Terremoto in Turchia: condoni, responsabilità ed elezioni

di Maria Morigi

Premessa: dopo il sisma del 1999 che colpì la zona di Izmit facendo 17.000 vittime e 500.000 senzatetto, in Turchia venne introdotta una “tassa sul terremoto” destinata a raccogliere denaro per la prevenzione. Dei miliardi raccolti, vista l’opacità dell’informazione turca, non si è mai conosciuta la destinazione.

Condoni edilizi: il partito Giustizia e Sviluppo (AKP), ben legato al settore edilizio fin dall’ ascesa al potere di Erdogan, ha continuato a concedere permessi governativi per la costruzione di alloggi del tutto fuori regola. Dal 2002, l’AKP ha concesso una dozzina di amnistie generali nel settore delle costruzioni che hanno consentito ai titolari di ‘alloggi non conformi’ di regolarizzare la propria situazione, previo pagamento di canoni.

Il più grande condono è avvenuto poco prima delle elezioni presidenziali del 2018, quando Erdogan ha sequestrato le istituzioni del Paese e ogni forma di controllo del potere. Pare ne abbiano beneficiato più di 7 milioni di edifici, di cui 300.000 nelle dieci città più colpite dal sisma di febbraio. Nel marzo 2019, poco prima delle elezioni locali, venne concessa un’altra amnistia a facilitare l’edilizia illegale, nonostante ingegneri e architetti avessero lanciato l’allarme sui rischi per la sicurezza.

Responsabilità: Ad amnistie e condoni si aggiunge un sistema di controllo del tutto inadeguato che consente alle società di costruzioni di mettere a libro paga ‘ingegneri fantasma’ che semplicemente non fanno verifiche. Il segretario generale dell’Unione delle Camere degli ingegneri e degli architetti turchi ad Adiyaman, devastata dal recente sisma di febbraio, Eye Ufuk Bayir ha dichiarato in piena responsabilità che “gli edifici non sono stati ispezionati, le valutazioni statistiche non sono state fatte e i test antisismici non sono MAI stati condottii .

Addirittura con un decreto presidenziale del 5 febbraio 2022, esattamente un anno prima del sisma, Erdoğan aboliva lo status di “quartieri a rischio” per sei zone della città di Hatay, tutte senza eccezione rase al suolo dal terremoto.

Amnistie, condoni e mancanza di controlli interessano tutta la Turchia, ma oggi è ancora più grave nelle zone colpite dall’ultimo terremoto e va a tutto discapito delle minoranze represse di Curdi e Aleviti. A Diyarbakir e Gaziantep interi quartieri nuovi, modello standard sovietico o cinese, sono sorti laddove prima c’erano i quartieri storici distrutti dalla violenza dell’intervento governativo tra 2015 e 2016 contro le proteste dei Curdi. Ma non si vuole danneggiare il turismo, e potenti lobby governative gestiscono gli appalti edilizi dei quartieri d’abitazione e dei centri commerciali. Solo al bazar l’estate scorsa qualcuno mostrava (di nascosto dalla polizia) le immagini di abitazioni sventrate dall’artiglieria governativa.

Oggi quei quartieri ricostruiti dalla normalizzazione sono quelli crollati per il terremoto e qualche partito politico locale o amministrazione che verrà presto tacitata chiederà di far luce su quali criteri antisismici ha finora seguito Ankara nel concedere gli appalti edilizi. E se i criteri di Ankara degli appalti (per corruzione e raccomandazione) sono evidenti a chiunque, dopo il terremoto del 5-6 febbraio, Erdogan si è affrettato a dichiarare la tolleranza zero, tanto che già un centinaio di imprenditori dell’edilizia sono indagati e saranno i capri espiatori delle carenze dello Stato.

Senz’altro il disastro naturale avrebbe provocato meno vittime e meno danni se non ci fosse stata l’incuria del costruire senza regole. A nulla sono serviti gli appelli delle associazioni non governative e del mondo accademico per allertare governo e amministratori locali sul pericolo in arrivo. Ad esempio, il professore universitario e divulgatore scientifico Naci Gorur, aveva rilasciato preoccupate dichiarazioni sul danno che avrebbero potuto fare quei terremoti attesi e prevedibili da anni, nel sud est della Turchiaii

Elezioni: In maggio 2023 si terranno le elezioni generali e per ora il Consiglio elettorale supremo della Turchia non ha ricevuto alcuna richiesta di rinvio, anche se le elezioni potrebbero essere rinviate per un periodo da sei mesi a un anno dal Consiglio elettorale supremo che dovrebbe prendere l’iniziativa su richiesta del partito al governo. Nello stesso tempo c’è la dichiarazione del presidente Erdogan che promette e prevede un anno per restaurare tutti gli edifici.

Con quali criteri? Facilitando chi? Con quali garanzie? Ci si chiede.

E potrebbe essere che le elezioni slittino a giugno, ultima data possibile nel rispetto della Costituzione turca, considerato che, per un rinvio oltre giugno, il governo avrebbe bisogno di una maggioranza di due terzi in parlamento, cioè che decine di deputati dell’opposizione votino a favore di tale opzione.

Non si sta mettendo bene per Erdoğan…

Note:

i Yusuf Selman, Turkey earthquake: ‘State ignored our warnings’, say engineers and architects” https://www.middleeasteye.net/news/turkey-earthquake-state-ignored-warnings-say-engineers-architects

ii Murat Cinar, L’allarme dei geologi non è stato ascoltato, 8 febbraio 2023 . https://ilmanifesto.it/lallarme-dei-geologi-non-e-stato-ascoltato

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