazzandole, in modi abbastanza trasparenti e spesso violenti. Il neoliberismo-neototalitario a conduzione Neocon è stata la ‘soluzione’ politica di gran lunga dominante negli ultimi decenni, sostenuta a spada tratta dal capital-imperialismo, ed il suo dominio si è solidificato ed esteso anche perchè è avvenuto in simultanea a, in gran parte grazie a, o con l’appoggio, di un capitale globale sempre più finanziarizzato. Quindi anche qui le affermazioni piuttosto perentorie e crude di Beolchi andrebbero perlomeno qualificate mediante i contesti storici: ci sono certo stati legami forti tra capitale finanziario ed emergere di partiti realmente fascisti, ma il legame analizzato da Lenin tra finanza ed imperialismo avveniva in tempi in cui tutto sommato la finanziarizzazione, a livello globale, era ancora poco avanzata rispetto all’oggi. Questi tipi di legame poi, bisognerebbe sottolineare, sono sempre esistiti e stati fondamentali all’area dei servizi, soprattutto dei servizi Anglo, ed i rapporti tra le due “national security states” Anglo sono estremamente importanti, e continuano in molti modi ad esserlo. Anche di qui i fortissimi appoggi di questi reticolati servizi-finanza ai Neocon. Ma appunto non si tratta di “fascismi” per tutti questi motivi ad altri ancora, ma di neoliberismo neototalitario.
Quindi i fascismi storici sono nati spesso inizialmente nell’alveo di movimenti socialisti, ma poi, benché mantenendo alcune forme esteriori, e-o ibridandole con forme, rituali, ecc. ‘militari’ (cf. lo squadrismo fascista, in parte il franchismo, totalitarismi di destra in Europa orientale, ecc.), sono poi presto diventati strumenti dei poteri capital-imperialisti, e per ‘revanscismo’, soprattutto di alcuni leader molto assetati di potere (cf. Mussolini) prendendo di mira soprattutto le aree politiche degli ex-compagni, simultaneamente cercando di confondere le classi oppresse con alcuni di questi camuffamenti, e poi anche cercando di scimmiottare conquiste di una sinistra rivoluzionaria, soprattutto in URSS, ma non solo (come le politiche del regime fascista in certi settori, come il cinema, certi aspetti di ‘pianificazione’ statale (ma appunto a gestione ‘Korporate’, cf. una delle note ‘definizioni’ di fascismo come l’integrazione di aziende (‘privato’) con “lo stato” (che, erroneamente, molti poi pensano equivalga al ‘pubblico’, senza considerare gli aspetti diciamo ‘hegeliani’ dello stato rispetto alla società civile)).
Beolchi cerca di anticipare una critica riguardo una caratteristica fondamentale di tutti i fenomeni-movimenti fascisti, e cioè l’emergere, poi imposizione, dei partiti unici in tutte questa realtà storiche. Fatto empiricamente molto difficile da contestare. Quindi Beolchi cerca di introdurre la categoria del “digitale”, che, ovviamente, anche a livello superficiale, è completamente diversa da un concetto e realtà politica come il ‘partito’, per affermare che nel presente “il digitale” avrebbe ca preso il ruolo di controllo, costrizione, conformizzazione che una volta aveva il partito unico. Mi sembra che si faccia grande confusione: un concetto come “il digitale” coinvolge un’enorme serie di sfere dalla tecnologia, alle comunicazioni, al mondo del lavoro, dell’intrattenimento, ed infine sì, anche quello delle istituzioni. Ma già questa enorme disparità di settori condizionati da ‘partito’ vs. ‘digitale’ mi sembra indichino una delle tante ragioni per cui il parallelo non funziona per nulla. L’estensione del ‘digitale’ è appunto spia di un presente neoliberal-neototalitario, nell’ampiezza e profondità del suo impatto, e quindi molto diversa appunto da ‘partito’ e da “fascismo”. E’ un esempio classico di controllo attraverso (!!) le, nuove, ‘istituzioni’ in via di sviluppo collegate al ‘digitale’, non una imposizione o capovolgimento, subitaneo, diretto, spesso violento.
Inoltre bisognerebbe esaminare in enorme dettaglio, la sterminata complessità del digitale per capire dove, se, quando ha davvero solo impatti di ‘controllo’, neototalitari, e dove invece, all’inverso, può essere strumento di emancipazione, liberazione, conoscenza, aggregazione, alternativa di comunicazione, politica ecc. I conti nell’analisi di Beolchi mi sembra davvero che non tornino per nulla.
Cercando di essere piuttosto generosi con Beolchi si potrebbe cercare di trovare qualche analogia con i processi di genesi del movimento MAGA, con quelli del movimento fascista, ma in realtà praticamente non esistono. MAGA non ha alcun bisogno di ‘reagire’ al socialismo (tanto meno al comunismo) nel Reich perché non esistono. La base MAGA è tipica di molti movimenti populisti, soprattutto di destra, con una forte componente rurale, una componente evangelica (destra religiosa, nominalmente ‘protestante’ soprattutto), di settori della popolazione ghettizzati dai processi sia di finanziarizzazione economica che da quelli di ca. ‘globalizzazione ideologica identitaria’ conformizzante forzata, come con tutti gli ideologi Korporate della “white privilege” e “white supremacy” come Robin Di Angelo, Ta Nehisi Coates, lo ueber-corrotto Ibrahim Kendi, ecc., che tutti usano categorie identitarie che evitano intenzionalmente nel modo più assoluto, a tutti i costi si può dire, analisi basate sullo sfruttamento di classe, insistendo de facto, quasi ossessivamente, quasi esclusivamente su categorie anagrafiche iper-astratte, intenzionalmente depistanti, come quelle del postmoderno identitario, ovviamente pensate per essere ideali strumenti del ‘divide et impera’. Quindi settori colpiti alle radici delle loro identità, spesso tradizional-nostalgiche, ma non per questo del tutto prive di tradizioni storiche, anche di solidarietà storica. Noto qui che Beolchi, in questo seguendo in modo pienamente conforme tutta la propaganda dell’ala oligarchica Dem del neoliberismo neototalitario, cerca spesso di trattare “fascismo” e “white supremacy” come se fossero equivalenti, come appunto fa questa propaganda, mentre in realtà categorizzano secondo categorie molto diverse (ricordo che il fascismo, rispetto al nazismo, è sempre partito da basi molto meno esplicitamente razziali del nazismo per esempio, anche se ovviamente con l’accentuazione delle mire imperialiste in Africa, anche questa caratteristica è cambiata abbastanza radicalmente). In realtà direi che Trump non penso abbia mai dimostrato di essere particolarmente razzista, e cioè paragonato a vasti settori delle élite del Reich, anche delle élite politiche. La mummia Bidenoid per esempio, era, agli inizi di carriera, uno dei più grandi amici del senatore repubblicano più razzista dell’ultimo mezzo secolo, Strom Thurmond (uno degli infiniti fatti concreti ‘dimenticati’ dalle infinite schiere dei suoi ignorantissimi sostenitori). Ciò che il regime Trump combatte e sta combattendo sono le prassi DEI (ca. Diversity, Equity and Inclusion), che in realtà erano-sono prassi imposte dal neoliberismo neototalitario sia nel settore privato che in enti statali come il Pentagono, per imporre ‘quote’ ecc. su basi di etichette anagrafiche, completamente contrarie a qualsiasi merito e-o meritocrazia, ed usate a iosa per le scalate professionali della PMC (Professional Managerial Class, designazione che ha goduto un certo successo dopo la sua adozione da parte di C. Wright Mills (basta seguire ciò che è avvenuto nella stragrande maggioranza degli atenei (Akademistan Korporativersity)), e negli universi dei colletti bianchi per capire di cosa si tratti in realtà). Infatti il regime Trump include molti individui che non sono affatto “white”: Kash Patel, Tulsi Gabbard, la moglie di JD Vance, Usha Vance, ecc. ecc.). E se Beolchi si fosse dato la briga di esaminare critiche di una reale sinistra a tutte queste manovre neototalitarie della “white fragility”, come per esempio di Adolph Reed Jr. (afro-americano, da sempre militante in una reale sinistra marxiana che non ha affatto dimenticato la categoria di classe) o di Christian Parenti che ha indagato le origini di questa ideologia DEI nella Scientology di L. Ron Hubbard, delle ideologie alla base della “white fragility” di Robin Di Angelo (The First Privilege Walk), si sarebbe accorto appunto di quanto siano demagogiche, strumentali al neoliberismo neototalitario, ed intenzionalmente antitetiche alla creazione di reali movimenti politici di classe (non, o perlomeno meno, identitari): si veda per esempio l’iter di Kshama Sawant, militante donna di origine indiana, sia in Socialist Alternative che ora in Workers Strike Back, genesi più o meno trotzkyista, ma non (!!) Neocon appunto…) che continuano ad esistere, e ad organizzarsi secondo criteri di classe ed anti-imperialisti, sebbene in circostanze estremamente difficili.
Che organizzatori del movimento MAGA usufruiscano di vocabolari pienamente maccartisti ed anticomunisti, dove qualsiasi forma non di (estrema) destra viene categorizzata come ‘socialista’ o ‘comunista’ (spesso categorie usate per l’oligarchia Dem, per Biden od Obama) non dovrebbe fuorviare su chi siano le basi reali di MAGA, che sono perlopiù non ideologicamente di questo tipo, ma reazioni contro il neoliberismo e le sue imposizioni ideologiche identitarie. Lo scambio più o meno teatrale di insulti e diffamazioni tra ala oligarchica Dem ed ala Rep (ora in gran parte Trumpiana) è in realtà funzionale alla spettacolarizzazione delle presunte differenze all’interno della Duopoly, che sono al 99% cortine fumogene, e nascondono la sostanziale identità degli interessi rappresentata dalla Duopoly, dove le differenze di superficie devono essere tanto più esagerate rispetto alla sempre maggior coincidenza di reali prassi ed interessi, per mantenere viva l’illusione della ‘democraticità’ dei processi parlamentar-elettorali in via di costante degenerazione e corruzione.
MAGA in realtà ha origini in movimenti populisti antecedenti di destra come la Tea Party, che prendevano di mira la calcificata aristocrazia delle élite repubblicane, incarnate per esempio dalla dinastia dei Bush. Quindi, di nuovo, niente a che fare con le genesi dei movimenti fascisti, per i quali un altro elemento fondamentale del revanscismo è il fatto che sono nati in seguito al ritorno da guerre (mondiali) con massicce presenze di ex-soldati, colpiti in molti modi dagli orrori del fronte e dalle sconfitte reali sul campo e poi al ritorno nella vita civile. Di nuovo fenomeni inesistenti con MAGA, che non è certo nata dopo il Vietnam, per esempio…
Ma l’etichetta di “fascista” torna anche meno quando esaminiamo i fenomeni a livello di regimi che si sono istituzionalmente affermati. Entrambi i regimi Trump (1.0 e 2.0) si sono affermati per via elettorale, nel primo caso con grande sorpresa delle elite della Duopoly (strategia populista e mediatica di ‘attenzione costante’ da parte di Trump, con Bannon), seguita da tutte le prassi di sabotaggio istituzionale praticate dalle elite, soprattutto dell’ala oligarchica Dem, dei servizi, ecc. In modo eclatante con tutta la montatura iper-complottistica da parte della campagna di Shillary Clinton di ‘Russiagate’ e di tutti gli strascichi complottisti a contorno durati per anni, si può affermare in parte ancora praticati ed effettivi, soprattutto nelle fognature della disinformazione MSM oligarchica.
Trump 2.0 è, se caso, ancora più una affermazione elettorale in barba ad infinite manovre di lawfare da parte delle National Security State a conduzione Neocon, con abusi seriali da parte della FBI, della Department of ‘Justice’, ovviamente dei MSM, e di molte corti ed apparati giuridici regioinali e locali, tutti in coordinazione con le campagne dell’ala oligarchica Dem, inclusi tentativi di assassinio.
Quindi non abbiamo avuto (almeno sinora…) equivalenti della “Marcia su Roma”, degli attacchi del nazionalsocialismo tedesco al parlamento tedesco, ecc. ecc. Se caso gli abusi dei poteri istituzionali che solitamente sono necessari per i colpi di stato e le instaurazioni di regimi fascisti le abbiamo avute da parte dell’ala oligarchica Dem, con processi completamente montati e pretestuosi, con le sceneggiate e complottismi orchestrati da FBI ed affini re le proteste del 6 gennaio, che sono sempre state sulla scia di proteste trascese in violazione di proprietà federali, ma in realtà con violenze individuali molto minori rispetto alle proteste di BLM (Black Lives Matter) per esempio. Le qualifiche di ca. ‘tentativo di colpo di stato’ fatte da FBI, DOJ, ala oligarchica Dem a conduzione Neocon sono sempre state farsesche e completamente montate se paragonate alla realtà empirica degli eventi. Le condanne penali inflitte ai singoli protestatari sono pure state assolutamente esose e senza precedenti legali credibili, e via dicendo. Quindi, se caso, gli abusi istituzionali di tipo “fascista”, anche, e non certo da ultimo, con il grado di censura imposta sui social media e di persecuzione di singoli ricercatori, sono stati quasi esclusivamente fatti da parte del regime Bidenoid. Anche la persecuzione di protestatari contro il regime genocida Zionazi in Medio Oriente, il passaggio di misure contro lo ‘antisemitismo’ in realtà completamente montate per perseguire chi si oppone a genocidio e sionismo (soprattutto teocratico-fascistoide di estrema destra) sono tutti già iniziati sotto il regime Bidenoid. E, nella mia interpretazione, sono tipiche degli abusi in crescendo in tutte le oligarchie occidentali (vedi regimi di censura nella UE, manipolazioni elettorali in Francia (Le Pen, orchestrazioni elettorali, ecc.), Germania (abuso dei conteggi contro BSW, tentativi seriali di ‘illegalizzazione’ della AfD, ecc.) e Romania (arresto, persecuzione, estromissione di Georgescu dai processi elettorali, tutto su orchestrazioni UE), manovre contro le riforniture energetiche di Slovacchia ed Ungheria, ecc. ecc., e sono appunto parte del crescendo di neototalitarismo del neoliberismo, e quindi niente affatto identici agli abusi e soprusi caratteristici dei regimi fascisti. Che poi Beolchi insista sulla qualifica del governo Orban in Ungheria come “fascista” (in piena conformità ovviamente con questa solita (pseudo)’sinistra’ e l’ala oligarchica Dem, e cioè Neocon), mentre riguardo l’Ucraina, benchè ci siano vari dubbi, qualifiche, ed anche critiche parziali, non troviamo da nessuna parte che si tratta di un regime nazifascista in piena regola, dove invece il populismo e certi aspetti autoritari della Ungheria non lo sono affatto.
Che ora certi eccessi autoritari del regime Bidenoid, come contro chi protestava il genocidio Zionazi, ecc. vengano continuati ed anche rincarati sotto il regime Trump è senz’altro vero, ma vi sono continuità ed accentuazioni, non si tratta di impennate “fasciste” ex nihilo, ed anche le misure contro i migranti sono in realtà solo amplificazioni di misure che erano già state introdotte sotto Obama e Biden, solo portate a livello di forte priorità nei programmi del regime.
Tutta la catastrofe per esempio delle estorsioni e ricatti daziari si spiega molto più con il narcisismo, lo stile mafioso da boss di infima categoria di Trump nel ‘negoziare’ (“the art of the deal”), e con tutti i repentini cambiamenti, ed incapacità sia di analisi che di progettazione sul medio e lungo termine che sono tipiche dello infantilismo con gratificazione immediata, ed infiniti ‘coups de theatre’ di Trump e del suo entourage, molto mediocre e costantemente dedito ad improvvisazioni dell’ultimo minuto, che misure tipiche di regimi “fascisti”. In genere direi che questi tipi di ‘improvvisazione’ e di vari tipi di bricolage pragmatista sono tutt’altro che caratteristici di regimi fascisti, che sono invece tipicamente fondati su visioni basate sull’ “ordine”, non importa quanto arbitrario o irrazionale, ma dotate in genere di continuità e di certe forme di logica interna.
Tutto questo, a livello di regimi instaurati ed affermati, è, a mio avviso, completamente incompatibile coi tipi di organizzazione, autoritarismo istituzionale, culto ca. ‘dell’ordine’ tipico in genere di tutti i regimi di stampo ed origine fascista (che hanno sì spesso il culto di un ‘leader’, ma un culto che deve risultare in un ordine (!) specifico di regime che è quasi sempre ben più importante del culto di un solo leader, benché spesso nella realtà i due fenomeni siano collegati.
Questo per quanto riguarda le argomentazioni di Beolchi, Passiamo ora al presunto ‘esperto’ del IV Reich in materia di “fascismo”, Jason Stanley. Stanley è stato professore di filosofia a Yale, ma ora a suo dire è, molto teatralmente e narcisisticamente, ‘scappato’ dal Reich in Canada, dove lo aspettava un’altra lauta posizione accademica presso la Munk School of Global Affairs and Public Policy (da notare l’aggettivo “global”…), in compagnia di due suoi colleghi a Yale, il presunto ‘storico della tirannide’ Timothy Snyder, uno dei più accesi fautori dello iper-complottismo di Russiagate (non certo casualmente membro della Council on Foreign Relations, una delle molte facciate di convenienza, come USAID, o la orwelliana National Endowment for Democracy, della CIA…), e accanito strumento propagandistico dell’ala Dem dell’oligarchia nella loro lotta per il potere contro Trump, accompagnato (-i) dalla moglie di Snyder, Marci Shore. Ovviamente il tutto con grandi sceneggiate teatrali per i media neototalitari dell’oligarchia Dem. Glenn Greenwald ha pubblicato un’ottimo episodio sull’argomento in un suo numero di System Update (che si può vedere in forma non censurata, cioè censurata da YouTube, su Rumble), vedi qui, dove questo ignorante ed iper-presuntuoso soi-disant ‘esperto’ di fascismo, insiste sul fatto che il Reich è un regime appunto “fascista” e che lui sta fuggendo in un paese realmente ‘democratico’, e cioè il Canada. Greenwald mostra come in realtà le vere vittime del regime Trump siano ben altre, e cioè migranti, soprattutto per ragioni di persecuzione politica, e protestatari del genocidio condotto ormai da almeno 18 mesi dal regime Zionazi in Zionaziland (nota come ‘Israele’ per i benpensanti), quindi appunto gente che protesta un reale regime teocratico-fascistoide come quello Zionazi (che il trio in questione si guarderebbe bene dal protestare in maniera realmente forte ed incisiva). Stanley è l’autore di vari libri sul fascismo, tipicamente del tenore ormai iper-squallido dell’attuale Akademistan-Korporativersity del Reich, e tra questi titoli How Fascism Works e, di nuovo iper-orwellianamente, Erasing History: How Fascists Rewrite the Past to Control the Future. Il primo titolo ricorda non casualmente le miriadi di titoli dei manuali ‘fai da te’, un altro di infiniti esempi del mediocrissimo pragmatismo ‘made in USA’. Riguardo il secondo titolo bisognerebbe osservare almeno due cose: la prima è che Stanley pratica esattamente ciò di cui colpevolizza i “fascisti”; la seconda è che questa pratica di ‘riscrittura del passato’ difficilmente si può ascrivere ai soli “fascisti”: è invece noto a chiunque si interessi di storia in maniera minimaente seria che probabilmente dall’inizio della storia umana il potere ha sempre ‘riscritto il passato’ per controllare il proprio presente e, così hanno sempre sperato, anche il futuro. Ancora una volta le istituzioni di elite confermano che chi viene scelto per occupare queste cattedre vienc scelto perchè è ligio al potere, perchè esemplare di enorme mediocrità ed ancora maggiore conformismo e mancanza di coraggio e curiosità intellettuali.
Non dovrebbe sorprendere quindi che in realtà i libri di Stanley si imperniano lungo alcuni filoni fondamentali della propaganda neoliberal-neototalitaria Neocon (riciclata da fonti postmoderno identitarie come Il Manifesto ad ogni piè sospinto). Chi avanza piattaforme nazionaliste, secondo la loro logica, che ovviamente persegue il fine del controllo neototalitario globalista da perte di Reich e “Collective West” e che quindi vede ogni nazionalismo come un enorme ostacolo, è, in realtà ca un ‘protofascista’ (posizione ovviamente completamente assurda, se pensiamo anche solo alle lotte anticoloniali della seconda metà del XX secolo, che in grande parte furono condotte da movimenti nazionalisti, dei quali un numero molto considerevole erano anche movimenti di sinistra, più o meno rivoluzionari, nei quali però la componente nazionalista ha quasi sempre finito per dominare). Secondo in realtà il ‘suprematismo’ (“white supremacy”) ed il ‘razzismo’ (ovviamente solo quelli DOC approvati dai neototalitari, che non hanno nulla da obiettare in genere ai regimi apartheid Zionazi in Palestina, o riguardo il suprematismo nazifascista Banderista in Ucraina, e pochissimo da dire su genocidi storici come quelli dei Native Americans: tipicamente Stanley censura questo genocidio per mettere in prima linea il solito Olocausto…) sarebbero le caratteristiche principali dei “fascismi”, che, come ho scritto sopra, è una posizione completamente anti-storica, oltre ad essere incredibilmente riduttiva, ed in realtà è messa al centro perchè strumentale allo identitarismo postmoderno Neocon (che, ovviamente, è ben lontano dall’esaminare i fondamenti filosofici di questo identitarismo nell’ideologo nazista Martin Heidegger, che, come sappiamo dalle ultime ricerche, era anche… pienamente razzista). E, altrettanto ovviamente, i bersagli presi di mira da Stanley, esempi di questo presunto “fascismo”, sono, ma guarda un po’… Russia, India, Cina, ecc., in altre parole tutte le potenze rivali del IV Reich, ostacoli da distruggere da parte dei neototalitari Neocon.
Da notare che la ‘grande democrazia’ dove Stanley sta andando a ‘rifugiarsi’ è quello stesso paese che ha indetto un coro di plausi e ‘standing ovations’ per un membro delle SS, invitato in parlamento per una ennesima dimostrazione di patologica russofobia e filonazismo della “collective West”, fatto tutt’altro che unico, visto che membri della Azov Battalion ucraina, con tanto di tatuaggi e insegne naziste sono stati ricevuti trionfalmente nel Senato e Congresso del Reich, in molti atenei e ricevimenti privati. Lo ‘esperto’ di “fascismo” Stanley omette poi di ricordare che un membro fondamentale della amministrazione Trudeau in Canada, discussa anche per molto tempo come possibile nuovo leader della NATO, Chrystia Freeland, proviene da una schietta genealogia nazifascista-Banderista ucraina, ed è tutt’altro che un caso raro.
Stanley, nel suo teatrale ‘vittimismo’ narcisista, ripete ossessivamente come il Canada in realtà si trovi in una posizione analoga alla Ucraina: un paese democratico che ormai si situa vicino ad un paese “fascista”. Parlando di ‘riscritture della storia’…!! Ovviamente un modo indiretto di dare del “fascista” anche alla Russia ed a Putin, di nuovo teppismo propagandistico diffamante che veramente raggiunge le vette della malafede e della disinformazione, ma che è ormai onnipresente nelle dozzinali fognature di disinformazione dello ‘Occidente’. Si prende un paese completamente anti-democratico, retto da un regime messo al potere da un colpo di stato orchestrato dal Reich e da teppaglia nazifascista-Banderista in Ucraina, i cui organi di ‘(dis)informazione’ sono in realtà completamente pagati-prezzolati da USAID, che ha messo al bando praticamente tutti i partiti e qualsiasi organo di informazione non ligio al governo, che perseguita sui binari del genocidio la popolazione russofona del Donbass, che elimina tutti i diritti umani di queste popolazioni, che mette fuorilegge l’uso di lingua e cultura russe, così come della chiesa ortodossa russa, un paese in cui il Banderismo è rampante, appoggiato dal Reich per decenni in funzione anti-URSS con seriali atti di terrorismo e sabotaggio negli anni ’50 e ’60, e lo si eleva a paragone di ‘democrazia’, mentre una Russia che più di ogni altro paese è responsabile della sconfitta del nazifascismo e che ha pagato con decine di milioni di vittime questo suo antifascismo-antinazismo, che regolarmente ha elezioni reali e parlamentariamente democratiche, che ha tutta una serie di organi di informazione critici ed alternativi al governo, un paese invaso dall’Occidente da ben oltre due secoli, questo paese viene etichettato di “fascista”, così come ovviamente il Reich di Trump.
Questa la credibilità dello ‘esperto’ di “fascismo” Jason Stanley, parte di una feccia accademica neototalitario-conformista sempre più diffusa. Ovviamente Stanley, come Beolchi sopra, calca anche sulla componente “white supremacist” del regime di Trump, in modo totalmente conforme alla infinita propaganda delle elite neototalitarie Dem. Ovviamente perche Stanley, come Snyder, fa pienamente parte del coro propagandistico oligarchico Dem, e quindi “fascismo” è, in realtà, per Stanley, sinonimo di chiunque si opponga alle imposizioni neototalitarie DEI, alla riduzione di “fascismo” in pratica alla sola componente razziale (identitaria), ma in realtà etichetta ghettizzante pensata per colpire chi non si dimostri ligiamente conforme al neoliberismo-neototalitario ‘globalist’ a conduzione Neocon. Almeno Beolchi ha avuto il, parziale, buon senso di sottolineare come l’Olocausto, lungi dall’avere come sola vittima ‘gli ebrei’ come la disinformazione storica seriale dei vari “Holocaust Museums” cercano di inculcatre, minimizzando od omertizzando le molte vittime per ragioni politiche, e accennando appena appena a gay, Rom, e via dicendo (o vittime di persecuzioni razziali ‘altre’), ha in realtà avuto milioni di vittime ‘altre’ e cioè non parti della ormai quasi Disneyana propaganda riguardo i ca. ‘soli ebrei’. Questo perchè quando Stanley riscrive la storia in questo modo orwelliano iper-conforme e completamente ligio a dogmi Neocon neototalitari, ovviamente non si sogna di parlare del reale, spudorato, “white supremacism” e razzismo del nazifascismo Banderista in Ucraina. E Stanley, vanaglorioso narcisista, chissà quanto vittimismo indignato riuscerebbe a declamare se la sua ‘storia’ venisse etichettata come “fascista” (mentre in realtà è ben peggio: è neoliberal-neototalitaria). Chris Hedges che mentre spesso è un ottimo giornalista, altrettanto spesso si fa prendere dalle ortodossie della pseudo-sinistra identitaria, e come nel caso della qualifica di Trump come “white supremacist” e la mancanza spesso quasi totale di una analisi di classe sofisticata del Reich (per esempio dei minatori in Appalachia, delle moltissime aree rurali iper-sfruttate vittime della tossicodipendenza da fentanyl, ecc. ecc.) si fa strumentalizzare da demagoghi come Stanley; ed è per questa ‘sintonia’ sulla questione della analisi del “fascismo” di Trump che Hedges ha invitato Stanley per un’intervista (uno Hedges, che come Stanley, chiaramente non conosce per nulla i lavori di Adolph Reed Jr, Christian Parenti, Taibbi, e molti altri che hanno completamente smontato la ultra-demagogica propaganda dello “white privilege” e le demagogie a favore di DEI; lo stesso vale per molti altri che sono realmente militanti a sinistra, anche se spesso piuttosto annaquata, come l’economista Richard Wolff, che ho sempre considerato molto meno originale, pregnante ed incisivo di Michael Hudson ad esempio, che presenta analisi che nei tratti più generici sono corrette, ma che per molto altro si adagia spesso nei conformismi triti di una vasta marea di una ‘sinistra’ abulica, che segue slogan e mode più che analisi approfondite, ed incapace di impegnarsi nella, lunga, strada della costrusione di istituzioni e strumenti realmente alternativi; Wolff ed altri che quindi si aggregano sempre ai cori acritici di “fascismo” intonati ad ogni piè sospinto), intervista nella quale si può ascoltare in dettaglio la demagogica pseudo-analisi di “fascismo” da parte dello stesso Stanley, vedi qui.
In conclusione aggiungerò che tutta una serie di filosofi e storici italiani (tra i quali due che ho tradotto, Davide Tarizzo e Roberto Esposito) secondo me sono pure colpevoli di mettere una enfasi quasi esclusiva sulla componente razziale-razzista del nazifascismo, senza invece indagare le moltissime complessità del fenomeno politico, le caratteristiche di ‘risposta’ istituzionale-politica-storica a forti crisi del capitalismo imperialista, e tutto il vario humus culturale e politico nel quale questi fenomeni di genesi del fascismo hanno avuto luogo. Secondo me un film come Mephisto di Szabo dà una spiegazione molto più esaustiva, per quanto non specialistica, del nazismo, che centinaia di interventi ‘specialistici’ di ‘esperti’ autodesignati provenienti dalle serre neoliberal-neototalitarie dello ‘Occidente’ attuale.
MAGA, nella sua genericissima nostalgia dei periodi più ‘gloriosi’ del Reich-Impero presenta questa genericissima analogia con il revanscismo dei movimenti nazifascisti. Ma nel caso del reale nazifascismo era un revanscismo prodotto di una storia concreta molto recente, abbinata ad una catastrofe economica. Nel caso di MAGA si tratta invece di una reazione populista di destra allo offshoring da parte del capitale indigeno e globale, sempre più finanziarizzato, alle perdite salariali, economiche, di occupazione, di ‘safety net’ sociale, facilitate-introdotte-imposte da una Dupoly sempre più neototalitaria e sempre meno rispondente, anche a livello minimo, ai bisogni, richieste e proteste del proprio elettorato. Quindi nostalgie e revanscismi molto diversi come contesto storico, e molto più generiche ed approssimative nel caso di MAGA.
In termini di storia del fascismo, purtroppo l’opera di analisi di storici del fascismo con un’ottica di una sinistra reale è molto poco numerosa, e storici di questa impostazione non sono moltissimi. Arno Mayer, Why Did The Heavens Not Darken, un libro estremamente originale e documentato sulle origini dell’Olocausto, per esempio, mi sembra uno di questi non moltissimi (storico pure sfuggito con la famiglia all’Olocausto, ma il cui ultimo libro, molto significativamente è una dura critica del sionismo ed una difesa della causa palestinese).
Quelli ‘normativi’ come Renzo De Felice (che viene da una prospettiva di destra), o Emilio Gentile (una prospettiva anodina, direi auto-percepita come ‘liberal’, ma in realtà di centro-destra) o Alessandra Tarquini (che penso si percepisca come di ‘centro-sinistra’, ma che in realtà sottolinea molto troppo a mio avviso empiria filologicamente corretta, ma di dettaglio, de facto tangenziale, e non esamina praticamente mai i fascismi come risposte contingenti del capitalismo imperialista) in realtà non aiutano affatto una risposta di una sinistra reale alla crescita del neoliberismo-neototalitario, e sono incapaci di discernere sia politicamente che filosoficamente dove la pseudo-sinistra attuale in realtà si collega a tradizioni filosofiche de facto nazifasciste, come nella figura di Martin Heidegger e delle oscenità postmoderne che ha portato a gestazione (a fondamento appunto del postmoderno identitario).
Unisciti al nostro canale telegram