Intervista con Niu Xinchun
Riportiamo questo commento di Niu Xinchun, direttore dell’Istituto di studi sul Medio Oriente presso il China Institutes of Contemporary International Relations (CICIR) – un think tank particolarmente influente legato al Ministero della Sicurezza di Stato cinese. L’intervista, in cinese è stata pubblicata su Straight News e tradotta in inglese da Sinification. Traduzione in italiano a cura di Francesco Maringiò
Questo conflitto israelo-palestinese è avvenuto davvero all’improvviso. Sia il Primo Ministro israeliano Netanyahu che il capo dell’agenzia di intelligence del Paese, il Mossad, hanno dichiarato di non aver avuto alcuna informazione preventiva in merito e di essere stati colti impreparati. Ci sono diverse ragioni di fondo dietro questo conflitto a Gaza.
In primo luogo, da quando il nuovo governo di Netanyahu è salito al potere all’inizio di quest’anno, è il governo più di destra nella storia di Israele. Comprende due partiti politici di estrema destra. Tenuto in ostaggio da questi due partiti, questo governo ha preso molte misure estreme e dure contro i palestinesi in poco meno di un anno. Cose come la polizia militare israeliana che si è introdotta nella Moschea di Al-Aqsa, l’esercito israeliano che sfratta i palestinesi dalle loro case, la costruzione di altri insediamenti israeliani, il governo israeliano che condona gli attacchi ai villaggi palestinesi da parte dei coloni ebrei israeliani nei territori palestinesi, tutte queste cose nell’ultimo anno o giù di lì avevano di fatto già messo a dura prova le relazioni israelo-palestinesi. Questo è uno sfondo fondamentale [del nuovo conflitto].
C’è un altro sfondo, ovvero che negli ultimi due mesi le discussioni sull’instaurazione di relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita e Israele erano state quasi completate e si era già concordato un quadro di base. In altre parole, sembrava possibile che l’Arabia Saudita e Israele avrebbero stabilito relazioni diplomatiche nei prossimi mesi, il che ha reso Hamas ansioso. Questa è un’altra importante ragione che spiega il motivo per cui hanno agito ora.
Un’altra ragione è che, dal 2008 a oggi, questo è già il quinto conflitto che ha avuto luogo a Gaza. In altre parole, c’è stato un conflitto a Gaza ogni due o tre anni. L’ultimo conflitto importante è stato nel 2021 e ora siamo nell’autunno del 2023. Considerando questo lasso di tempo, un altro conflitto a Gaza era all’orizzonte.
Sulle prospettive di normalizzazione delle relazioni tra Arabia Saudita e Israele
È molto probabile che i negoziati in corso tra Arabia Saudita e Israele per stabilire relazioni diplomatiche vengano interrotti. Nel 2020, con la mediazione degli Stati Uniti, quattro Paesi arabi hanno firmato gli Accordi di Abraham che stabiliscono relazioni diplomatiche con Israele. Finora, l’amministrazione Biden aveva fatto dell’instaurazione di relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita e Israele il compito più importante della politica statunitense in Medio Oriente. Si pensava che un accordo fosse possibile nei prossimi mesi. Ma ora che il conflitto di Gaza è scoppiato, sarà impossibile per i sauditi continuare a negoziare con Israele per quanto riguarda l’instaurazione di relazioni diplomatiche, soprattutto se Israele lancerà un’incursione su larga scala a Gaza nei prossimi giorni, provocando una catastrofe umanitaria piuttosto grande nella Striscia di Gaza. Si può essere certi che questi negoziati si interromperanno per qualche tempo.
Sull’atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti di questo conflitto
In realtà, questa è stata la posizione e l’atteggiamento costante degli Stati Uniti da molti anni. Fin dalla fondazione dello Stato di Israele, e soprattutto dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967, gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto Israele in maniera determinante dal punto di vista politico, militare ed economico. Dopo lo scoppio dell’attuale conflitto di Gaza, l’atteggiamento degli Stati Uniti [verso Israele] è stato ancora una volta il più favorevole.
Gli Stati Uniti hanno condannato l’attacco di Hamas come un attacco terroristico e hanno affermato che Israele ha il diritto di difendere i propri interessi e che l’America è disposta a fornire a Israele tutto l’aiuto di cui ha bisogno. In realtà, questo genere di dichiarazioni serve soprattutto a sostenerli moralmente. Per quanto riguarda Israele, se vuole effettuare attacchi aerei su Gaza o se vuole lanciare un’incursione su larga scala a Gaza, ha abbastanza capacità militare per farlo da solo. Quindi la posizione degli Stati Uniti è in larga misura un sostegno morale simbolico a livello politico.
Naturalmente, il sostegno schiacciante degli Stati Uniti a Israele non è utile per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese.
Sulle cause profonde del conflitto e sulla possibilità di un’ulteriore escalation
La causa principale del conflitto israelo-palestinese è, in ultima analisi, l’assenza di uno Stato palestinese. In altre parole, il controllo militare di lunga data esercitato da Israele sul territorio e sul popolo palestinese è la causa fondamentale del conflitto israelo-palestinese.
Secondo la risoluzione delle Nazioni Unite del 1947, nel 1948 avrebbero dovuto essere istituiti sia uno Stato di Israele che uno Stato di Palestina. Ma lo Stato di Palestina non fu mai istituito. Questo ha portato a quattro grandi guerre in Medio Oriente.
Secondo un accordo raggiunto tra palestinesi e israeliani nel 1993, dopo il 1993 si sarebbe dovuto insediare in Palestina un governo provvisorio, seguito dall’istituzione di un governo a pieno titolo e dalla costituzione di uno Stato palestinese sovrano e indipendente cinque anni dopo. Tuttavia, sono passati 30 anni dal 1993 e nessuno Stato palestinese è stato istituito. Al contrario, tutti i territori palestinesi sono sotto l’occupazione e il controllo militare israeliano. Dove c’è occupazione militare e controllo militare, ci sarà sicuramente una resistenza armata. Questa è la causa fondamentale del conflitto israelo-palestinese.
Se il conflitto israelo-palestinese si estenderà, è ancora difficile dirlo. Perché al momento rimane un conflitto solo tra Gaza e Israele. Se nei prossimi giorni ci saranno attacchi contro Israele anche da parte di gruppi militanti in Cisgiordania, o se Hezbollah in Libano lancerà un attacco contro Israele, o se saranno coinvolti anche gruppi militanti filo-iraniani come quelli in Siria, rimane al momento incerto.
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