di Maria Morigi
Il primo ministro britannico Keir Starmer ha affermato in un’intervista “È positivo che Assad se ne sia andato… Il Regno Unito attualmente non può avere alcuna comunicazione con Hayat Tahrir al-Sham poiché è sulla lista britannica delle organizzazioni terroristiche”. A una domanda sulla possibile rimozione di HTS dalla lista, Starmer ha risposto che “non è stata presa alcuna decisione” lasciando intendere che la rimozione di HTS dalla lista sarebbe possibile.
Insomma cosa può capire il comune cittadino vedendo continuamente manipolate e soggette a variazioni le BLACK LISTS delle organizzazioni implicate in attività terroristiche?. Già a me pare che risponda molto più alla Politica che alla Giustizia il fatto che il contrasto al terrorismo (congelamento dei capitali e delle attività finanziarie, cooperazione di polizia e giudiziaria, nessuna disponibilità diretta o indiretta di risorse economiche) possa essere operativo ma anche – per opportunismo – soggetto a clamorose retromarce.
Il comune cittadino, senza essere un Machiavelli, si rende perfettamente conto che un gruppo terroristico è escluso o entra nelle liste, a seconda sia di impedimento oppure di aiuto ad un progetto più ampio.
Caso ormai storico ed illuminante della politica atlantica dei “due pesi e due misure” è quello relativo ai terrorismo jihādista uiguro del Turkestan orientale (ETIM) poi confluito nel Partito Islamico del Turkestan. Gruppo autore di almeno 200 attentati solo negli anni ’90, operativo in Afghanistan, dal 2003 in Iraq e poi in Siria dove si è unito ad Al-Qa’ida e Stato islamico dal 2011. Dopo l’11 settembre, il gruppo è stato designato terroristico da Cina, UE, Pakistan, Russia, Turchia, Emirati Arabi, Regno Unito, N.U. e altri; dal 2002 gli Stati Uniti lo hanno classificato organizzazione terroristica bloccandone le proprietà, proibendo le transazioni e negando ai membri la possibilità di entrare in territorio statunitense. Tuttavia nell’ottobre 2020 tale condanna è stata revocata con la motivazione che non c’erano prove di attività terroristica. E così noi ci siamo ritrovati a fare i conti con la propaganda del Congresso mondiale uiguro (WUC – finanziato dagli Stati Uniti) di gruppi uiguri in esilio perché cacciati via dalla RPC. Il WUC afferma di “rappresentare l’interesse collettivo del popolo uiguro” e di essere un movimento non violento che si oppone all’occupazione cinese del Turkestan orientale (Xinjiang). In Italia è ben sostenuto dal nostro partito radicale e da un ex ambasciatore con le mani in pasta dovunque.
Altro esempio in Iran è quello dei Mojahedin-e Khalq (MEK), Mojahedin del Popolo Iraniano cui è imputato l’assassinio di circa 12.000 iraniani negli ultimi 40 anni e l’alleanza con gli interessi dell’Iraq nella tragica guerra Iran-Iraq (1980-88) durante la quale combatterono attivamente le comunità sciite e curde irachene. I vertici MEK si rifugiarono a Parigi, dove fondarono il loro “ombrello politico”, il Consiglio nazionale della resistenza iraniana (CNRI) ma nel 1986 la Francia li espulse. Fin dall’invasione statunitense dell’Iraq del 2003, il MEK era sostenuto dai neoconservatori USA ricevendo addestramento da parte del Joint Special Operation Command (JSOC) nel deserto del Nevada. Ma ecco che nel settembre 2012 col sostegno di Hillary Clinton gli USA rimuovono il MEK dalla lista delle organizzazioni terroristiche – lista in cui erano stati registrati nel 1997 dal segretario di Stato Madeleine Albright – instradandoli in Albania e in Europa. Nella strategia di destabilizzare l’Iran quindi è previsto l’ accreditamento a Washington del gruppo MEK come “legittima opposizione” alla Repubblica Islamica dell’Iran. Per loro di nuovo si spendono radicali nostrani, ex-ministri ed ex-ambasciatori.
Per fare qualche esempio recente il 20 settembre 2016 l’UE ha emanato misure restrittive nei confronti di ISIL/Da’esh e di Al Qa’ida e di persone, gruppi, imprese ed entità a essi associati. Il 19 gennaio 2024 il Consiglio UE ha istituito misure restrittive che consentono di procedere nei confronti di qualsiasi persona o entità che sostenga Hamas e Jihad islamica palestinese (PIJ) i quali già da un pezzo sono nella lista delle organizzazioni terroristiche condannate senza appello o possibilità di uscita.
E così ci sono gruppi che entrano nelle liste e rimangono inchiodati per l’eternità dalla condanna universale, ma ci sono anche frequenti casi di “graziati” che, su decisione dell’interesse contingente o dell’opportunità politica, escono definitivamente dallo status di “sanzionati e condannati”. Decisamente un inusitato traffico in quelle black lists. Eppure se è vero che il mondo politico e le esigenze internazionali sono in continua trasformazione, è altrettanto vero che i crimini rimangono crimini per la coscienza collettiva, anche a distanza di anni e in un mutato orizzonte politico.
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