SWIFT, la Russia, l’Europa e il dollaro

da https://www.economie-et-politique.org

Traduzione di Lorenzo Battisti

Creato nel 1974 per sostituire il sistema telex allora in uso, Swift assicura la trasmissione sicura degli ordini di pagamento internazionali tra 11.000 istituzioni finanziarie (identificate dal codice BIC che appare sugli estratti conto bancari). Operando 24 ore al giorno, gestisce diverse migliaia di miliardi di dollari di transazioni al giorno, di cui l’1,5% per la Russia.

SWIFT è una cooperativa di diritto belga con sede vicino a Bruxelles. Il capitale e i diritti di voto sono distribuiti tra le banche azioniste in base al volume delle loro transazioni su SWIFT. Il sistema risiede su due server, uno nei Paesi Bassi e uno negli Stati Uniti.

La decisione di escludere le banche russe sarebbe, in effetti, una questione di discrezione per le autorità USA e UE. Il Parlamento europeo ha già approvato due risoluzioni (senza effetto giuridico) in questo senso, una nel settembre 2014, l’altra nell’aprile 2021.

Si sa anche che gli Stati Uniti sono in grado di imporre tali decisioni, sotto la minaccia di escludere SWIFT dalle operazioni con le banche americane. Dal 2012 al 2015, e poi dopo il 2018, ha costretto SWIFT a sospendere l’accesso alla sua rete per alcune banche iraniane, contro il parere delle autorità europee.

Quali sarebbero le conseguenze di un’esclusione delle banche russe?

Definire l’esclusione delle banche russe un “arma nucleare” è probabilmente un’esagerazione. La misura è meno estrema di un vero e proprio embargo come quello che ha colpito Cuba. I suoi effetti sarebbero comunque potenti.

La misura renderebbe tecnicamente molto difficili tutte le transazioni internazionali nell’economia russa, specialmente i pagamenti per le esportazioni del paese (petrolio, gas).

Priverebbe la Russia del suo accesso ai mercati finanziari e ai finanziamenti internazionali. Questo è particolarmente importante perché, sebbene abbia accumulato riserve in valuta estera, l’economia russa dipende in modo cruciale dal suo accesso alla liquidità in dollari (il 50% delle esportazioni russe sono denominate in dollari). Probabilmente si tradurrebbe in massicci deflussi di capitale. Nel 2014, il ministro delle finanze russo ha calcolato che avrebbe causato un calo del PIL del 5% [1].

Reciprocamente, anche gli agenti economici che hanno relazioni con la Russia sarebbero penalizzati.

I russi potrebbero avere dei mezzi per aggirare l’esclusione?

Ci sono altri sistemi che potenzialmente competono con Swift:

  • il sistema SPFS sviluppato dal governo russo, che è tecnicamente molto meno efficiente e ha un numero limitato di membri
  • il sistema cinese CIPS, la cui attività è solo circa lo 0,3% di quella di Swift, e il cui sviluppo è limitato dalla piccola quota del renminbi nelle transazioni internazionali.

Si parla anche del progetto di criptovaluta del governo russo, che è altamente improbabile che attragga partner al di fuori della Russia, ancora una volta a causa della difficoltà di usarlo nei mercati in cui i pagamenti sono fatti in dollari.

Quali sono le conseguenze per l’Unione Europea?

Aspetti commerciali

In questa fase, il principale ostacolo è il pagamento delle importazioni di gas russo, di cui diversi paesi europei (Germania, Italia) hanno bisogno a breve termine. Non è il caso degli Stati Uniti, che hanno un surplus di idrocarburi grazie al gas di scisto. La Francia, come sappiamo, beneficia della sua capacità di produrre elettricità nucleare.

D’altra parte, il blocco delle operazioni internazionali da parte delle banche russe ostacolerebbe le operazioni delle imprese che esportano in Russia e quelle che hanno filiali lì. La vulnerabilità della Francia è legata a quella delle sue multinazionali, che ne fanno il più grande datore di lavoro straniero in Russia con quasi 160.000 dipendenti.

Aspetti monetari

Swift è una delle basi tecniche di un sistema monetario internazionale costruito sull’egemonia del dollaro e, correlativamente, uno dei mezzi con cui gli Stati Uniti mantengono il loro dominio sull’Europa.

Così, dal 2001, le autorità americane non hanno esitato, con il pretesto della lotta al terrorismo, a sfruttare i dati bancari europei memorizzati sulla rete Swift [2]. Questa pratica è stata legalizzata da un accordo SWIFT II entrato in vigore il 1° agosto 2010, che include alcune restrizioni richieste dal Parlamento europeo per proteggere i dati personali dei cittadini.

Al contrario, nel caso dell’Iran, le potenze europee hanno cercato di aggirare questo ostacolo giuridico per mantenere le relazioni commerciali nonostante le sanzioni statunitensi. In particolare, il sistema INSTEX, creato nel 2019 su iniziativa di Germania, Francia e Regno Unito, è una piattaforma per lo scambio e la compensazione dei pagamenti legati alle consegne umanitarie, escludendo così le transazioni di petrolio. Il suo ruolo è essenzialmente simbolico, ma diversi paesi emergenti, tra cui la Russia, hanno mostrato interesse nel sistema. Nulla impedirebbe l’uso di una tale piattaforma se domani il regime di sanzioni degli Stati Uniti contro la Russia divergesse dalle decisioni europee[3].

Resta il fatto che tutte le alternative a SWIFT inciampano sulla questione cruciale dell’accesso alla liquidità in dollari – di cui la banca centrale russa è stata appena privata. È l’uso del dollaro che ha giustificato l’applicazione extraterritoriale del diritto statunitense alle banche europee, come nel caso della multa imposta a BNP Paribas per aver condotto operazioni con Cuba. La crisi dell’egemonia del dollaro, un aspetto importante della crisi economica contemporanea, ha portato a una crescente domanda in Cina e nei paesi emergenti di un nuovo strumento di riserva internazionale, che potrebbe essere basato sull’uso dei diritti speciali di prelievo del FMI e portare a una moneta globale comune. La natura della questione cambierebbe se le potenze europee smettessero di sostenere gli Stati Uniti nel mantenere i privilegi del dollaro.

[1] Maria Shagina, « How Disastrous Would Disconnection From SWIFT Be for Russia ? », Carnegie Moscow Center, 28 mai 2021.

[2] Eugène Favier-Baron, « SWIFT : l’atout de l’Occident contre la Russie et la Chine ? » LVSL, 21 février 2021.

[3] Philippe Bonnecarrère, « Quelles réponses européennes à l’extraterritorialité américaine » ?, Question d’Europe, n° 501, 4 février 2019 ;