
di Mark Epstein
iniziamo la pubblicazione di una lunga serie di articoli di Mark Epstein sul nuovo corso trumpiano. Ci auguriamo che essi possano contribuire a un dibattito approfondito sui cambiamenti in atto nella politica statunitense
L’instaurazione del secondo regime Trump apre ad una vastissima serie di considerazioni sulle attuali dinamiche geostrategiche globali. E, oltre a queste, sulla sempre maggiore cooptazione de facto di molta della soi-disant presunta ‘sinistra’ (postmoderno-identitaria) da parte del neototalitarismo neoliberale attuale, soprattutto ovviamente dell’ala ‘globalizzante’ di questo neototalitarismo, che in parte si definisce proprio attraverso il suo (ab)uso manipolatorio degli specchietti per allodole identitarie riguardo le anime belle della ‘sinistra’ tronfia di retorica, presunzione, ‘holier than thou’, rispetto a chi non si limita a sbandierare astrazioni opportuniste incentrate sulla propria presunta ‘superiorità’ moralisticheggiante.
Neototalitarismo contrassegnato dall’essere l’esatto opposto di un liberismo basato sulla competizione del libero mercato: non per nulla il Reich è caratterizzato come non mai da sanzioni, dazi, protezionismi, ecc., in genere misure per negare accesso alla competizione (come per esempio nelle varie misure contro i chip cinesi, la litografia (non)accessibile alla Cina, le misure completamente illegali ed iper-totalitarie contro Huawei, e cosi’ via all’infinito). L’universo neototalitario occidentale e’ contrassegnato dal dominio dei servizi, dagli abusi di tutti i sistemi legali, da un controllo senza precedenti storici della (dis)informazione (e dal degrado/corruzione dei ‘media’, ormai quasi senza eccezioni strumenti dell’oligarchia, a livelli inauditi), da manipolazioni istituzionali senza precedenti, dalla graduale cancellazione di qualsiasi rimasuglio di democrazia effettiva, dalla strumentalizzazione dell’identitarismo postmoderno per cercare di cancellare qualsiasi analisi, organizzazione e solidarietà basate sulla classe e non su etichette iper-astratte anagrafiche, da un effetivo filo-nazismo diffuso (cf. Ucraina, regime Zionazi in Zionaziland, ecc.), e quindi da livelli di corruzione istituzionale direi quasi senza precedenti storici.
Neototalitarismo neoliberale globalizzante vs. reazionarismo nostalgico da ‘grande potenza’
La vittoria elettorale di Trump, e la transizione verso Trump 2.0 rappresentano anche uno spostamento da un baricentro neototalitario neoliberale globalizzante rappresentato dal regime Biden, dalle élite ‘liberal’ del Reich (finanza, ciò che Michael Hudson designa come il settore FIRE (Finance, Insurance, Real Estate), propaganda/’media’, National Security State, e, almeno in prevalenza, NatSek e Military Industrial Komplex), e con le élite komprador dei satelliti servili delle appendici della ‘Collective West’ (UE, molti satelliti dell’Europa orientale, Canada, Australia, Nuova Zelanda e benchè non “west” geograficamente, Giappone, Corea del Sud) a sostegno di contorno a un ritorno ‘reazionario-nostalgico’ del Reich a concepirsi come ‘grande potenza’ in concorrenza con alcune altre grandi potenze.
Uno spostamento quindi da mire neototalitarie di controllo globale unipolare capillare (mire tipiche dei Neocon seguite alla ‘fine’ della “guerra fredda”) a mire di dominio imperiale più ‘classiche’, e il ritorno, almeno nelle intenzioni, e nella concezione, all’idea delle ‘zone di influenza’. Almeno a livello astratto, sulla carta, i progetti del regime Trump re canale di Panama, Groenlandia, e Canada tra gli altri sono esempi di questa concezione, miranti ad un controllo più capillare di zone geografiche molto prossime al Reich. Ovviamente si tratta di mire con fondamenta economiche, nel caso del canale di Panama riguardo il controllo dei transiti e relativi dazi, nel caso di Groenlandia e Canada miranti a controllare potenziali risorse nei settori estrattivi (minerali, energetici, ecc.), in competizione, abbastanza ‘tacita’ a livello di propaganda mediatica, con il crescente sviluppo di zone dell’artico da parte della Russia.
Oltre ad un controllo ‘geografico’/geostrategico basato sulla ‘prossimità’ (che, vista l’importanza delle nuove tecnologie per le linee di tendenza economiche attuali, sembra di nuovo una visione del ‘controllo’ piuttosto nostalgica e retro, spesso ipotizzerei di dubbia efficacia), si tratta anche di una ancora maggiore escalation di parassitismo economico riguardo i propri ‘alleati’-sudditi, soprattutto riguardo UE, un po’ meno riguardo Australia, Giappone, ecc. Parassitismo già iniziato alla grande sotto il regime Biden con il terrorismo di stato contro Nord Stream, ma poi immediatamente proseguito dalla vendita di gas liquefatto prodotto dal fracking a prezzi esosi alla stessa UE servile di cui si è distrutto l’accesso a Nord Stream. Quindi sotto questo aspetto esiste continuità tra le due versioni dell’imperialismo del Reich, perché il reazionarismo nostalgico di ritorno di Trump, che almeno sulla carta mira alla re-industrializzazione, dovrebbe venire realizzata (in realtà come ha ben visto Michael Hudson ci sono almeno 2 problemi fondamentali per il ‘progetto’ trumpiano: 1) de facto quasi tutte le élite del Reich operano sul modello parassitario-estrattivo riguardo le basi economico-industriali-agricole reali; 2) la re-industrializzazione può avvenire solo su tempi medio-lunghi, non schioccando le dita e 3) per riuscire davvero nell’impresa di re-industrializzazione Trump dovrebbe riuscire a rimuovere tutta la superstruttura parassitaria dei monopoli non creatori di valore, e cioè in primis il settore FIRE (Finance, Insurance e Real Estate)) grazie a dazi, ricatti ed estorsioni i cui obiettivi principali sono proprio gli ‘alleati’-sudditi, perchè si sono dimostrati e continuano a dimostrarsi così servili, imbelli e corrotti dai poteri del Reich. Ovviamente la potenza rivale che di gran lunga rappresenta la maggiore ossessione di Trump ed il suo regime rimane la Cina, ma, proprio perché i reticolati, le catene di approvvigionamento, ecc. sono così interconnesse nell’economia mondiale, e specificamente tra queste due nazioni, e nonostante tutto il teatro e la spavalderia nel confrontarsi con la Cina, in realtà i macro-ricatti daziari e bullismi dell’istante nella maggior parte dei casi si ritorcono più contro il Reich stesso che contro la Cina (e, indirettamente, la reazione dei mercati al caos daziario, conferma questa analisi).
Si tratta anche di un crescendo di sfruttamento di propri alleati e paesi ‘sudditi’ rispetto al regime Biden, almeno a livello di sfruttamento, controllo, direzione istituzionale esplicita, dove il neoliberismo neototalitario manovrava soprattutto dietro le coperture e le quinte di istituzioni mominalmente ‘globali’, anche se in realtà ovviamente non tali, ma ‘Reichizzate’.
Però, come tipico spesso del modus operandi di Trump, si tratta anche di mire e progetti caratterizzate spesso da forti dose di infantilismo e di informazioni molto approssimative sulle quali ci si fonda per formulare i progetti. Prendendo ad esempio il canale di Panama, dove Trump, Rubio (uno dei molti ‘duri’ rispetto a rapporti con la Cina, Neocon che fa finta di essere ‘pentito’, ma secondo me non si tratta di un cambiamento genuino e-o affidabile…) basano-basavano i motivi per reimpossesarsi del canale su influenze cinesi, in realtà pare che la Cina è presente solo mediante appalti per riparazioni ad installazioni del canale, appalti che ditte del Reich avrebbero benissimo potuto vincere, ma per i quali hanno mostrato il più completo disinteresse (cf. tutti i dibattiti riguardo la figura di Li Ka-shing). Oltre a questo, si tratta di un’ottica ‘retro-reazionaria’ perchè ancora incentrata su modelli piuttosto antiquati dello sviluppo economico in rapporto a tecnologie, trasporti, comunicazioni, ecc. Scott Ritter e The Duran discutevano per esempio del fatto che la Cina ha accordi con il Peru con un porto per le proprie navi container, e dal Peru stanno costruendo linee ferroviare ad alta velocità verso il Brasile (vedi qui), per il trasporto di molti prodotti, che in realtà sono soluzioni sia più funzionali che più veloci rispetto al canale di Panama, e che, come spesso nel caso dei rapporti tra Cina e paesi terzi, vedono anche lo sviluppo delle infrastrutture nazionali di questi paesi terzi (si è anche parlato della costruzione di un canale alternativo in Nicaragua, ma sinora il progetto sembra accantonato, visti vari ostacoli anche di geografia fisica così come di impatti ambientali, e ovviamente di finanziamenti)..
In altre parole un imperialismo ‘anglo’ ancora influenzato-modellato da visioni di dominio istituzionale modellate su quelle della UK, potenza più che altro marittima, con ideologi come Halford Mackinder (e la sua chiara influenza su ideologi proto-neototalitari come Zbigniew Brzezinski), che non si rendono conto dei profondissimi cambiamenti a livello sia tecnologico che economico, che rendono molto antiquate e appunto, nostalgiche, queste ‘tecniche’ imperialiste. Infatti l’ideologia, le tattiche e la strategia di MacKinder erano tipiche di un rappresentante delle élite di una potenza che è nata, almeno in parte, grazie alla pirateria (Francis Drake, la regina Elisabetta), e da lì, dalla strategia di controllo ‘marittimo’ tipica di una potenza insulare, ha sempre raffinato politiche parassitarie e del divide et impera in politica estera. MacKinder, come è noto, era ossessionato dal controllo della “Heartland”, e cioè del continente eurasiatico, quindi dei rapporti tra Russia (risorse) e Germania (grande potenza industriale nascente): l’ossessione di una isola nei confronti del più grande continente del globo terracqueo. Ideologi come Brzezinski (a parte la russofobia ereditata da pregiudizi tipicamente polacchi) non solo mostrano la continua dipendenza ‘intellettuale’ del Reich dalla madre-impero UK (BritShitlandia), così come la fortissima dipendenza a livello di formazione delle istituzioni della National Security State (rapporti finanza-servizi, MI6 – CIA, ecc. ecc.), ma la scarsissima originalità e, almeno nella mia interpretazione, l’errore di fondo di perseguire una geostrategia ‘britannica’, insulare quindi, quando in realtà il Reich è una potenza continentale, e come, e quindi la sua “power-projection” avrebbe dovuto cambiare-adeguarsi di conseguenza, soprattutto con i continui cambiamenti nella tecnologia bellica, per cui il Reich ancora conta sulle flottiglie con le portaerei, quando l’era dell’ipersonico le ha in realtà rese obsolete. Ritter ed altri (Andrei Martyanov) giustamente
fanno notare che la marina del Reich puù contare oggi soprattutto sui sottomarini, ma anche qui in realtà vorrebbe dire in molti casi essere ‘costretti’ a passare subito al livello nucleare, invece di disporre di misure convenzionali adeguate.
Nel caso di alleati come Canada e Groenlandia, non si vede come l’aumento di controllo diretto su queste nazioni (o territori di nazioni), in realtà penso un vantaggio relativamente minore, possa compensare un quasi sicuro aggravio-scontro con queste nazioni ed i loro cittadini riguardo la loro rimanente autonomia ed ‘indipendenza’ politico-statale, almeno nelle forme esteriori. Un esempio istituzionale classico del perché i Neocon odiano Trump, perché nei suoi modi molto diretti, narcisisti e ‘naif’ distrugge quasi sempre i camuffamenti propagandistici, istituzionali, del neototalitarismo neoliberale con fini unipolari di dominio.
Ovviamente questo ‘spostamento’ che si sta operando con Trump 2.0 non è assolutamente netto, e tanto meno completo. Ovviamente molti settori della NatSek State che sono sempre stati base fondamentale del neototalitarismo neoliberale globalizzante tipico dei Neocon, continueranno a spingere per ritornare a questo traguardo di un controllo globale totale il più opaco possibile. E sono settori molto influenti, relativamente ben radicati, e via dicendo. Quindi l’agenda di Trump inevitabilmente deve e dovrà fare i conti con questa opposizione diffusa (non certo da ultimo i ‘media’ oligarchici). Ed il successo o meno dell’agenda del regime Trump 2.0 dipenderà anche dalle sue iniziative sul fronte domestico, e se avrà successo sui fronti dell’economia, dell’inflazione, della riduzione del debito pubblico tra le molte altre cose. Questo implica anche una capacità di armonizzare fini di politica estera e politica interna, armonizzazione che affermare che non ‘sarà semplice’ è dire nulla…
Con il passare delle settimane ciò che sembra predominare sempre di più è la combinazione di infantilismo, narcisismo ed impulsività, quasi completamente priva della capacità di reale ‘tenuta’ e progettazione sul medio e lungo termine, che è sempre stata tipica di Trump, ma che in questo Trump 2.0 sembra dominare ancora di più la scena, per cui gli ‘affari di stato’ sembrano sempre di più diventare affari di ‘teatro’, di un teatro in cui Trump più che altro guarda ad indici demoscopici di approvazione ed all’eco sui mass-media della disinformazione, senza capire che per implementare un reale progetto diplomatico bisogna avere una equipe di persone altamente preparate (e non solo apparentemente ‘leali’ e ‘fidate’ (una lezione imparata dalla sua prima tornata al potere, ma che in questo caso si è spostata all’estremo opposto, senza avere fatto ricerche nell’interim per circondarsi di persone non inclini al tradimento, ma comunque preparate, e, forse soprattutto, oneste e coraggiose nel dare consigli spesso difficili, ma perlomeno con una presa incisiva sul reale; bisogna inoltre aggiungere che sia per ignoranza che quasi sicuramente a causa di compromessi intrapresi con vari enti per consolidare la vittoria elettorale, Trump ha di nuovo inserito tutta una serie di Neocon, tutt’altro che affidabili, nel suo entourage, tra cui Marco Rubio, Mike Waltz, il generale Kellogg e molti altri, spesso poi in realtà agenti della ‘extreme center’ nel Senato e-o nella Camera che sicuramente non hanno a cuore un successo di Trump 2.0 secondo gli obiettivi dichiarati; bisognerebbe poi capire sino a che punto questi passi falsi di Trump nella scelta del suo entourage siano il risultato di ignoranza, cattivi consigli, ed il calcare sul suo narcisismo, e quanto invece fanno parte di una intenzionale ambiguità politica, strumentale a calcoli elettorali e di controllo del parlamento (Camera e Senato): per esempio la base MAGA è molto critica e disillusa del sostegno recente dato da Trump ad un iper-corrotto guerrafondaio Neocon di ferro come Lindsey Graham, mentre attacca un libertario molto coerente ed onesto come Thomas Massie).
Le ultime manovre di ‘politica estera economica’ sembrano contraddire la qualifica di ‘teatro’ ma anche qui si fa finta di soddisfare un revanscismo patetico di parti di una ‘classe operaia’ del Reich completamente disinformata (penso in realtà gruppi relativamente piccoli, benchè esaltati per ovvi motivi dal regime Trump, soprattutto parte di industrie legate a monopoli che avevano trasferito la produzione all’estero secondo criteri imperialisti di sfruttamento dei salari minimi, in primis per esempio l’industria automobilistica), che pensa che i dazi siano davvero un preludio ad un ‘ritorno’ della base industriale nel Reich, mentre ci vogliono ben altre politiche (non ricatti ed estorsioni contro singole aziende estere per costringerle a trapiantarsi sul suolo del Reich), personale qualificato, risorse, progettazione razionale e sostenuta sul medio e lungo termine, tutte cose che il regime Trump sinora non ha fatto per nulla. Infatti tutta la ‘logica’ dei ‘dazi reciproci’ è completamente folle, un altro indizio degli abusi di autoritarismo ricattatorio del Reich, completamente privi di qualsiasi reale logica economica. La ‘reciprocità’ di cui ci si vanta in realtà non esiste per nulla. Si tratta di un Reich che per decenni ha vissuto degli abusi e ricatti del dollaro usato come “reserve currency”, per cui de facto il Reich faceva pagare i suoi sempre più esosi deficit al resto del mondo. Con i cambiamenti di ordinamento geostrategico e la crescita dei BRICS in realtà questo sistema di abusi e ricatti globale, basato sulla valuta, sta perdendo sempre più colpi. Quindi ora la grande trovata del regime Trump è di far passare ciò che in realtà sono disavanzi nelle bilance dei pagamenti, perché il Reich spende molto troppo, e produce sempre meno (soprattutto di qualità competitiva con il resto del mondo), come fossero invece ‘dazi’, e quindi propagandare che l’imposizione di dazi estorsionisti contro paesi terzi, per cercare di ‘costringere’ ad un ‘pareggio’ dei bilanci, sarebbero ‘dazi reciproci’, mentre in realtà si tratta di un altro abuso di potere bello e buono, solo con meccanismi sostitutivi di quello ‘vecchio’ del dollaro come “reserve currency” che ormai sta muovendo in via accelerata verso l’estinzione e la fossilizzazione, e dove il nuovo ‘dazio’ in realtà differisce di pochissimo da una ‘sanzione’.
Ovviamente essendo lo iper-narcisista che è, Trump non può o potrà mai ammettere di avere torto (caratteristica comunissima, si potrebbe di questi tempi quasi dire definitoria, dei ‘politici’, occidentali soprattutto). Quindi ora che i suoi ‘dazi reciproci’ hanno scatenato una catastrofe borsistica globale, e molto probabilmente saranno l’inizio di una profonda recessione nel Reich, e probabilmente in tutto lo Occidente, ora è Trump che mostra di non avere nessuna ‘retromarcia’, esattamente come i Neocon che l’hanno perseguitato per anni, e, vedendo il risultato de facto soprattutto suicida ed autolesionista della propria linea ‘economica’, ora cerca di non fare altro che raddoppiare gli abusi e raddoppiare la posta, e moltiplicare abusi e ricatti, come con le minacce di aggiuntivi dazi ‘del 50%’, dazi che complessivamente sono arrivati prima attorno all’ 80%, poi al 125, al 145 e finalmente al 245% contro la Cina, non capendo che dando in escandescenza iper-infantili, ciò non potrà mai cambiare il reale, e cioè che la Cina è ormai senza ombra di dubbio la prima potenza industriale al mondo, mentre il Reich vive di ira, vendette, ricatti e nostalgie, cercando ora di ‘ricostruire’, in modi completamente arrovellati, una base industriale che lo stesso capitale imperialista ultra-parassitario del Reich ha distrutto negli ultimi decenni, spostando quasi tutta la produzione in paesi terzi ad altissimo sfruttamento, e che il cercare di ricostruire il distrutto sarebbe al massimo possibile (senza parlare delle innumerevoli incertezze ed ostacoli) se si agisse con piani, finanziamenti, personale, concreti preparati ad hoc sul medio e lungo termine, e non si realizzerà mai in base a ricatti e vanagloria retorico-propagandistica.
Qui anche il nesso con il vendere i circoli viziosi propagandistici di disinformazione/’spiegazione alla rovescia’ alla propria base MAGA, vendendo ogni realtà negativa del Reich come risultato di macchinazioni ‘estere’, invece che come ueber-parassitismo del capitale del Reich stesso, oltre a quello ‘globale’ e ‘globalizzante’, circoli viziosi tipici di certo populismo di destra (e forse in teoria propedeutico ad escalation davvero “fasciste” in un futuro).
Aggiorno quanto scritto sopra, perché ora, sotto pressione del capitale finanziario ed i suoi alleati nel regime Trump 2.0, Trump ha davvero fatto retromarcia parziale, posticipando la messa in atto dei dazi di 90 giorni, per tutti tranne la Cina, nei confronti della quale ha addirittura aumentato i dazi al 145 e poi al 245%. Ancora più di recente ha esentato alcuni prodotti dell’elettronica provenienti dalla Cina (tra cui cellulari, PC, e simili, e cioè prodotti importanti dal punto di vista consumistico e dell’indice di inflazione) da questi dazi ultra esosi. La borsa nell’immediato ha reagito fulmineamente con un’impennata molto forte, ma già il giorno dopo i mercati dopo avere goduto il ‘fix’ momentaneo della posticipazione, sono tornati alle giravolte caotiche ed al ribasso, perché chi ha appena un minimo di conoscenze riguardo i rapporti, la connettività, tra economia del IV Reich ed economia cinese, sa quante catene di rifornimento e quanti rapporti esistano a tutti i livelli, per cui un divorzio brutale, iper-brusco, repentino, tra le due economie più importanti del mondo avrebbe ripercussioni gigantesche non solo per queste due economie primarie, ma per tutto il sistema economico globale, a quasi tutti i livelli. Quindi la ‘ritirata’ di Trump (che in realtà per ora è solo posticipata, non ritirata), poi camuffata post hoc, come ca. ‘invito’ (…come se questi ricatti ed estorsioni violente potessero essere davvero visti come ‘inviti’…) alla negoziazione e da alcuni come ca. ‘manovra raffinata per isolare la Cina’, in realtà, visti i dati reali, dalla demografia, alla base industriale, alle infrastrutture, alla preparazione nei settori dell’educazione, alla tecnologia, agli alleati (Russia, BRICS, Iran, ed ancora altri paesi nel sud-est asiatico), alle risorse (la Russia come alleato e vicino), mostrano come il grande perdente in questa folle e barbara ‘guerra economica’ sarà quasi senza ombra di dubbio il IV Reich, non solo a corto termine, ma anche sul medio e lungo termine, perché i dazi non sono affatto una bacchetta magica che ricrea la base industriale dal nulla. Purtroppo mentre uno spiraglio di via negoziale e negoziata sembrava ancora esistere, ora vari blogger che seguo pensano che in realtà una fazione Neocon nel regime Trump, che includerebbe tra gli altri Scott Bessent, stanno sfruttando l’ignoranza e le tergiversazioni di Trump per ora de facto usare una strategia di sanzioni contro la Cina (parecchio analoga a quella usata contro la Russia), sanzioni camuffate appunto da ‘dazi’, per cui la strategia sarebbe, nel condurre negoziati paese per paese riguardo i “reciprocal tariffs”, di eliminarli o ridurli con ogni paese col quale il Reich negozia, SE, questo paese si impegna nell’eliminare rapporti economici con la Cina, in altre parole una strategia che cercherebbe di isolare la Cina. Per il sottoscritto ovviamente una strategia che si è già dimostrata catastroficamente fallimentare (e controproducente dal punto di vista dei neototalitari dello “Occidente”) contro la Russia, ma che tentata contro la più grande potenza industriale del mondo, che è il maggiore partner economico di un grandissimo numero di paesi nel mondo (soprattutto in Asia), quando il Reich come ‘compenso’ avrebbe de facto poco o nulla da offrire in cambio, penso dimostri ancora più il grado di folle arroganza, in questo caso del regime Trump, anche se appunto sembra di una componente de facto Neocon al suo interno. Recente la notizia del recentissimo accordo tra Canada e Cina per la fornitura di prodotti petroliferi alla Cina, prodotti quindi non più diretti verso l’economia ed il mercato del Reich (vedi qui). Quindi le conseguenze non si fanno aspettare e non sono certo positive riguardo questa linea estorsionista.
Come altra ‘giustificazione’ post hoc il regime Trump ha avuto la temerità di mettere sul sito della Casa Bianca la seguente dichiarazione di Steve Miran, che in una manovra di circoli viziosi propagandistica quasi inaudita nella sua arroganza e falsità, ha cercato di far passare lo status di ‘valuta di riserva’ del dollaro reichiano, e delle innumerevoli centinaia di basi militari del IV Reich su tutto il globo, come ca. un ‘costo’ altruista che il Reich si sobbarcava penosamente per aiutare le altre nazioni del globo nelle loro transazioni, piuttosto che come la più nuda e cruda forma di imposizione auto-totalitaria a proprio vantaggio parassitario re deficit, scambio di valute, passare i costi dell’inflazione e dei deficit a paesi terzi, aggressione senza fine contro paesi non iper-servili, ecc. ecc. Veramente una spudoratezza senza precedenti, che solo una popolazione lavata di cervello da molti decenni potrebbe pensare anche minimamente credibile (per la dichiarazione di Miran vedi qui).
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